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Rispondendo sulle scie chimiche e altro…

Creato il 20 settembre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

RISPONDENDO SULLE SCIE CHIMICHE…
“non sarebbe male documentarsi un po’ prima di scrivere un articolo su un fenomeno, per lo più con questo tono saccente…
l’episodio riportato dal tg1 non rientra certo nei fini e nella casistica delle scie chimiche ma semmai è un banalissimo controllo delle precipitazioni.
Il riscaldamento globale è una panzana che ci hanno dato in pasto in questi anni e che adesso persino la nasa ammette essere stato, quantomeno, un abbaglio (ma bastava chiedere nelle università, anche se i prof dovevano recitare la storiella del global warming).
I motivi per cui è in atto l’operazione scie chimiche sono molteplici, molti dei quali nero su bianco in documenti ufficiali militari e politici liberamente consultabili in rete, basterebbe documentarsi un po’… ammesso e non concesso di essere in buona fede ovviamente…”

Rispondo a questo commento di “settimo”….

Il mio intento, nel post, non era certo quello di assumere un tono saccente, casomai “provocatorio”. Forse mi sbaglio, ma io parto da una scelta comunicativa, condivisibile o meno, sbagliata probabilmente, ma è una mia scelta di comunicazione. Ora la spiego.

Di fronte a certi “fenomeni” o “situazioni” che gli uomini si trovano a vivere, o sopportare, o subire, c’è sempre un velo di “omertà”. Solo dopo diversi anni, per non dire decenni, le verità scomode vengono a galla. Peccato che il danno, a quel punto, è stato già fatto e, al di là delle scuse, i malcapitati che hanno subito non ottengono quasi mai giustizia. Nel frattempo gli ideatori ed i realizzatori del danno sono morti. Fin qui niente di nuovo…

Nel periodo di mezzo, cioè in quello che intercorre tra “l’azione” e il “riconoscimento ufficiale dell’azione” c’è qualcuno che si accorge e comincia a gridare, allarmare, informare, divulgare… i vari comitati contro le scie chimiche, ne sono un esempio.

Il problema, però, è che questi tentativi di cittadini accorti, cadono sempre in un “intoppo”, quello del complotto, che li trasforma in “complottisti”. Una volta che gli si assegna questo nome, automaticamente iniziano a perdere credibilità e vengono posti non più sul piano della denuncia sociale, ma in quello del fantastico e del probabilistico. A quel punto l’obiettivo è raggiunto… gli si crederà, ma mai fino in fondo.

Per quanto possano informare, portare documenti, pubblicare, promuovere incontri… rimangono quello che si dice che siano “complottisti” e non cittadini che partecipano alla vita sociale. Questa è una semplice considerazione, lungi dal voler avere la verità in tasca.

Bisogna aggiungere che molte persone, non so se hai mai provato a parlare di “scie chimiche” facendole notare a chi ne sente parlare per la prima volta, cadono nella trappola psicologica della negazione. Se ne mostri una, la maggior parte delle volte ti sarà risposto che sono: nuvole o smog degli aerei. Quando spieghi cosa, probabilmente, potrebbero essere, scuotono la testa increduli e poi negano che ciò sia possibile. Se si è ignari del fenomeno non lo si accetta, si preferisce negarlo. Non credo che, in assenza della verità, si possa sbagliare affermando che sono un fenomeno di “inquinamento” e in quanto tale deve essere monitorato e comprenso nella sua portata. Anche questa è una mia considerazione basata su esperienza personale, non è detto sia necessariamente e casisticamente vera…

Allora mi sono detto, perchè non cominciare a dire che il complottismo non è altro che un modo di affibbiare un nome a chi denuncia meccanismi di un sistema che esistono da sempre? O meglio, se partissi dal presupposto che i complotti, in realtà, sono la cosa più “naturale” del mondo per chi governa la società (con tono provocatorio e non volutamente saccente), forse dal piano del verosimile su cui si tende a volerli relegare, si può arrivare ad una comunicazione più prossima al piano del reale. Magari più facilmente accettabile. Non è detto sia così, ma è un’idea, un tentativo…

Così ho scritto che il “controllo climatico” è una realtà. L’uomo sa “non far piovere”. Se questo è evidente, perchè lo dicono i canali ufficiali di comunicazione, allora non sarà facile arrivare a comprendere che si possa “far piovere”. Arrivare al passo successivo, cioè che si è in grado di controllare il “microclima” diventa facile. Questo sempre ricorrendo alla stampa ufficiale, che non è complottista.

Facciamo un ulteriore passo avanti, che è ciò che a me interessa per propensione personale: il problema etico del controllo climatico e di ogni altra scelta che non riguarda il singolo, ma la collettività. Un conto è che sia la natura a decidere il “tempo”, un conto è che sia “qualcuno” ad imporlo, un conto è che sia “la maggioranza dei coinvolti” a “votarlo”. Non è facile comprendere che io opti per la prima. Perchè credo che tali interventi sulla natura non si giustificano nè se gestiti in maniera dittatoriale, nè in maniera democratica. Non credo siano accettabili nemmeno quando essi possano sembrare utili e, quindi, più facilmente giustificabili. Il principio utilitaristico è pericoloso, poichè giustifica, a volte, ciò che non è socialmente corretto. L’intero sistema capitalistico è stato letto in chiave utilitarista ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Tanti individui massimizzano la loro “utilità” e “si fanno del male vicendevolmente”. Ma anche questa è un’opinione personale e non una verità assoluta.

In questa fase, tuttavia, a me interessava dare un messaggio: certi fenomeni sono realtà (anche se non codificata) e l’unico modo per smarcare queste notizie dalla cappa del complottismo è parlarne in modo diretto e mostrare fonti ufficiali d’informazione che ne parlano. Le stesse fonti con cui tutti hanno dimestichezza. I tecnicismi non sono per tutti e nemmeno i documenti ufficiali sono per tutti, sopratutto in un’epoca in cui il “virtuale” ha fatto perdere la piena percezione del “reale”. Altra considerazione personale.

Di certo, il sottoscritto non è in grado di spiegare cosa sono le scie chimiche e di dire a cosa effettivamente esse servano. Però, le vedo e sono un fenomeno di “inquinamento”, che non mi piace e mi preoccupa, come ogni forma di inquinamento non controllata e su cui non c’è sensibilizzazione. Per spiegare cosa sia questo inquinamento mi limito a leggere cosa viene scritto da persone che fanno una vera attività di ricerca sul fenomeno. Io non ne ho mezzi e competenze. Ma vorrei fosse vera e non basata sul discredito di altri per affermare un’altra posizione.

Al massimo, posso limitarmi a considerazioni (giuste o sbagliate, sono ciò che penso) del tipo: il metodo e il sistema che viene riassunto nell’espressione Nuovo Ordine Mondiale non è complottismo, ma è un modello operativo di un sistema politico internazionale che di “Ordini Mondiali”, nel corso della storia della nostra civiltà ne ha creati molti: tra cui il Nuovo Ordine Internazionale, concepito ed instaurato nel 1918. Oppure posso affermare che il governo statunitense, oggi, ha riconosciuto di aver sperimentato la cura per alcune malattie veneree su popolazione inconsapevole. Non sono assurdità e non sono complotti, sono azioni che, nel silenzio, sono state perpetrate a danno di gruppi di individui o per il bene di gruppi di individui, ma sempre a danno di altri.

Io non credo che chi detiene le leve del potere debba essere per forza in malafede o contro l’umanità. Così come non credo che intere categorie di soggetti, nell’esercizio delle rispettive professioni, debbano essere per forza comprabili dalle forze del male. Tra il paradiso e l’inferno, c’è un purgatorio, una linea di mezzo…

Generalmente, tendo a limitare considerazioni e commenti personali su questi temi. Provo solamente a porre il problema su uno stile di comunicazione che mi appartiene, per un livello di approfondimento che non c’è e volutamente non c’è. Io credo che ogni individuo ha il diritto di accedere alle informazione che ritiene indispensabili alla propria crescita e alla propria comprensione delle cose del mondo e di utilizzarle come meglio ritiene opportuno per risolvere la propria esistenza.

Non è detto che ci sia un modo giusto e tanti scorretti per affrontare un argomento. Così come non credo che per affermare le proprie convinzioni sia utile sostenere che altri mentano. Altrimenti, il rischio è che dalla dittatura dell’omertà si passi per la dittatura della verità.

Ammesso e non concesso che questa sia buona o cattiva fede… questo è.



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