Rispondere, intendo (che avevate capito?).
Perché, anche a mettermi di buzzo buono, riuscire a rispondere ai Gentilissimi voi tutti, avrei rischiato di fallare, cadere e omettere. Non so se ve l’ho detto, ma questo sistema di WordPress (gentilissimo anche lui) di poter rispondere singolarmente al singolo commento è una gran bella cosa, se uno si ricorda di far passare tutto e clic su rispondi. Se uno si dimentica, diventa una cosa brutta, perché magari ti dimentichi proprio quello al quale avresti voluto rispondere, ma non te ne accorgi, nel marasma e nell’elenco dei commenti. E quando te ne accorgi mandi sulla forca WordPress e compagnia, e ciò ti rende inquieta e nervosa.
Oppure è un altro motivo quello che mi spinge a un post-rispost. Vogliamo approfondire? Ma no. Non vogliamo approfondire, vogliamo rispondere.
Ecco, dunque: intanto grazie. Io ve lo avevo detto (ed era vero) che non stavo scrivendo per avere un vostro pat pat sulla spalla, ma semplicemente per chiedere lumi sull’evoluzione e sull’atteggiamento. E invece, due in uno: ho avuto i lumi e ho avuto anche il pat pat.
E di ciò vi ringrazio.
Poi, però, nel merito: ho capito che l’evoluzione, per molti versi, è naturale. Ne ho avuto conferma da voi, onde per cui non sono più davanti allo schermo a chiedermi: e dai i virgulti, e dai la Mariasss, e dai il Capo che dà un po’ di matto, ecco, dai un giorno, dai l’altro, ormai sono passata, schizzata, sciolta, con il cervello spatasciato per terra come un tomateso maturo [cit]. E invece no, voi mi dite che, dopotutto, quello che notavo quanto al blog non ha nulla di strano o curioso. Perciò: o siamo rintronati tutti (e anche in questo ci sarebbe la sua bella soddisfazione), oppure così va la vita e così è (se vi pare).
Questo mi ha messo un po’ più tranquilla.
Un po’ non vuol dire “tutta”.
Intanto, considero che, davvero, a volte si scrive sul web con una costanza degna di miglior causa, e bisognerebbe essere capaci di lasciare affondare nella palude della smemoria ciò che non rimane a galla naturalmente (selezione naturale). Contro questo sano atteggiamento, però, io ho i geni da robivecchio che mi tormentano da quando son nata. Tengo tutto, non butto via nulla. Figuriamoci se riuscirei a gettare i vecchi post (di secondo nome faccio “nonsisamai”).
E subito, sì, avete ragione: non importa quanto, come, dove, si scrive. Importa continuare a leggersi. E qui bisognerebbe ormai arrendersi a un Mondo Nuovo, che è quello virtuale. In fondo, penso alle volte, un tempo si scriveva al club di Topolino e ci si facevano amici di penna anche lontanissimi (se passa di qui una di nome Giancarla, che abitava in Libia e ha dovuto andarsene trenta e passa anni fa e poi chissà dov’è finita, sappia che io me la ricordo ancora). Oggi c’è il web, e non è che, perché è il web, noi siamo diversi.
O meglio, sì, un po’ diversi siamo. Se voi mi vedeste, ad esempio, cadreste stecchiti (dall’ammirazione, intendo), altro che quella figu lì. Però, per il resto, si può essere uguali o simili alla Vita Vera. Questo significa che, se ho finito di scrivere delle figu (ma non ho finito, eh), e passo a scrivere di altro, il blog cambia sfumatura ma va bene così. È successo che siete (Gentilissimi lettori e commentatori) entrati a far parte della struttura, oh, yeaaah, ed è quindi logico e inevitabile che la trama dei giorni e dei post cambi.
Bene, adesso l’ho capito. Voi mi avete illuminato, io mi sento una vecchia di 108 anni e alzo la mano tremante a salutare la nuova arrivata: ciao, Allemanda, benvenuta.
Non far caso a questi qui sopra, son tutti brave persone.
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