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Risposta a "perché dovremmo dirci tutte femministe"

Da Squid

Rispondo in questo post a quanto leggo qui:

http://farandolerie.blogspot.it/2013/07/perche-dovremmo-e-potremmo-dirci-tutte.html

Un umile punto di vista. Sentiti libera di cestinarlo senza problemi.

Ho visto il tuo post condiviso sulla mia bacheca di Facebook da una persona che stimo e mi sono quindi soffermato a leggere. Dico anche onestamente che se non mi fosse stato suggerito di leggerlo, non l'avrei mai fatto da solo, e questo per un mio forte e radicato giudizio negativo sul femminismo.

La sensazione che provo è sempre quella di un gruppo di persone sfortunate che danno la colpa al resto del mondo delle proprie infelicità o dei propri problemi; andando poi a sviscerare, parlando con le singole negli anni, danno apparentemente la colpa alla condizione delle donne nel mondo che ritengono vergognosa; scavando a fondo, c'è sempre dell'ira nascosta per uno o più episodi di frustrazione da essere umano (la sensazione che tutti provano prima o poi che il mondo ce l'abbia con loro).

Si tratta di un'autoghettizzazione delle più importanti. Il femminismo è una banalizzazione delle più comuni dinamiche sociali, alla pari di chi si lamenta perché in Italia è difficile trovare lavoro.

L'altro ieri sera ero a cena con un gruppo di persone. Una di queste era frustrata e adirata con la società italiana perché corrotta e non meritocratica. Questa la motivazione alla base del fatto che non avrebbe mai fatto carriera nella grande azienda in cui lavora e sarebbe stato relegato a un tenore di vita basso per il resto dei suoi giorni.

Questo non posso non vederlo come il tentativo di dare la colpa agli altri di una propria incapacità o della propria mancanza di voglia di cambiare il futuro che si ha davanti.

Cosa viene più facile in questa situazione?

Dire che "non ce la faccio a progredire perché gli altri sono cattivi". che "il mondo è solo di pochi o di un gruppo che negli anni se l'è conquistato".

E' difficile al contrario organizzarsi e iniziare a fare il doppio lavoro per qualche anno per crearsi le basi necessarie a staccarsi dall'azienda corrotta e passare a lavorare in proprio. E' difficile perché questo è faticoso. E' più facile lamentarsi e dare a terzi la colpa dei propri insuccessi.

Nessuno vuole rinunciare la sera a uscire con gli amici o a fare festini o a rilassarsi o a andare a rimorchiare.

Purtroppo poi proseguendo a parlare con queste persone, ti accorgi che ti portano come esempio gli Steve Jobs o i Bill Gates o altri nomi famosi che hanno fatto fortuna, senza avere minimamente un'idea delle rinunce che hanno sostenuto per fare poi "fortuna". E non c'è bisogno di arrivare ai grandi dell'informatica. E' sufficiente parlare con chi oggi è arrivato ad avere la stima di molte persone. Non è necessario guardare sempre all'aspetto economico.

In natura la competizione esiste. C'è chi si rimbocca le maniche ed entra in guerra con gli altri e ottiene successo. C'è chi è moscio e rimane dov'è.

C'è chi è maggiormente competitivo e ottiene quello che vuole (o quasi), e poi c'è chi non ha voglia di rimboccarsi le maniche e "fare la differenza" e che si lamenta.

Anche tra gli uomini ci sono i frustrati per la loro condizione. Sono tantissimi, eppure non mi sembra che si sia costituito un movimento per dichiarare le proprie sfighe al resto del mondo eleggendosi a martiri, pretendendo qualche sorta di uguaglianza.

Un gruppo nasce per fare qualcosa. Per quale motivo esiste il gruppo femminista (chiamatelo movimento o come preferite, sempre di gruppo si parla)?

Per migliorare i diritti delle donne nel mondo?

No. Per lamentarsi.

Questa è un'affermazione forte, ma si basa sul concetto che la condizione della donna è migliorata in modo importante negli ultimi decenni. La differenza, quel GAP che non si riesce a colmare, è dovuto sostanzialmente alla volontà della donna di continuare a comportarsi come tale.

E' ridicolo sentire dire che "il mondo è degli uomini". Che se non sei uomo hai la metà delle porte chiuse davanti a te.

Le difficoltà delle donne, le creano inconsapevolmente le donne stesse, tutti i giorni, con il proprio comportamento.

La condizione della donna nasce proprio per colpa della donna. Le bambine capiscono fin da piccole che devono giocare con bambole, cucine di plastica, scope e ferri da stiro. Questa è la base per il cancro mentale che si sviluppa in tutte le donne. Questa è la condizione di base per la crescita di un'essere vivente di alte potenzialità, ma che da piccola soffre già di rincoglionimento da bambole.

Anche la bugia del principe azzurro, che arriva e salva la bella e la porta al castello è la favola più macabra e pestilenziale della storia dell'essere umano. Significa ricordare alla donna sin da piccola che deve farsi carina e aspettare che qualcuno "se l'accolli" (come si dice a Roma) per portarla al castello. Ecco il mito del "mi faccio bella, (divento inconsapevolmente un banale oggetto), e cerco di cavarmela non muovendo un dito per tutto il resto della mia vita.

... e badate bene... non sarà lei a lamentarsi del fatto di essere diventata un oggetto. Saranno le altre che sono fuori e che osservano lo status della donna oggetto.

Siete voi mamme che dovete capire che le vostre figlie meritano altro, altrimenti cresceranno con un'idea deviata del mondo.
Quando non si può (o non si vuole) arrivare a vedere la verità, ossia che il male arriva dalla propria famiglia e dalle proprie generazioni che hanno voluto vedere la femmina come una donna dei servizi, tornerà facile creare il nemico esterno, in questo caso il maschio cattivo che ha preso per sé tutti i posti di potere e che possiede tutti i diritti che la donna non ha.

In realtà la visione dei maschi è ancora una volta molto più semplice e decerebrata rispetto a quanto le donne vogliano vedere come complotto.

Gli uomini sono impegnati a farsi la guerra tra loro, spinti dal proprio EGO, non curanti del mondo delle donne, incapaci di essere cattive come gli uomini, quindi non viste mai come un pericolo o una minaccia del proprio EGO.

Un po' come nelle barzellette in cui si racconta di una donna che si fa domande su ciò che stia pensando il proprio uomo, quando egli in realtà sta solo pensando "birra.... patatine..." alla Homer Simpson.

Già negli anni '70 questi concetti erano ragionati in libri come "dalla parte delle bambine", in cui si evidenziava la cultura femminile come derivata da educazioni sessiste impartite dalle stesse madri (essendo dimostrato che i figli emulano i padri e le figlie le madri).

La realtà è che io non capisco cosa le femministe abbiamo in testa, e ogni volta che faccio questa domanda a una donna che si definisce tale, ricevo risposte contrastanti e che ad una prima analisi si rivelano intrise di problematiche personali e concetti generici espressi dal movimento.

Ora so anche che sarà difficile leggere questa risposta come "non maschilista". E' un mio punto di vista personale, che in realtà è condiviso da diverse donne con cui ho avuto modo di approfondire l'argomento.

In realtà io credo che un mondo gestito dalle donne sarebbe un mondo migliore, senza guerre, senza morti e senza le cattiverie che oggi fanno di questo pianeta un pianeta di serie C.

Ma questo è un altro discorso...

Fonte originale: Informazione e news.


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