Ormai i ristoranti etnici sono parte integrante della nostra società. Ogni città ha il suo ristorante o rosticceria cinese, il giapponese e l’indiano, più altre tipologie per ora in minoranza. Se vogliamo ci possiamo mettere anche i fast food delle catene americane tra i punti di ristorazione che esulano dalla cucina classica italiana.
Immagine tratta da Google Maps
Eppure, se ci pensate, fino alla prima metà degli anni ’90 per mangiare al ristorante cinese ci si doveva spostare in centri abitati di dimensioni notevoli, come i capoluoghi di provincia.
Il primo ristorante cinese arrivò nella mia città natale, Mirandola, nel ’92, se non ricordo male. Prima di allora non avevo mai cenato in uno di questi locali, non avendo avuto l’occasione di andare in quello di Modena, la città che ne ospitava più di uno e a me più vicina.
Ricordo che a quei tempi eravamo due compagnie di coetanei che frequentavamo la baracchina dei giardini bassi di Mirandola, e senza metterci d’accordo ci trovammo a riempire quasi il locale. Infatti, per essere sicuri di trovare posto, prenotammo. Eravamo, come ho detto, ragazzini e prenotare al ristorante cinese fu un evento.
Cosa mangiai? Credo di ricordare riso alla cantonese e pollo alle mandorle, due cose che in seguito ho lasciato per gli spaghetti di riso e i ravioli di gamberi, menù che è ormai fisso per me a cui aggiungo ogni tanto il maiale alla piastra.
Ora è una cosa normale, quasi quanto farsi una pizza, ma a quei tempi sembrava chissà quale evento.
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