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Risveglio

Da Fishcanfly @marcodecave

Si era appena svegliato, solo. Il rumore dell’oceano si infrangeva da secoli sul confine della terra. Uscì sulla veranda: quel giorno ancora non c’era nessuno in spiaggia, ma non c’era da stupirsene. Non era ancora l’inizio della bella stagione e i visitatori, grazie a dio – pensò , anche se non credeva molto in dio – tardavano ad arrivare.

Scansò gli occhiali da sole, appoggiati sul tavolino, da qualche giorno. Non ne aveva gran bisogno, sia perché il sole giocava a nascondino con le nuvole capricciose, sia perché aveva deciso in quel momento che non c’era nessun pubblico con il quale illudersi di apparire carismatico. A dire il vero, pensò, non c’era un gran bisogno di apparire carismatici, non perché lo fosse già, ma, al contrario, ne avvertiva ormai, tutta l’inutilità.

Il rischio era quello di svegliarsi constatando la propria, infinita, inutilità di essere al mondo. Fintantoché il mondo era quello lì fuori: le pareti di casa, i metri di spiaggia, la superstrada che violentava la linea costiera, il frangiflutti marino. Si era potuto permettere quell’ampia casa lavorando per il mondo del cinema. Come scrittore, aveva già capito a vent’anni di non valere granché, ma come sceneggiatore, bè aveva avuto dei bei colpi di fortuna. Perché in fondo, sosteneva, la vita non era questione di talento, ma di fortuna.

Era la maledetta fortuna – e “maledetta fortuna” era anche il titolo che aveva dato a un suo film – che aveva condizionato e continuava a condizionare la storia dell’umanità e anche la sua storia dall’alba dei tempi. La sua vita gli pareva una linea casuale di unione di puntini che producevano alla fine un determinato risultato. Lui era il risultato delle proprie scelte, schiavo di un libero arbitrio, sosteneva sempre, che pur sembrando ragionato e logico, era in verità il verbo dell’Irrazionalità.

Cosa lo aveva spinto a dormire su un lato del letto piuttosto che sull’altro? Una ragione logica? No, si rispondeva, il caos! Una pura scelta casuale, innocente, banale, nascosta, poteva condizionare un’intera esistenza costellata di apparenti opzioni ragionate.

Guardò l’origine del caos: la foto di una donna, circondata da una cornice di legno, appoggiata sul comodino della credenza. Rita lo aveva lasciato senza nessuna valida ragione. Nessuna giustificazione poteva essere passata al vaglio della logica, d’altronde non c’era niente di logico nei sentimenti, lo sapeva bene.

Si ama senza un perché e senza un perché si può smettere di amare. Sospirò. Doveva tornare al lavoro. Il baluginio del monitor lo fissava. Non aveva molta fantasia. Doveva stendere gli ultimi capitoli della storia alla quale stava lavorando e consegnarli entro due settimane a Willie, il produttore. Ogni volta era una scommessa. Non era ancora uno sceneggiatore affermato al punto tale da poter incassare l’assegno totale in anticipo sulla prima battuta della pagina. Dubitò che sarebbe riuscito a diventarlo.

- C’è qualcuno?

Sussultò. Erano rari i visitatori in prossimità della veranda. Tornò ad affacciarsi. Una donna era ferma alla staccionata che limitava il cortile, indossava un vestito bianco ed era costretta con la mano destra a tener fermo il cappello di paglia per non lasciarlo volar via. Giudicò, a una prima occhiata, che dovesse avere un venticinque anni.

- Salve, disse, mi sono persa. Ho parcheggiato la macchina e mi chiedevo quale fosse la direzione per K. Devo riuscire a raggiungere il villaggio entro stasera. So già che non arriverò mai in tempo.

- Lei è del Kansas, vero? – l’apostrofò lui.

- Come fa a saperlo..? – disse lei.

- Mia nonna era del Kansas, vivevo con lei da piccolo, riconosco l’accento.

- Ho sempre cercato di coprirlo… – disse lei, abbassando un attimo gli occhi.

- Sai che ti dico…? Non si può sfuggire al passato. Siamo frutto del nostro passato. Tutto dipende da cosa abbiamo voluto, ma dipende anche da cosa vogliamo noi in futuro. – era passato spontaneamente a dare del tu, e la donna non ne sembrava dispiaciuta.

- Io veramente cercavo solo delle informazioni su come arrivare a K. – replicò lei, sorridendo.

- E invece hai trovato delle informazioni su come arrivare ovunque. La vita ci riserva sempre delle sorprese.

- Già. Sei di qui?

Lui si guardò intorno.

- Credo di sì. Resti per cena?

- Perché no?

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