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A metà gennaio la Commissione Europea ha varato il cosiddetto Piano Juncker - presentato a novembre alla plenaria del Parlamento Ue e approvato a dicembre dal Consiglio europeo - che potrebbe non avere ancora assunto la sua formulazione definitiva ma le cui prospettive appaiono già adesso particolarmente confuse e fumose. Teoricamente, molto teoricamente, il piano dovrebbe mobilitare investimenti pubblici e privati per 315 miliardi di europer sostenere la crescita e l'occupazionein Europa, puntando su settori strategici comele reti energetiche e la banda larga. Ma a tutt'oggi a quanto pare il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) di Juncker sarà formato da 21 miliardi di euro, di cui 5 miliardi provengono dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) a cui vanno aggiunti gli 8 miliardi, per il momento virtuali, del bilancio dell'Unione europea. Attraverso un complesso sistema di alchimia finanziaria, legato a "garanzie" monetarie della Bei e ipotetiche nuove fonti di investimento, ai 21 miliardi dovrebbero aggiungersene prima sedici, poi sessanta e poi .... non mettiamo limiti alla provvidenza. Importante -se fosse vera, al di là di questo balletto di cifre- potrebbe essere considerata l'affermazione di Juncker il quale avrebbe confermato che:
Ultima importante precisazione:al FEIS potranno partecipare sia gli Stati membri, che soggetti terzi, quali banche di promozione nazionali o enti pubblici di proprietà dei Paesi Ue da essi controllati, attori del settore privato e soggetti extra-Ue. Per un commento e una critica, parziale, possiamo prendere in considerazione Alberto Quadrio Curzio che ha scritto, a proposito di quello che a suo dire è il "non-piano Juncker", (Sole 24 ore-09.12.2014):
Insomma se in qualche maniera l'azione combinata del "piano Juncker", pur con tutte le sue manchevolezze, e dell'"alleggerimento quantitativo" (QE) promesso da Draghi servisse in qualche modo a bypassare il blocco della spesa pubblica e la paralisi del credito all'economia reale si potrebbe sperare che un impulso alla crescita venga in qualche modo a prodursi. Quadrio Curzio però ha in mente una ulteriore iniziativa. Si tratterebbe di un azione che dovrebbe partire dall'Italia e dalla Francia per dare vita a un ulteriore piano di investimenti fondato su due pilastri: una garanzia aurea e la riforma del fondo Esm. A questo proposito sembra proprio che Germania e Olanda stiano cercando, con scarso successo, di riportare in patria le loro riserve ufficiali depositate soprattutto presso la Fed. Questo fatto dovrebbe far riflettere l'economista su alcune questioni importanti ma Quadrio Curzio invece insiste nel rilevare che
Questi 100 milioni di once equivarrebbero a circa 100 miliardi di euro che dovrebbero venire conferiti all'Esm, il fondo salva-stati (1), il quale dovrebbe emettere dei "gold-bonds" che potrebbero essere acquistati dalla Bce e
Secondo l'economista l'ostacolo a questa proposta italo-francese potrebbe arrivare ancora una volta dalla Germania che dovrebbe accollarsi la quota maggioritaria nel conferimento del metallo aureo. Ai tedeschi bisognerebbe ricordare, così egli afferma, che la ripresa della crescita è la priorità assoluta per la Ue e che siccome il Trattato Ue vigente non ha impedito la rapida approvazione del Fiscal Compact e del Esm anche in questo caso si potrebbe agire presto e bene. Da parte nostra vorremmo, in conclusione, ricordare al professore che la Germania per mantenere la sua supremazia all'interno dell'Unione non può accettare "condivisioni" di bilancio e/o di debito con i partner Ue oltre certi limiti; se accettasse di "aiutare" gli altri paesi, al di là del limite imposto dai suoi interessi nazionali rischierebbe di impantanarsi, di perdere dinamicità e quindi la sua attuale posizione, subordinata agli Usa ma con un ruolo importante, nell'arena globale.
(1) Al fondo salva-stati sono strettamente collegate, fino ad adesso più in teoria che in pratica, le OMT: << Le OMT consistono nell'acquisto diretto da parte della BCE di titoli di stato a breve termine emessi da paesi in difficoltà macroeconomica grave e conclamata (requisito di condizionalità). La situazione di difficoltà economica grave e conclamata è identificata dal fatto che il paese abbia avviato un programma di aiuto finanziario o un programma precauzionale con il Meccanismo Europeo di Stabilità (Esm). La data di avvio, la durata e la fine delle OMT sono decise dal Consiglio direttivo della BCE in totale autonomia e in accordo con il suo mandato istituzionale.>> [da Wikipedia]
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Mario Platero (Il Sole 24 ore-14.02.2015) scrive:
Ci sarebbe stato da aspettarsi qualcosa di più da un giornalista specializzato in economia e finanza ma anche membro dell'Institute for International and Strategic Studies (IISS) di Londra. Speravamo di poter intravvedere una comprensione, almeno parziale, della differenza tra interessi strettamente economici e interessi geopolitici, tra la razionalità dell'homo oeconomicus e la razionalità strategica applicata alle relazioni internazionali. Nel conflitto multipolare a volte è necessario sostenere costi economici anche rilevanti finalizzati al mantenimento di determinate posizioni sulla "scacchiera"; posizioni da cui sarà poi possibile operare una controffensiva che potrà dare dei risultati anche economici ma soprattutto una ulteriore autonomia di movimento e capacità di gestire i nuovi conflitti che verranno a presentarsi e di stabilire nuove alleanze. Ma non andiamo oltre perché si tratta di temi che non possono essere trattati in una rubrica come questa.