Monza è ancora lì, ma è un autodromo disegnato nel parco reale. Silverstone è uno stradale, ma negli ultimi venti anni l'hanno riempito di curve e poi è comunque in piano. Al Ring le curve le hanno invece tolte perché erano decisamente troppe. A Monaco si va troppo lenti, a Reims non si corre più da decenni. Insomma, se cercate un circuito ricavato da strade una volta aperte al traffico, pieno di saliscendi e curve da pelo sullo stomaco, un circuito che negli ultimi anni non sia stato troppo snaturato ma si sia adattato agli standard di sicurezza senza perdere la propria identità, allora avete un'unica possibilità: Spa-Francorchamps.
Lo trovate vicino Liegi, in una zona famosa per le sue acque termali, immerso alle Ardenne, basta percorrere le vecchie strade che un tempo collegavano tra loro i paesini di Francorchamps, Malmedy e Stavelot. La parte che va dalla curva Blanchimont, passa per La Source e l'Eau Rouge Raidillon e arriva fino alla staccata di Les Combes è addirittura originale, perché fa parte del vecchio tracciato di 14 kilometri che dal 1931 al 1970 ha ospitato tante volte il Gran Premio del Belgio. Lungimiranza o fortuna non so, fatto sta che la decisione presa dopo il 1970 di accorciare il circuito e di portarlo alla lunghezza attuale di circa 7 kilometri ha permesso a Spa-Francorchamps di rimanere un testimone quasi indenne della Formula 1 di un tempo. Inaugurato nel 1979, il nuovo tracciato dopo Les Combes punta a destra e dopo una serie di svolte arriva alla curva Stavelot prima di ricollegarsi al tracciato originale. L'attuale Spa-Francorchamps vede la Formula 1 per la prima volta nel 1983 e la riottiene definitivamente nel 1985, vincendo la concorrenza di Zolder che tra il 1971 e il 1984 ha ospita diverse edizioni del Gran Premio del Belgio. Da allora si è rinforzata la tradizione di un tempo e anno dopo anno lo stretto legame tra circuito e piloti è andato rinforzandosi, a dispetto del solito Ecclestone che nel 2003 e nel 2006 ha imposto due blocchi per accordi commerciali non raggiunti mascherati da questioni di sicurezza.
A trent'anni di diastanza ricordiamo allora quel nuovo debutto che ha resituito alla Formula 1 un pezzo storia e ha poi permesso a piloti come Senna, Schumacher, Räikkönen o Hakkinen di scriverne altra. 22 maggio 1983, Prost su Renault e Tambay su Ferrari sono in prima fila. Dietro di loro, in terza posizione, abbastanza a sorpresa c'è l'Alfa Romeo di Andrea de Cesaris, uno che è famoso per essere de Roma, per le tante McLaren distrutte nel primo anno di Formula 1 (il 1981) e per le gioie e i dolori di Long Beach 1982 (pole position e secondo posto gettato al muro, dopo aver strenuamente lottato con Lauda per difendere la leadership nella gara). In partenza il romano in evidente stato di grazia si infila tra Prost e Tambay e alla Source è primo. Qualcosa però non va, il semaforo per chi parte dietro non si è acceso, tutto è da rifare. Dopo una decina di minuti, il via buono e avviene l'imponderabile: de Cesaris ripete esattamente la stessa manovra e stavolta può filar via. Le turbo Renault e le turbo Ferrari mangiano polvere e la turbo Alfa rimane in testa. Poi c'è il rifornimento e all'Alfa sono disastrosi, ben 24". Dopo un po' di giri si ferma Alain Prost, che non è ancora diventato il professore, ma intanto all'uscita dei box si ritrova primo. Per il romano c'è comunque il posto d'onore, ma al 25° dei 41 giri un guasto all'iniezione lo mette ko. Sul podio salgono Tambay e l'altra Renault di Cheever.
Per Andrea de Cesaris l'exploit rimarrà una cosa isolata e così a distanza di anni il romano, oltre che per la fulminea doppia partenza di Spa-Francorchamps 1983, è ricordato per un record poco individiabile: in15 stagioni più di 200 gran premi, nessuno ha corso quanto lui tra coloro che non hanno mai vinto un GP valido per il Mondiale di Formula 1.