In un epoca in cui tutti si mettono alla prova con il 3D, a Cannes impazza The Artist, un film in bianco e nero e per di più muto che richiama le vecchie pellicole anni 30. Il film è stato uno dei pochi, se non il primo, a non dividere la critica e a strappare tredici minuti di applausi al pubblico.
Quando sono di nuovo sulla pista del successo come ballerini, il produttore dirà: perfetto. Sarà l’unica parola che si sente, assieme al rumore di un bicchiere che cade per terra. Quel rumore sarà un incubo notturno per il protagonista.
Per poter realizzare questo progetto in cui nessuno credeva, il regista ha visto e rivisto molti «silent movies» e alla fine si è lasciato ispirare da Chaplin.
La gestualità operistica sopra le righe e il linguaggio del corpo, senza l’aiuto dei dialoghi, e il poter appoggiarsi sulla voce, sono fondamentali per definire un carattere. E così la musica, che si nutre della Golden age di Hollywood, Herrman, Steiner, Waxman… Fino all’omaggio alla Donna che visse due volte di Hitchcock.
Questo film è una storia d’amore e un atto d’amore per il cinema.