Ritorno all’adolescenza, quando avevi bisogno di parlare con le amiche fino allo sfinimento e finire chili di gelato davanti alla tv. Quando ti smezzavi le sighe, dormivi il sabato notte sui gradini delle piazze e il trucco scendeva fino alle guance.
Come quando parlavi sottovoce al telefono, arricciandoti il filo intorno al dito e ridendo piano per non svegliare i tuoi. E i fidanzati si alternavano, tra amori simil eterni e storielle da quattro soldi. Tradimenti subiti, mai ricambiati con la speranza che Cupido ci regalasse quello giusto. Pianti estremi, urla da esplodere la testa e ciucche tristi. Smalti eccessivi, capelli con tinte improbabili pensando di essere il meglio sulla piazza, lo stile fatto a persona. Attacchi di panico, attacchi di risate a crepapelle. Eccessi.
Rock ‘n roll. L’essere punk e cabinotta nello stesso giorno ma ad ore diverse e a seconda dei gruppi. Groupies. Concerti a base di birra e lanci di persone. Canti a squarciagola nelle prime macchine dopo la patente. Finestrini abbassati e arbre magique alla fragola. Big babol e bolle di sapone.
Ho ancora bisogno di ballare. Di avere male ai piedi e di sedermi sui marciapiedi. Di perdermi nelle vie di una Torino che non conoscevo, nelle vie di una vita che sembrava più bella che mai.
E la notte non era mai abbastanza.
Beth