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Se il management e i giocatori Azzurri dichiarano - giustamente - di volersi concentrare day-by-day sui Test prossimi col Giappone e con la Scozia, è il momento di una prima occhiata in casa d'altri, per comprendere come siam messi nella prospettiva del sempiterno Sacro Graal del rugby italiano, la conquista dei quarti di finale al Mondiale.
Prima però sorge un discorso di metodo: l'Italia preparerà il suo Mondiale con soli due Test, mentre l'Australia si fa le quattro gare del TriNations (più l'inciampo con Samoa) e l'Irlanda idem: Scozia ieri, poi andata e ritorno con la Francia il 13 e il 20 agosto, per chiudere il 27 con l'Inghilterra. Quattro partite contro due: cui prodest?
Se i Wallabies fan storia a sè coi loro impegni Sanzar, la scelta irlandese è "estrema" rispetto a quella delle altre Boreali: la Scozia ha in programma due soli warm up mondiali come gli Azzurri, mentre fan la scelta mediana di tre test Inghilterra, Francia e Galles. Sicuramente noi (e la Scozia) abbiamo meno opzioni da verificare, ma senza augurare infortuni a nessuno (peraltro ieri a Twickenham se ne son visti), c'è da sperare che gli irlandesi si spompino per bene.
Discorso a parte per Russia e Eagles americane, che avevan già scaldato i motori nella Churchill Cup in giugno (vi partecipò anche l'Italia A), dove Usa battè i russi e ambedue si sono confrontate anche con Tonga e Saxons; delle quattro prossime partite dei russi con dei club s'è detto, mentre gli Usa ora se la vedono per due volte col Canada (persa la prima ieri per 28-22, rivincita a Glendale il 13 agosto).
Veniamo al merito, come paiono le "altre" in confronto a noi. Si potrebbe liquidare il discorso affermando che dell'Australia sappiamo tutto e poco ci cala, di Usa e Russia sappiamo poco ma non è essenziale, mentre dell'Irlanda vista ieri perdere con la Scozia con uno stitico 10-6, ancora poco si può dire.
Di positivo per i Trifogli si registrano i primi ottanta minuti di nazionale di Rob Kearney e i primi 20 di Jerry Flannery dal 2010, più gli esordi di Mike McCarthy e Felix Jones. Coach Declan Kidney si dice soddisfatto: " "Overall I'm pretty pleased. We had some young players out there and you will only gain experience by playing matches". Vero è che la sconfitta sarebbe stata più pesante se la Scozia avesse piazzato le punizioni guadagnate invece di cercare la rimessa laterale. E' il caso di attendere i prossimi match prima di sbilanciarsi in un senso o nell'altro.
Per quanto riguarda l'Australia, fa un po' sorridere leggere in giro di "lezioni" per gli Azzurri da apprendere dagli Al Blacks: "basterebbe" esser impenetrabili, implacabili e infallibili, annullando Cooper e Beale, contando sulla giornata storta nei piazzati di O'Connor, respingendo al mittente Elsom etc.etc. ... poi ci basta la mischia ordinata e il gioco è fatto.
Diciamolo ora in tempi non sospetti, prima dello stracciamento di vesti post sconfitta, un imprescindibile dell'informazione specialistica all'amatriciana che ci ritroviamo: l'Italia non ha letteralmente nulla da imparare dagli All Blacks, nel senso che non ne è all'altezza. Sarebbe come Del Piero che si affida a Stephen Hawkings per prepararsi al Cepu.
L'unica lezione buona per l'Italia nella sua partita d'esordio ai prossimi mondiali (l'undici di settembre ...) è ricordare Padova tre anni fa, quando la sufficienza dei Wallabies ci stava per procurare il colpaccio del secolo; li salvò dalla figuraccia solo l'esordio internazionale di un certo Quade Cooper (più quello di James O'Connor). Quindi si parta umili e consapevoli, tifoseria inclusa, con la testa predisposta a una partita persa. Senza per questo esser rinunciatari, stile esordio con gli All Blacks ai Mondiali francesi del 2007; al contrario essendo pronti ad approfittare di ogni calo di tensione avversaria.
Il percorso nel girone degli Azzurri sarà analogo a quello del 2007: dopo l'esordio proibitivo con l'Australia (allora furono gli All Blacks), seguiranno due gare "che non possiamo perdere" con Russia e Usa.
Qui c'è poco da analizzare gli avversari (beninteso, chi preparerà le partite lo dovrà fare), siamo superiori e dovremo imporre il nostro gioco, magari a fatica come con Romania e Portogallo nel 2007. La strategia di Nick Mallett al proposito pare chiara: sta sostanzialmente impostando due squadre Azzurre, una coi "senatori" e l'altra per le partite "minori" (vedi reduci dalla Churchill Cup selezionati).
Nella seconda classe ci sono le due partite "che non possiamo perdere", mentre quella con l'Australia sta in una indefinita classe intermedia. Nella prima classe dei "senatori" tutti c'è quindi solo la fondamentale gara con l'Irlanda, cui probabilmente arriveremo con un solo risultato utile, la vittoria. La classica partita della vita. Ricordiamo infatti che, diversamente dal Sei Nazioni, al Mondiale verranno attribuiti i punti di bonus come nei campionati o al TriNations; in caso di pari punti alla fine del girone, passerà la vincitrice dello scontro diretto.
Nelle prossime settimane vedremo di provare a capirne di più, lasciando perdere l'Australia e ringraziando Kidney per aver deciso di "riscaldare" i suoi più delle altre.
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