Immagine di Oskar Da Ritz (Complesso abitativo Aslago Bolzano 1974-84)
Rivedere l’architettura di Othmar Bart attraverso l’obiettivo fotografico. E’ il progetto curato da Turrisbabel, rivista ufficiale dell’Ordine degli Architetti di Bolzano che ha pensato di affidare a tredici fotografi una ricerca visuale a venti opere di Othmar Barth. Scatti fotografici esposti al Museion di Bolzano dal 21 al 30 gennaio scorso. Sono immagini in grado di rivisitare e testimoniare l’utilizzo sociale delle strutture architettoniche, realizzate nel corso della carriera di un professionista molto stimato e riconosciuto anche all’estero. Sono gigantografie capaci di spingere l’esterno, la denuncia dello stato d’abbandono e degrado in cui alcuni degli edifici pubblici, si trovano. “Una prova impietosa di come l’architettura contemporanea al suo apparire rivoluzionaria si rivela fragile solo dopo alcuni decenni”, è la sintesi efficace di Carlo Calderan, architetto e caporedattore di Turrisbabel, sfociato in una pubblicazione anche editoriale. Turrisbabel edizioni ha realizzato il volume “Rivedere Barth”, curato da Ludwig Thalheimer che raccoglie testimonianze e interviste dedicate all’architetto nato nel 1927 a Bressanone (in provincia di Bolzano) e scomparso il 15 gennaio 2010 nella sua città natale. Studi universitari alla TU di Graz e a Roma. Le sue prime esperienze professionali si svolgono con il gruppo di progettazione del Comitato Olimpico per Roma nel 1960, dove con Pier Luigi Nervi collabora alla progettazione delle costruzioni per le Olimpiadi. Dal 1957 al 1933 ha ricoperto il ruolo di professore di progettazione alla facoltà di architettura dell’Università di Innsbruck, dove ora insegna Robert Veneri, il quale ricorda Barth come “uno dei suoi grandi maestri. Riuscì con sensibilità e una forza dosata con precisione a confrontarsi con il contesto e nello spirito del suo tempo a essere sopra lo stile di un’epoca. Quest’atteggiamento non sin manifesta solo nelle sue costruzioni, ma anche sotto forma di valori, contenuti e atteggiamenti che è riuscito a trasmettere a una generazione di architetti.
Nel volume “Rivedere Barth” è descritta la figura di questo importante architetto. Scritti come “Una visita inaspettata” di Carlo Calderan, “Al tavolo delle corretture” di Robert M. Veneri, “Beinah ein Ort der Kontemplation. Gesprächsfragmente mit Anmerkungen” di Astrid Kofler. L’intervista a Othmar Barth realizzata da Paola Attardo. “Wieder sehen” di Thomas Tschӧll. Il ruolo del fotografo è preminente nella documentazione fotografica contenuta nel volume. Jürgen Eheim si è dedicato a Villa Durst di Bressanone, Ivo Corrà ha realizzato i suoi scatti fotografici al Sos Kinderhorf di Bressanone. Martin Pardatscher testimonia l’esistenza dell’Accademia Cusano (Bressanone). A Leonhard Angerer è stato affidato l’edificio Durst Phototechnik (Bressanone), Paolo Sandri è l’autore delle fotografie che ritraggono l’edificio commerciale Athesia di Brunico, Arno Dejaco si è dedicato alla Scuola professionale per l’agricoltura ed economia domestica di Salern e Varna. Il Bagno e ristorante “Gretl am See” sul lago di Caldaro firmato da Arno Pertl, autore anche delle immagini della Fabbrica di sedie Plank di Ora. Oskar Da Ritz ha fotografato la Scuola e il seminario femminile di Perara, (fotografato anche da Leonhard Angerer) e il complesso abitativo di Aslago. La casa per missionari anziani Herberthaus di Bressanone porta la firma di Marco Pietracupa. Ludwig Thalheimer è l’autore delle immagini dedicate al Seehotel Ambach, Ulrich Egger ha fotografato il condominio San Francesco di Bressanone. Il Collegio e la scuola per sciatori di Stams di Günter Richard Wett. Casa Unterland di Egna fotografata di Martin Pardatscher. La zona residenziale di Zinggen – Rosslauf di Bressanone fotografata da Leonhard Angerer, il Centro Diocesano a Pordenone di Luca Casonato . Infine i modelli plastici dell’architetto Barth fotografati da Jürgen Eheim.
Scrive Carlo Calderan: “Guardare l’architettura attraverso l’obiettivo di un fotografo è oggi diventato imprescindibile, ben di là dall’oggettiva impossibilità di visitare ogni nuova costruzione. L’apparizione di un’opera nel flusso globale delle immagini non può essere lasciata all’architetto, va oggi organizzata professionalmente e al fotografo non si chiede più di essere un veicolo anonimo che compie il viaggio al nostro posto. La fotografia trucca l’architettura, la spoglia di ogni accidente, la deforma cromaticamente. La immerge in situazioni luministiche estreme o impossibili per trasformarla, ancor prima che sia conosciuta o visitata in un’icona, aiutandola così farne un prodotto di consumo - e spiega l’intento del progetto artistico collettivo - abbiamo chiesto ai fotografi di sorprendere gli edifici come in una visita inaspettata, di non spostare nulla; li abbiamo lasciati soli, per una volta, senza che un architetto controllasse le inquadrature, libere dall’obbligo della condiscendenza estetica verso ciò che stavano guardando”.
Tra gli scatti fotografici esposti si distinguevano per originalità compositiva e visionaria quelle dedicate al Complesso abitativo di Aslago, quartiere popoloso di Bolzano, e realizzati dal fotografo Oskar Da Riz. Gli edifici abitativi si riflettono a vicenda come immersi in un paesaggio verdeggiante. Un’immersione tra il verde rigoglioso in cui il cemento servito a costruire centinaia di abitazioni, come se traesse nutrimento da radici occultate. Le altre inquadrature si soffermano su particolari architettonici in grado di rielaborare la struttura architettonica per ricavarne simbologie geometriche. Torri in ascesa sospese nel vuoto, replicanti come per un gioco di specchi posti in orizzontale e in verticale. Le architetture di Barth si modellano grazie all’inventiva creativa dell’autore, al quale non interessa una mera riproduzione realistica del soggetto inquadrato. La sua fotografia gioca sul concetto di doppio, l’originale viene a collocarsi in uno spazio dove diventa speculare. I grandi edifici perdono la loro monumentalità architettonica e sembrano galleggiare sospesi nel vuoto. Nelle immagini dedicate alla Scuola se seminario femminile di Perara, Oskar Da Ritz si sofferma sull’edificio a distanza calato in un’atmosfera notturna, tempestosa, nuvole grigie avvolgono la struttura in cemento, ripresa e sezionata in varie sfaccettature. I toni sono scuri, ombrosi, una tavolozza di grigi sfumati, creano un insieme unico e organico tra architettura e natura. Ulrich Egger, al quale è stato affidato il condominio San Francesco a Bressanone, sceglie una visione minimalista, concentrandosi sui particolari. Le sue fotografie riproducono linee geometriche in bianco e nero, spezzate da grigi materici. Mutuano dalla realtà architettonica a visoni angolari astratte come quadri di arte contemporanea. Spazi neutri, algidi, incasellati in forme razionaliste.
Roberto Rinaldi
Immagine di Oskar Da Ritz (Complesso abitativo Aslago Bolzano 1974-84)
Rivedere Barth. Fondazione dell' Ordine degli Architetti di Bolzano. Turrisbabel edizioni.
Museion Bolzano 21-30 gennaio 2011