MONACO . A due partite dal termine, il girone C di Champions League è ormai spaccato in due parti con il Bayer Leverkusen ad un passo dalla qualificazione e le altre tre squadre a contendersi il secondo posto. La quarta giornata avrebbe potuto tranciare in maniera netta i giochi se il Monaco avesse imitato i colleghi tedeschi imponendosi in trasferta, tuttavia la sconfitta patita a Lisbona ha inguaiato i monegaschi e rilanciato i portoghesi che, potendo contare su una condizione morale in crescita, appaiono ora i favoriti al passaggio del turno.
Come detto, il Monaco ha sprecato una grande opportunità per cogliere tre punti vitali. Dopo un primo tempo opaco, i biancorossi hanno disputato una grandissima ripresa, trascinati da uno scatenato Ferreira-Carrasco. Purtroppo un black-out difensivo a otto minuti dal 90′ ha spento le speranze monegashe, definitivamente soffocate un minuto più tardi da una clamorosa svista collegiale di arbitro, segnalinee e giudice di porta. Ora, con 180 minuti da giocare, è difficile fare conti, tuttavia i biancorossi dovranno dimostrare molta, molta, molto più efficacia in attacco.
Ad eccezione del solito Ferreira-Carrasco, sempre poco lucido sottoporta, ma comunque imprendibile sulla fascia laterale, e di un Germain che in campo mette l’anima, le altre frecce (frecce?) dell’arco offensivo a disposizione di Jardim sono alquanto spuntate. C’è chi va a corrente alternata (Dirar, Martial), chi è acciaccato dagli infortuni e dall’età (Berbatov), chi per ora resta un oggetto misterioso (Traoré) e chi deve ancora dimostrare di valere la cifra per lui spesa.
E’ il caso di Ocampos che dopo il gran goal all’esordio con la maglia del Monaco (settembre 2012 contro il Valenciennes), non ha mai trovato continuità. Salti, acrobazie, improbabili dribbling fanno parte del repertorio dell’argentino che spesso, però, sembra un pesce fuor d’acqua. Incalcolabile il numero di palle perse, enigmatico il suo posizionamento spalle alla porta su ogni cross, quasi a voler sempre cercare la rovesciata.
Pagato 12 milioni nell’estate 2012 (il ds di allora, Karlsen, non è più nel club), veniva (e viene ancora) da chiedersi se una tale somma sia stata giustificata per un giocatore che dal 2011 non milita più in nessuna nazionale giovanile e che prima dell’approdo a Montecarlo si era messo in mostra solamente nella seconda divisione argentina. Da qui a giugno, Ocampos dovrà mostrare di poter meritare una maglia da titolare in uno dei top-team della Ligue 1 per non diventare una delle tante promesse non mantenute del calcio argentino.