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Rivista di storia della filosofia 1/2012 - Commentatio mortis

Creato il 07 maggio 2012 da Tiba84
Rivista di storia della filosofia 1/2012 - Commentatio mortisCommentatio mortis. Le morti dei filosofi in epoca moderna
Spinoza scrive, contro Heidegger, che un'anima meditativa non si dedica alla morte, ma contempla la vita.
Ancora più interessante, quindi, questo elenco di morti: 15 e una cassa di rhum; 15 grandi filosofi della modernità. Cerchiamo, però, anche una storia opposta. E intanto ci accontentiamo di quella degli antimorti.
La storia degli antimorti
"Fu, finché visse, setta orgogliosa e faziosa; di uomini malinconiosi e bizzarri. La fondò un momaco apostata, di cui si favoleggia che durante la sua vita tentasse in varie guise di mettersi in contatto coi morti; ottenendo risultati tanto irrisori o anzi provocatori da concepire alla fine una fierissima avversione ai defunti, cresciuta in sdegno, odio, smania e furore. E di codesta sua ira, o furia, aveva lavorato una dottrina che così di seguito osiamo riassumere: 1) morire è immorale: chi muore lacera la viva sintassi dell'umana conversazione, si sottrae alle collettive intraprese degli affetti e dei doveri; si fa bandito, transfuga da ogni umana ubbidienza; 2) dunque il morto è un irregolare, un teppista, un ribaldo; come mostrano le malefatte dei fantasmi, che son roba da malviventi, da spaccalampioni, da stupranonne; 3) il morto tace e vaneggia non perché altro non può fare: ma perché si esilara dalle nostre smanie, ci illude elude e delude; ci irride; quelli, ribadiva, tengono il loro decesso quasi da laurea o titolo di cavaliere e, altezzosi e tangheri, trattano i vivi da scolaretti che ancora compitano i loro bignami preagonici; 4) in conclusione, egli proponeva di ripagare i morti con insolenze e affronti di ogni sorta. Profanate, insozzate i cadaveri, predicava; ai cani, ai cani; nei cimiteri, cess e lupanari; ai funerali, corali insolenze; sulle lapidi, infamie e laidezze.
V'era qualcosa di eroico e disperato, in codesta predicazione, e per qualche tempo la setta godé dello schivo favore dei pensosi. Poi, anche gli odiatori dei morti presero a morire: e nessun richiamo all'impegno della dottrina, nessun monito pareva capace di trattenenrli da un passo così grave, anzi ideologicamente irreparabile; per cui nei contemporanei si insinuò il sospetto che quelli fossero in malfede, incorruttibili a parole, di fatto corrottissimi; e magari, sotto la larva di oppositori, complici e manutengoli della morte e dei morti..."
G. Manganelli, Agli dèi ulteriori

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