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Rivolta Battiquorum? No, Maestà. Questa è rivoluzione social!

Creato il 16 giugno 2011 da Rosariopipolo

Rivolta Battiquorum? No, Maestà. Questa è rivoluzione social!

Rivolta Battiquorum? No, Maestà. Questa è rivoluzione social!
Luigi XVI fu sciocco fino alla fine. Quando il popolo riuscì a mettere le mani sulla Bastiglia il 14 luglio 1789, chiese con quella flemma disgustosa: “E’ una rivolta?”. Gli risposero: “No, Maestà. E’ una rivoluzione”. Mi sembra che certi umori si ripetano. L’urlo della rete che ha sognato il Battiquorum è stato ridimensionato. Tolta qualche riflessione sparsa, dilaga una convinzione: la rivolta digitale ha fatto da supporto ai metodi tradizionali per il raggiungimento del quorum (non accadeva da 16 anni), quelli dei movimenti referendari, dei partiti politici o dei volontari sparsi in Italia sotto i gazebo.
Non è così, nonostante si voglia ridurre tutto nell’ottica di uno sgambetto al governo. Per qualcuno sarà stato pure uno sbalzo di pressione anti-berlusconiana, ma non commettiamo l’errore del sovrano francese. Questa è una rivoluzione social. Di mezzo non c’è semplicemente Internet, ma la sfera social del web, che mette a tacere chi spaccia ancora i social network per covi di ragazzini o fancazzisti. Intanto, i numeri ci dicono che in Italia il popolo di Facebook abbia raggiunto i 20 milioni di utenti unici. Tolti da mezzo coloro che si dilettano a postare inutili o mielose frasette fatte, c’è una popolazione consistente che davvero potrebbe decapitare i sovrani sgraditi. Diciamoci le cose come stanno. Noi italiani non siamo né i francesi delle banlieue né gli indignados di Porta del Sol per restituire alla “piazza” il valore di unione che abbatta ogni frontiera sociale, culturale, politica, religiosa.
Tuttavia, nella rete sociale si è riversato quella radice civica, che va oltre il nostro naso. Nelle settimane precedenti al Referendum del 12 e 13 giugno  a palleggiare il battiquorum da una bacheca all’altra di Facebook si sono ritrovati leghisti e comunisti, fricchettoni di destra e anarchici, bigotti clericali e proletari, bacchettoni e smanettoni, italiani e stranieri trapiantati nel nostro Paese.  Luigi XVI non distinse una rivoluzione da una rivolta e fu decapitato.  Sotto a chi tocca?


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