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Rivolta D’Adda, nuova cava con tradizionali contraddizioni

Creato il 21 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Una maledizione che non si chi vorrà scongiurare, e non per cattiva volontà dei fratelli De Poli che hanno ottenuto l’autorizzazione pubblicata a questo link.
I proprietari hanno chiesto anche la Valutazione d’impatto ambientale (link, negata, certo, come in altri casi, tuttavia neanche questo risolverebbe la grama questione, che dipende da due fattori incompatibili mai sintetizzati: da un lato in una programmazione regionale all’altezza dei guai ambientali e dall’altro in una legislazione insostenibile, combinate dalla caratteristica emergenza.
Incombe l’Expo e come segnalato nella precedente legislatura regionale la provincia di Cremona deve dare ghiaia e sabbia in misura maggiore. Questa provincia, vista dal Pirellone, è una riserva cui attingere a piacimento, quanto possibile.
Addirittura si sente parlare di un numero maggiore di cave nel prossimo piano provinciale, di pubblicazione imminente. Si sente persino proferire il sintagma “cinque cave in più”. Shopping, mercato del territorio, peggio che in passato in una provincia sforacchiata nei punti sbagliati, poiché le cave sono utili in golena, fra Cremona e Casalmaggiore. Anche Rivolta ha patito problemi del genere.
Il peggio però, il vizio di sistema annidato nelle leggi e nelle procedure è che l’esecuzione della cava è subordinata al senso del dovere dei proprietari, non tanto a controlli dell’ente pubblico.
Certo è previsto il recupero ambientale dopo la coltivazione della cava, eppure ci vuole un senso del dovere prussiano perché il privato svolga anche il ruolo del pubblico e si controlli da solo.
I fratelli De Poli sentiranno pure risuonare dentro di sé l’imperativo categorico con il suo “tu devi!”. L’autorizzazione parla di obblighi, doveri, insiste sul dover fare. Meraviglioso, però un popolo santo non avrebbe bisogno di leggi.
Il compito dell’ente pubblico è controllare e garantire i cittadini. L’imprenditore sarà pure un modello di senso civico, ma come imprenditore pensa all’economia, è la sua vocazione. I ruoli del controllore e del controllato sono divisi e devono funzionare entrambi.
Leggendo l’autorizzazione Aia al link sopraindicato si ritrova il tipico rosario dei doveri, l’attività di verifica è labile, fragile, indebolita dalla follia antiburocratica di questi anni, che invece di far funzionare e produrre qualità e tutela si limita a tagliare le spese, comprese quelli dei controlli.

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