Sul web (blog, facebook, twitter…) si avverte una frenesia,un ardore partecipativo straordinario .Tutti contro tutti e tutto ed ognuno con la propria ricetta personale per risolvere i problemi, ovviamente tutti i problemi, dai più grandi ai più piccoli, micro e macroeconomici, politici interni e internazionali; suggeriamo persino strategie investigative nei casi di cronaca nera più eclatanti. Quasi , anzi proprio come accade durante i mondiali … o gli europei di calcio, quando diventiamo tutti CT.
Ci schieriamo in movimenti (virtuali). Appoggiamo ipotetici candidati (accattivanti… virtualmente). Ci scaldiamo per un link provocatorio… ma sempre virtuale.
Tutto questo è semplicemente meraviglioso, nel senso che suscita stupore, meraviglia ma … a che serve? Nella vita reale riusciamo o riusciremo mai ad avere altrettanto entusiasmo “creativo”? Partecipiamo o parteciperemo mai in modo altrettanto caloroso? Oppure continuiamo e continueremo a condurre le nostre più o meno appaganti esistenze in modo passivo, accontentandoci, magari anche subendo qualche sopruso (tanto che ci posso fare io da solo…)?
Lo chiedo perché io, nella vita reale, tutta questa ansia partecipativa, questa voglia di cambiamento che si respira in rete, l’avverto poco.
Il mio non è scetticismo, nichilismo, pessimismo. È solo voglia di capire. Siamo diventati tutti veramente dei “rivoluzionari” o siamo solo cyber-rivoltosi in un mega gioco virtuale?
Mi sembra superfluo sottolineare che mi sto riferendo a noi italiani. Tutto il mondo ha assistito a quanto accaduto nei paesi arabi dove la vera rivoluzione è stata supportata in maniera decisiva dalla rete. E non sottovaluto assolutamente il potere comunicativo di social network , blog e quant’altro . La mia perplessità è limitata a NOI , perché diciamocelo, NOI italiani siamo bravissimi a parlare, scrivere, però , da un po’ di tempo ci siamo dimenticati come si fa a FARE… non a fare le cose normali, ma quelle straordinarie, quelle che cambiano il futuro.