Nessun media nazionale ha riportato la notizia, ci ha informati della rivoluzione in corso nel profondo nord del nostro continente, nessun giornalista, giornale o tv pubblica o privata ha trattato l’argomento, d’altra parte conosciamo le classifiche mondiali dei Paesi che si possono fregiare di una informazione libera dal potere politico e il nostro Paese non è fra quelli.
In Islanda nel 2008 scoppia una crisi economica di vastissime dimensioni, dopo alcuni anni floridissimi economicamente, dove la finanza aveva portato tanti guadagni e dove le banche, poco prima privatizzate, si erano inalberate in voli pindarici dai quali puntualmente sono franate al suolo.
A fine 2008 il Governo islandese è costretto a dichiarare bancarotta, e subito mette a punto una serie di misure “lacrime e sangue” per rientrare da questa situazione, ma la rabbia dei cittadini esplode ed è rivolta di piazza!
I cittadini, guidati da un cantante gay Hordur Torfason e da un politico-donna lesbica Johanna Sigurdadottir, rimangono in piazza per 14 settimane, assediando il Parlamento e le sedi dei governanti ritenuti responsabili di quella situazione ed incapaci di gestire le soluzioni.
La rivolta prosegue e i due leaders carismatici sono lì, gomito a gomito, accanto ai cittadini che chiedono le dimissioni del Governo, che vengono rassegnate il 26 gennaio del 2009, e il giorno 1 febbraio viene eletto il nuovo capo del Governo, la 58enne Johanna.
E’ la prima donna nella storia dell’Islanda e la prima donna omosessuale nella storia del mondo a ricoprire questo incarico, due record in una volta sola…
Nel referendum di marzo 2010 il 93% della popolazione decide di non saldare il debito del Paese, accettando implicitamente di rinunciare agli aiuti del Fondo monetario internazionale, ma mettendo sotto accusa i banchieri e tutti coloro che sono stati ritenuti responsabili della crisi.
A novembre 2010 il governo decide di modificare la Costituzione, e artefici del cambiamento sono 25 semplici cittadini e non i politici.
L’assemblea costituente si avvia a febbraio 2011, trasmessa via internet, riceve i commenti e le richieste dei cittadini che arrivano via web.
Terminata, la nuova Costituzione attende di essere approvata dal Parlamento.
Già fino a questo punto mi sembra un bell’esempio di rivoluzione pacifica, ma a completare l’opera arriva un altro esempio di democrazia: l’istituzione dell’Icelandic Modern Media Initiative.
Un organo con l’obiettivo di trasformare l'Islanda in un vero e proprio paradiso della libera informazione, convinti che solo una informazione davvero libera, ed accessibile a tutti possa fare da contraltare alle ingiustizie.
Con grande umiltà non dobbiamo fare altro che prendere esempio da una rivoluzione non violenta che ha cambiato le sorti di un popolo, peraltro già baluardo di democrazia.
L’Italia è purtroppo tra quei Paesi ad avere un gran bisogno di lezioni democratiche di tale spessore, attestandosi ormai oltre il 40esimo posto nel mondo per libertà dell’informazione…
nanni