Quindi, secondo Roberto Calderoli, i padani hanno il diritto all’autodeterminazione. Sognano di tracciare il loro perimetro, battere la propria moneta, parlare il loro idioma. Magari celebrare i loro personalissimi gemellaggi con i pellerossa o i lapponi (notare quanto lontano i padani vanno a trovare assonanze etniche). Vogliono governarsi perché “si bastano”. Fora dì bal.
In molte regioni d’Europa i partiti di quelli che “si bastano” (e si piacciono) conquistano sempre nuovi successi. Anche i polacchi (sì, i polacchi, perché, non possono?) hanno il suo bravo leader xenofobo, che vuole rispedire tutti gli stranieri a casa. Ma la lista è lunga (dal compianto Haider al francese Le Pen). I leghisti sono in buona compagnia.
Lo so che è una richiesta impopolare, perché anche in Padania c’è chi vede come fumo negli occhi i leghisti e rifiuta di mettere nel suo stemma araldico la polenta, ma sarebbe molto divertente provare ad accontentarli, “quelli che si bastano”.
Vedere come se la cava e come si diverte la Padania sola soletta. Vedere come camperebbe, leader com’è nella produzione di reumatismi e cassoela. Chissà come si sollazzerebbero su e giù per Ponte di Legno, con Borghezio che canta “O mia bela madunina” con il cappellaccio pennuto e le braghe a mezza gamba.
Nei nazionalismi extraeuropei c’è sempre qualche cosa di pauroso e irruente. C’è la rabbia repressa di milioni di giovani che si affacciano al mondo per riempirlo di pugni. C’è una storia di usurpazioni, di ghettizzazioni. Ci sono storie di imperialismo e di sfruttamento. Poi c’è la guerra, ci sono i morti. I martiri. Una scia di storia da rimettere a posto e i tasselli di una società da ricomporre.
Nei nazionalismi europei c’è invece sempre qualche cosa di squallido e triste. Interessi di misera bottega. Un’antica piccineria di contrada in versione rimbambita. Ogni tentativo di moto insurrezionale sembra una rivolta per le pere cotte in un ospizio.
E c’è il terrore cieco che qualcuno venga a bussare alla porta per chiedere l’eredità...