
Ma l’altro Matteo non sarà mai il leader del centrodestra italiano, per sua stessa ammissione: “Se serve mi candido a sindaco di Milano” . Ma ora, adesso, quel che "serve" al Paese è un centro destra forte da contrapporre al PdR, al Partito di Renzi. E l’altro Matteo, quello della Lega, non sembra essere il leader giusto per contrastare il renzismo. Lui si porta addosso il peccato originale di quei verdi vichinghi padani che con tanto di ampolle e corna in testa urlavano "Roma Ladrona", ma che poi quando sono andati al governo del Paese hanno fatto peggio della politica romana. Salvini che come bandiera sventola il populismo e il nazionalismo, lui che cavalca il dissenso e la rabbia della gente, lui che per veicolare le proprie idee si affida ad una felpa d’inverno e ad una maglietta in primavera, ebbene lui, l’altro Matteo, non sarà mai il leader del centrodestra, ma solo un "capo a metà", quello di Ponte di Legno e dintorni, tanto per intenderci. Ma Salvini è senz'altro colui che ha avuto il coraggio di rinvigorire una destra esangue, appiattita sulle posizione del PdR e paralizzata dalle vicende personali di Berlusconi. Matteo Salvini ha il grande merito di aver suonato la carica, di aver svegliato la destra italiana e questo nessuno glielo potrà mai negare! Però non è certo lui il grande leader del centrodestra, anche se insieme alla Meloni rappresenta oggi la pietra miliare su cui costruire una valida e solida alternativa al centrosinistra. Questo passa il convento. Insomma, Salvini è al momento il "chi si accontenta gode" di quella destra che, comunque, resta ancora in attesa del vero capo carismatico capace di riprendersi i voti regalati a Matteo Renzi.