Le grandi autorità dell’informazione in campo economico hanno più volte espresso preoccupazione per la situazione economica della Repubblica Islamica dell’Iran [1]. L’economia iraniana, per quanto colpita in maniera continuata dalle sanzioni economiche volte ad impedire la produzione in proprio e lo sfruttamento dell’energia nucleare [2], si sta rivelando un’economia “dura a morire”. I dati che emergono dall’ultimo incontro del D8 (ovvero “Developing 8 Countries”, cioè il vertice delle 8 nazioni islamiche in via di sviluppo) tenutosi il 21 novembre 2012 sono infatti decisamente confortanti per l’Iran e per il suo futuro economico [3]. Osservando l’Iran da un Occidente intriso dei concetti di “globalizzazione” e “libero mercato”, l’Iran è senza dubbio un’economia in perdita, se non fosse che gli scopi dell’Iran e degli altri paesi del D8 sono diametralmente opposti rispetto ai canoni di espansione occidentali. Un esempio su tutti: mentre in Europa si parla di “spread” e di valori arbitrari come il rapporto debito pubblico / PIL, nelle conferenze dei paesi del D8 si parla di cooperazione economica per risolvere le differenze tra le nazioni, cooperazione in campo energetico per la ricerca di nuove fonti di energia alternative e sviluppo economico [4]. Una volta comprese queste basilari differenze di approccio economico, si può ben intendere perché il cambio Euro/Riyal – Dollaro/Riyal sia portato rispettivamente a valori come 15.930,8195 e 12284 e di conseguenza perché il Riyal sia così svalutato rispetto alle altre valute di riferimento [5]: l’Iran e gli altri paesi del D8 sono portatori di un modello economico diverso rispetto a quello occidentale. Un forte indizio di questo fatto si trova nelle dichiarazioni di Mahmud Bahmani, presidente della Banca Centrale iraniana: “L’Iran ha preso tutte le misure per eliminare le monete dominanti – dollaro ed euro – dalle proprie riserve di moneta straniera, così come per il commercio internazionale. Si può commerciare senza dipendere da queste valute”[6].
Stiamo assistendo, quindi, alla creazione di un’economia “parallela” basata su interscambi commerciali e relazioni multilaterali in assenza di una moneta unica di riferimento? Se le cose stessero effettivamente così non ci dovremmo meravigliare della scarsa eco che godono i meeting del D8 e delle varie “cumbres” dei BRICS presso i media occidentali. Il Riyal è quindi una valuta scomoda? La risposta è si, se teniamo conto che quando ancora era agganciato alla sterlina britannica (1932) il rapporto GBP/Riyal era di 59,75 e con l’aggancio al dollaro americano il valore di conversione USD/Riyal era di 32,25. È forse una coincidenza che a partire dal 1979, anno della rivoluzione iraniana, a solo 4 anni dall’uscita dall’ombrello del dollaro, il Riyal fosse stato svalutato addirittura al valore di 0,0141 USD [7]? [8] Nonostante la svalutazione del Riyal e la perdita dei poteri d’acquisto continuamente sbandierati dai media [9], possiamo affermare che l’Iran grazie alle sue abbondanti riserve auree e alla vendita del petrolio è un’economia in salute [10]: il paese figura nella classifica economica mondiale al diciassettesimo posto relativamente alla parità del potere d’acquisto e al ventiseiesimo posto per il valore di mercato. Nonostante le sanzioni il PIL iraniano è destinato a crescere a 1.006 miliardi di dollari entro la fine del 2012.
La modifica dell’articolo 44 della costituzione iraniana, ha dato origine ad un notevole sviluppo del settore legato alle attività private e non governative. Le percentuali confermano un trend di crescita: il mercato dei capitali è efficiente e sviluppato, i FDI (Foreign Direct Investments) sul territorio della Repubblica Islamica hanno conosciuto una crescita del 120% per tutto il 2009 e il 2010. La crescita di esportazioni dall’Iran (escluso il petrolio e i suoi derivati) ammonta al 24% e al 31%, rispettivamente per il 2009 e il 2010 [11]. In aggiunta a questo bilancio estremamente positivo, il ritorno al sistema del baratto per certi beni e servizi potrebbe essere una soluzione efficace per venire incontro alle esigenze dei paesi coi quali l’Iran intrattiene relazioni commerciali preferenziali [12].
Tutto ciò potrebbe portare all’origine di due sistemi economici paralleli transnazionali (uno capitalista e il secondo basato sui dettami del socialismo)? La rapida espansione delle economie del sud america, i nuovi traguardi della finanza islamica e la riscoperta del socialismo economico potrebbero essere motivo di richiamo per le economie occidentali straziate dalla crisi? Qualora lo scenario restasse allo stato attuale, il Riyal potrebbe essere preso a modello per la rinascita dell’Europa e per l’avanzata di un’economia transnazionale in grado, comunque, di salvaguardare le realtà nazionali.
Fonti:
[1] http://online.wsj.com/article/SB10000872396390444657804578050843318501614.html
[3] http://www.developing8.org/Memberiran.aspx
[4] http://www.developing8.org/MissionStatement.aspx
[5] http://it.finance.yahoo.com/valute/convertitore/#from=EUR;to=IRR;amt=1
http://it.finance.yahoo.com/valute/convertitore/#from=USD;to=IRR;amt=1
data di riferimento: 26 novembre 2012 ore 16:10
[7] Iran’s Exchage Rate Freeze: Is it Appropriate? Is it sustainable?. Online Museum of Persian Currency & Coins, 9 luglio 2003.
[8] http://en.tpo.ir/UserFiles/File/Mehr%20&%20Azar.pdf – http://www.indexmundi.com/iran/inflation_rate_(consumer_prices).html – http://www.payvand.com/news/08/oct/1285.html
[9] http://www.lindipendenza.com/iran-bancarotta-rial/
[11] http://www.developing8.org/Memberiran.aspx
Condividi!