La pupa l'ha trovata. La trova sempre: la collezione di soprammobili felini della mia infanzia-adolescenza.
Da una parte sono felice che continui ad avere un ruolo importante per qualcuno che geneticamente parlando incarna la prosecuzione della mia esistenza, di trasmetterle questa eredità spirituale, o insana mania che dir si voglia.
Dall'altra sono un po' preoccupata per l'integrità fisica di questi miei poveri pezzi da collezione, portatori sani di valore assolutamente e prettamente affettivo.
Il gattino in pietra lavica già ne ha risentito, delle cure della pupa, rimettendoci la punta della coda.
Ma l'ha fatto con volontario spirito di sacrificio, e lo so che in fondo era contento che qualcuno ancora si interessasse di lui, con un entusiasmo che io, per la verità, non ho mai manifestato a tali livelli.
La pupa va letteralmente in fibrillazione, e a suon di "Gaatti-ni! Miào! Miào!" li passa in rassegna dalle dieci alle venti volte al giorno.
Ora dorme, stringendo nella mano, contro il petto, il gattino siamese di legno, dagli occhi a mandorla azzurri.
Roba da gatti, la rubrica del martedì che non va in vacanza.
