Robedamamma capitolo 11: qualcuno doveva pur dirtelo

Da Robedamamma @robedamamma

La prima gravidanza è un momento magico. Il pancino che cresce, la gente che ti osanna, la tua espressione costantemente incantata e sognante. E i primi movimenti del fagiolino-patatino-pollicino, l’emozione delle ecografie, lo shopping a tappeto con l’alibi del “è per il mio amorino-cucciolino-polpettino”, anche quando è una borsa di Prada (“embeh? Dovrò pur mettere i pannolini da qualche parte quando saremo in giro, no?”).

Ed è il momento (l’ultimo della tua vita, ma tu questo ancora non lo sai) in cui dire “Io – me – mio“, coniugando i verbi al singolare, ha ancora un suo precisissimo senso. E mentre sei lì che ti cospargi di olio manco fossi una fettina panata, mangi come un orso bruno prima del letargo e ne approfitti per scansare ogni tipo di dovere con la scusa di doverti riposare (non tanto per te, quanto per il pulcino-topolino-ciccipuccettino che abita il tuo utero), la tua vita si sta facendo le valigie per andare in un posto dal quale non tornerà mai più.

Ma tu questo non lo sai. Non lo sai perché nessuno te lo ha detto. Anche se tu, amica mia, qualche segnale avresti pure potuto coglierlo.

VISIONI DISTORTE: al settimo mese di gravidanza non vedi l’ora di conoscerlo quel ciccipuccettino adorato che scalcia giocoso nella tua pancia. La tua visione del futuro si potrebbe riassumere con un’immagine: una te stessa nel pieno di splendore e gioventù addormenta il pupetto al calar del sole con dolci melodie e nenie amorose, mentre il tuo lui ti cinge la vita sussurrandoti all’orecchio la sua più completa adorazione. Da notare che, nella tua visione, non c’è mai nemmeno un calzino fuori posto. In preda all’estasi ti confidi con l’amica marmocchio dotata alla quale s’inarca un sopracciglio, si rimescolano le budella e i peli sul braccio le fanno la ola. Lei non te lo dice, ma la sua visione di te, da qui ad un paio di mesi, è molto simile allo scenario di “Io sono leggenda“, senza Will Smith ma con l’intero cast di zombie.

I NONNI: i tuoi genitori, quelli che nell’infanzia ti negavano dolci e tv, nell’adolescenza discoteche e ragazzi e in età adulta soldi e rispetto, nei nove mesi di gravidanza prendono a trattarti come una divinità, accontentano ogni tuo più strambo desiderio e ti donano il loro assenso più totale sulla qualunque. E tu, anche se li conosci da quando sei nata, ti fai infinocchiare come una principiante e pensi durerà per sempre. In realtà, durante la gravidanza, ha semplicemente inizio in loro un’inevitabile mutazione genetica che li porterà a trasformarsi in essere mitologici metà uomini e metà mollaccioni: i nonni, con la specifica missione di dare al nipotino tutto ciò che nella vita hanno negato a te. Ignoti i motivi, ma tu, di lì a poco, ritornerai ad avere quattordici anni, a dire bugie per mollargli il marmocchio e a sorbirti le loro ramanzine col presentimento che, prima o poi, una di queste finirà con “e ora fila in camera tua e niente tv fino a sabato!

LO SHOPPING: durante la gravidanza le suddette visioni distorte sul futuro t’inducono a fare acquisti totalmente inutili che ti vengono spacciati come indispensabili, sebbene servano chiaramente soltanto a placare le tue ansie da prestazione. Tu compri, e compri, e compri. Compri perché tuo figlio deve avere il meglio. Compri perché al momento ti sembra di non aver altri modi per dimostrare che sarai una buona madre. E compri perché quando entri in un negozio, salumeria compresa, i commessi vedono la pancia e si settano in modalità uscirai da qui solo quando avrai dato fondo alla carta di credito. Ogni oggetto ti pare fondamentale. Senza, la crescita di tuo figlio potrebbe essere irrimediabilmente compromessa. Dell’inutilità di quanto acquistato te ne accorgerai solo quando scoprirai che dell’intera armeria da allattamento l’unica cosa che il pupo gradisce è la tua tetta.

Qualcuno doveva pur dirtelo, no? E se il ciccipuccettino potesse parlare, credimi, te lo direbbe anche lui.

Ah, tanto per chiarezza, mostrare i tuoi acquisti alla pancia e interpretare un calcio del pupo come un segno di assenso no, non è un buon sistema di valutazione. Paperelle comprese.

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