Ultimamente io e Lorenzo dedichiamo molte delle nostre uscite alla visita di mostre di fotografia. A ottobre, per esempio, abbiamo fatto il pieno con le 3 mostre toscane dedicate ai fotografi Cartier-Bresson, Izis e McCurry. Inauguriamo novembre con una nuova mostra, dedicata ad un altro grande nome della storia della fotografia: Robert Doisneau.
Abbiamo visitato la mostra “Robert Doisneau. Paris en liberté” a Palazzo Ducale a Genova. In essa sono raccolti circa 200 scatti che raccontano l’arte, la tecnica, la sensibilità e il pensiero del fotografo, con foto che vanno da metà degli anni ’30 fino all’inizio degli anni ’90 (Doisneau muore nel 1994). Attraverso la sua visione di Parigi, e in particolare della Parigi che cambia e che si affaccia alla modernità, poi della Parigi dei popolani, e al contrario dei grandi personaggi, noi veniamo a conoscere il Doisneau-pensiero, anche grazie all’audioguida in cui spesso è il fotografo stesso che racconta, che spiega, che introduce all’immagine e al mondo che le è dietro.
Tutti conoscono Doisneau per la famosa foto del bacio, che funge non a caso da locandina/richiamo della mostra. Ma essa non è che una tra le tante immagini rese eterne per sempre dallo sguardo del fotografo. Quella foto, tra l’altro, è una fiction, visto che per la sua realizzazione furono utilizzati due attori: Doisneau, che aveva visto due innamorati fermarsi e baciarsi in mezzo alla folla, non riuscendo a scattare per catturare il momento, chiese a due attori, peraltro fidanzati tra loro, di rifarla. Una messinscena, come altre foto di Doisneau il quale usava ricostruire delle scene cui aveva assistito perché voleva ricreare le stesse condizioni e suscitare le stesse emozioni della situazione reale. Si pone così il problema dell’immagine reale, tema che ha appassionato e appassiona i fotografi e non solo. Ai baci a Parigi Doisneau dedicò un intero servizio che fu pubblicato sulla rivista Life.
Diversi sono gli scatti o serie di scatti che oltre al bacio vale la pena di ricordare; personalmente mi ha divertito tanto la serie de “La vetrina di Romi”: Romi è un antiquario che un bel giorno mette in vetrina un dipinto di nudo femminile particolarmente sensuale. Doisneau si nasconde dietro la vetrina per catturare le reazioni della gente alla vista del quadro: abbiamo così una serie di ritratti freschi che ci raccontano la varietà delle reazioni umane di fronte ad un medesimo soggetto… Doisneau utilizza un’esca per cogliere la spontaneità nei volti e negli atteggiamenti…
Robert Doisneau, La vetrina di Romi
Una foto molto bella, che sulle prime strappa un sorriso e che ad un’attenta analisi si rivela un capolavoro di composizione, è “I grembiulini di Rue de Rivoli”: in Rue de Rivoli, appena fuori dal Louvre, il traffico delle auto si ferma per far attraversare un gruppo di bambini di una scuola; questi con la loro allegria e spensieratezza acquistano il simbolico potere di riuscire a bloccare con la semplicità e l’innocenza il caos della modernità, visto dai contemporanei di Doisneau con note spesso negative di perdita dei valori (la foto è degli anni ’70). Le file di auto inserite tra gli edifici di Rue de Rivoli creano una composizione perfetta dal punto di vista della prospettiva, delle diagonali e dei punti d’interesse.
Robert Doisneau, I grembiulini di Rue de Rivoli
E ancora un’altra foto che ha per protagonisti dei ragazzini mi ha colpito: si tratta de “I fratelli, rue du Docteur-Lecène”, che ritrae due ragazzetti intenti a camminare sulle braccia per la strada, sotto gli occhi di altri due bambini che li guardano con un misto di stupore e paura, mentre una donna si allontana senza degnarli di uno sguardo. In questa composizione Doisneau riconosce nei due fratelli a testa in giù una gioventù che non vuole stare negli schemi e che cerca di rompere con le convenzioni imposte dalla società; per contro gli altri due fratelli, sul marciapiede, che guardano la scena, perfetti nei loro vestiti curati, rappresentano proprio quell’altra fetta di gioventù, conformista e imprigionata nelle convenzioni sociali, che guarda con sospetto chi è diverso; il tutto avviene nell’indifferenza degli adulti, rappresentati da quella donna che si allontana velocemente.
Robert Doisneau, I Fratelli, Rue du Docteur-Lecène
Molte altre sono le fotografie di cui potrei raccontarvi, mi limiterò a citare la composizione “La casa degli inquilini”, una sorta di grosso collage nel quale Doinseau ritrae l’esterno di un palazzo e per ogni finestra inserisce una scena d’interno, protagoniste le persone che in quell’interno vivono: un’idea molto fresca e immediata per cogliere l’intimità e la varietà delle persone e delle vite: scene malinconiche, talvolta grottesche, ma che sempre vogliono trasmettere la quotidianità.
Robert Doisneau, La casa degli Inquilini
E ancora la serie di foto dedicate alla Tour Eiffel, simbolo di Parigi col quale Doisneau si diverte a giocare, manipolando direttamente la foto, o inserendola in una scena che risulta bizzarra, e ironica. E del resto Doisneau spesso e volentieri ricerca l’umorismo nei suoi scatti. Tra questi c’è la foto del Gargoyle di Nôtre Dame che sembra mangiare la Tour Eiffel. Ora non so se è vero, magari è semplicemente una mia suggestione, ma non mi stupirei se fosse stata questa foto di Doisneau a dare tanta notorietà ai Gargoyles della chiesa più importante di Parigi.
Robert Doisneau, Il gargoyle di Notre Dame
La mostra offre un bel percorso di conoscenza del fotografo. Le foto sono tutte scattate a Parigi, quindi attraverso di esse emerge l’idea che Doisneau aveva della sua città e l’amore per essa, nonché la sua attenzione ai cambiamenti che dal Dopoguerra in avanti subì senza posa. Una mostra sicuramente da vedere, per conoscere un grande artista del nostro tempo, conosciuto anzi straconosciuto per una foto, ma che merita molto di più.
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