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Robert Fripp & Theo Travis

Creato il 19 novembre 2010 da The Book Of Saturday

Robert Fripp & Theo Travis

Si sono da poco conclusi i quattro giorni di concerti che Robert Fripp e Theo Travis hanno tenuto a Roma presso la Chiesa Evangelica Metodista di via XX Settembre, all’interno del tour che ha portato i due artisti a esibirsi in teatri, chiese e cattedrali in Italia, Spagna e Inghilterra. Da amante assoluto del chitarrista britannico non ho potuto esimermi dal prendere parte ad una delle serate in programma, particolarmente incuriosito dalla insolita location scelta.

A poco più di mezz’ora dall’inizio del concerto si apre il portone che permette l’accesso all’unica navata rettangolare che caratterizza la Chiesa del Rione Castro Pretorio; l’impianto quadrifonico allestito all’interno accoglie il pubblico con la riproduzione di soundscapes in pieno stile Fripp, che permettono già da subito di respirare un’atmosfera totalmente diversa rispetto ai normali concerti e che accompagnano fino all’inizio dell’esibizione stessa. Poco per volta, e in religioso silenzio come il contesto richiede, prendono posto le 250 persone circa che può contenere la sala, che offre alla vista le pareti decorate nel 1924 dal pittore italiano Paolo Paschetto e delle splendide vetrate che, unite alla debole illuminazione interna, conferiscono all’ambiente una luce decisamente suggestiva.

Con la solita puntualità che lo contraddistingue alle 21 fa il suo ingresso Robert Fripp e, dopo aver preso il suo giusto tributo di applausi, prende posto in mezzo alla marea di processori e pedaliere che compongono la sua strumentazione, in mezzo al suo universo che per certi versi travalica il concetto di Musica per raggiungere l’espressione di un vero e proprio culto, di una filosofia nata attraverso decenni di studi teorici e pratici sulle tecniche più all’avanguardia; e l’inizio della Musica non può che sottolineare quanto quei suoni siano unici e irriproducibili.

L’apertura è tutta per il chitarrista britannico, mentre qualche minuto dopo dal fondo della navata fa il proprio ingresso in una simbolica processione il fiatista Theo Travis e il suo sax soprano intona le inconfondibili note dell’introduzione di The Power To Believe; grandissima sorpresa per chi, come il sottoscritto, tutto si aspettava da questo concerto tranne di poter ascoltare anche rivisitazioni di brani firmati King Crimson. Sorpresa che diventa ancor più grande quando all’interno della scaletta della serata, oltre ai brani realizzati dai due artisti, vengono eseguiti anche altri due brani della storica band inglese, Moonchild e Starless, rielaborati in una forma quasi minimalista. Non due brani qualsiasi come si può ben capire, ma due capolavori assoluti che hanno segnato la storia del Progressive Rock.

Il tema predominante delle composizioni sono le classiche progressioni stratificate della chitarra di Fripp, dove i campionamenti si intrecciano e sovrappongono continuamente a creare paesaggi sonori infiniti. Il suo lavoro è assolutamente preciso, maniacale, curato in ogni minima sfumatura, da quelle più evidenti a quelle impercettibili; ma il risultato finale è una somma della cura applicata a ogni singolo tocco della chitarra e, in virtù di questo, assume un livello di perfezione sonora in grado di lasciare estasiati. All’interno di questo magistrale lavoro si incastra a perfezione lo stile molto diverso di Theo Travis (flauto alto e sax soprano), che alterna sezioni in cui si attiene fedelmente alle linee tracciate, ad altre in cui non nasconde affatto le proprie inflessioni Jazz; da questa unione derivano sonorità avvolgenti, che l’impianto quadrifonico esalta ancora di più.

Guardandosi intorno, ci si rende conto di come ciascuno si goda la Musica a modo proprio: chi chiude gli occhi e si lascia trasportare dalla melodia, chi invece la melodia la deve a tutti i costi accompagnare per riuscire a sentirla propria, facendo finta di avere una chitarra tra le mani, chi, ancora, sembra avere quasi lo sguardo fisso nel vuoto tanto è assorto da ciò che lo circonda…modi diversi e personali per recepire nel migliore dei modi i suoni e le atmosfere che vengono costruite.

La chiusura è ancora affidata al giro di The Power to Believe di Travis; Fripp dà il meglio di se con una serie di campionamenti in rapida ascesa, accompagnati dal suono delle campane riprodotte dallo stesso artista. Posato il proprio strumento, il chitarrista attraversa le file di banchi centrali lungo la chiesa per poi uscirne dal portone principale, mentre all’interno i diffusori ancora riproducono le registrazioni che hanno costruito l’ultimo brano.

Rimane come unica pecca della serata l’eccessiva vicinanza della strada rispetto alla navata della Chiesa (che ovviamente non è stata di certo concepita per isolare i rumori esterni in vista di occasioni come questa), con il conseguente fastidio indotto dal passaggio dei motorini e delle loro rumorosissime marmitte…ma nulla che abbia la forza di rovinare un evento come questo che, se ce ne fosse bisogno, permette di avvicinarsi ancora di più a questo incredibile artista.

Robert Fripp & Theo Travis



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