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Robert Jordan imprigiona il Tenebroso

Creato il 23 agosto 2012 da Martinaframmartino

Robert Jordan imprigiona il TenebrosoLa figura di un potentissimo avversario imprigionato in un lontano passato e ora pronto a tornare più pericoloso di prima è frequentissima nella fantasy. L’esempio più noto è quel Sauron creato da J.R.R. Tolkien nell’opera che maggiormente ha contribuito a plasmare il nostro genere così come che conosciamo, Il signore degli anelli

Gli autori più o meno noti che, a partire da questo romanzo, hanno fatto della contrapposizione fra uno sparuto gruppo di eroi e un essere divino o semidivino il filo conduttore delle loro storie non si contano più. Tra i più noti mi limito a citare Terry Brooks e David Eddings, ma l’elenco potrebbe davvero essere molto lungo.

In questo filone si colloca anche Robert Jordan, per quella che è la sua unica citazione dichiarata dall’opera di un altro scrittore.

Del resto, il pacifico villaggio di Emond’s Field ricorda chiaramente la quieta Hobbitville, e tanto i Fiumi Gemelli quanto la Contea vivono in un tranquillo isolamento che sembra allontanarli dai problemi del resto del mondo. Fino a quando, per lo meno, questi problemi non si trovano a irrompere nella vita degli ignari abitanti nella figura di misteriosi aggressori vestiti di nero.

Sì, Jordan fa accompagnare fin da principio i Myrddraal dai Trolloc, mentre i Nazgul tolkieniani agiscono generalmente da soli, ma la differenza è secondaria.

E anche se la compagnia di cui è membro Rand può contare almeno all’inizio sulla presenza di un aiuto magico nelle vesti di Moiraine mentre gli Hobbit s’incamminano senza sapere nulla circa un’eventuale presenza di Gandalf al loro fianco, cammin facendo il gruppo di Rand finirà disperso in direzioni diverse e lui, come Frodo, sarà accompagnato per un lungo tratto da un solo compagno.

Inoltre un’eventuale successo del Tenebroso non significherebbe semplicemente il dominio di una nazione su un’altra ma, come nel caso di una vittoria di Saruman, si avrebbe il dominio del Male sul Bene, con la reale impossibilità per la gente comune di vivere una vita normale.

 

Fin qui le maggiori analogie. L’intenzione dichiarata da Jordan era quella di calare il lettore in un contesto immediatamente riconoscibile. Una lotta epica e un avversario quasi invincibile perché dotato di caratteristiche divine, contro le quali dei semplici mortali sembrano impotenti.

Una volta definito il genere cui appartiene la sua opera, però, l’autore di Charleston inizia a costruire un mondo estremamente complesso e dettagliato, al punto da far diventare la stessa Randland — come viene chiamata dagli appassionati americani — una protagonista assoluta. E da allontanarsi così tanto dall’opera alla quale si è ispirato fino a lasciare nel lettore solo un vago ricordo dell’impressione iniziale.

Il fattore scatenante di tutto, l’azione che ha donato al Tenebroso la possibilità di toccare il mondo e d’imperversare al suo interno, una prima volta tremila anni prima dell’inizio della saga e una seconda all’epoca di Rand e dei suoi amici, non viene rivelato che dopo parecchie centinaia di pagine. Siamo nel ventiseiesimo capitolo di L’ascesa dell’ombra, quarto romanzo della saga, e Rand sta procedendo in avanti nel suo cammino di conoscenza, e indietro fino al cuore stesso della storia.

Il Tenebroso e tutti i Reietti sono imprigionati a Shayol Ghul” aveva affermato all’inizio del primo volume, “imprigionati dal Creatore nel momento della Creazione, fino alla fine del tempo.”

Ciò che vede nel Rhuidean sono i suoi antenati, e gli eventi che li hanno portati a diventare quel che sono. Gli Aiel e i Tuatha’an, l’enunciazione di una profezia e la nascita di un nome, il dono dell’acqua e il peso di un patto. Fino al giorno che aveva cambiato tutto.

 

Un salto nel passato

 

Il prologo de L’Occhio del Mondo è ambientato alla fine di quella che in seguito verrà chiamata Epoca Leggendaria. Insieme al racconto The Strike at Shayol Ghul e ai flashback presenti in L’ascesa dell’ombra è l’unico brano pubblicato da Jordan che mostra avvenimenti accaduti in un’epoca diversa dalla Terza. Ma a differenza del racconto, nel quale gli avvenimenti sono narrati dalla voce di uno storico e quindi con un certo distacco emotivo, o degli episodi dedicati agli antenati di Rand, sentiti comunque come molto lontani da colui che li rivive, in queste poche pagine si assiste “in diretta” a uno degli episodi cruciali che hanno contribuito a far diventare il Mondo così come è conosciuto da Rand e dai suoi amici.

 

Lews Therin Telamon, Aes Sedai dalle enormi capacità e campione indiscusso della Luce nello scontro con il Tenebroso, vaga nel suo palazzo. L’edificio trema a causa di potenti scosse sismiche, ma lui sembra non farci caso. Come non fa caso ai cadaveri disseminati in tutti gli ambienti, almeno fino al sopraggiungere di un secondo uomo. Elan Morin Tedronai, il Traditore della Speranza.

La Guerra dell’Ombra, veniamo a sapere nel corso del breve colloquio fra i due, è stata combattuta per dieci anni, anche se dura dall’inizio del Tempo. E col girare della Ruota lo scontro continua a divampare.

Lews Therin e i Cento Compagni hanno affrontato il Tenebroso e lo hanno imprigionato a Shayol Ghul, ma la loro vittoria non è stata indolore.

Il primo prezzo da pagare, quello subito evidente ma anche il meno grave, è stato la morte di buona parte dei componenti delle forze della Luce. Il secondo, più sotterraneo ma infinitamente più micidiale, è stato il contrattacco sferrato dal Tenebroso stesso contro Saidin immediatamente prima di essere imprigionato.

In quell’istante la metà maschile della Vera Fonte è stata contaminata, condannando alla follia tutti gli uomini in grado di attingervi.

Lo sconvolgimento della mente aveva colpito al cuore,” scriveva Jordan in queste prime righe, “senza toccare le cose marginali.

Gli affetti, le persone care, un mondo stremato dalla lunga guerra ma che si credeva ormai al sicuro dalle atrocità subite nell’ultimo periodo. La terra stessa, con le sue montagne e i suoi oceani, le città e la loro civiltà, tutti insieme erano stati sconvolti dall’improvvisa e imprevedibile follia di persone i cui poteri, per certi versi, erano simili a quelli di un dio.

Finché gli Aes Sedai di sesso maschile non erano morti tutti, a causa delle loro stesse azioni o dell’intervento di donne in grado di attingere a Saidar, la metà della Vera Fonte risparmiata dalla contaminazione e quindi ancora utilizzabile.

 

La Terza Era inizia quindi da una duplice catastrofe.

Prima la Guerra dell’Ombra, combattuta per dieci anni contro il Tenebroso e i suoi eserciti, e poi la Frattura del Mondo, caratterizzata da enormi sconvolgimenti fisici provocati dall’Unico Potere, come lo spostamento dei mari o l’innalzamento di catene montuose in territori precedentemente pianeggianti. Si ritiene, ma mancano elementi per stabilirlo con certezza, che il Tempo della Follia sia durato circa un secolo.

Quello che è certo è che la contaminazione di Saidin ha segnato tremila anni di storia di Randland. Grazie a quel singolo momento in cui il Tenebroso ha colpito, gli uomini capaci di incanalare sono diventate le figure più temute del mondo e le donne, le uniche capaci di contrastarli, hanno guadagnato un potere immenso. La contrapposizione fra uomini e donne quindi è molto forte, e a volte Rand se ne chiede la ragione.

In una realtà nella quale la conoscenza è potere, e i personaggi sono disposti a sacrificare il loro orgoglio e a impegnare il loro tempo e le loro capacità, o a correre rischi enormi pur di imparare, è sorprendentemente poco ciò che si sa della Guerra dell’Ombra. Informazioni frammentarie, visioni, ricordi, supposizioni, ma nessuna conoscenza reale, quando la conoscenza è l’unica cosa che potrebbe aiutare i protagonisti nel loro difficile cammino. Ci sono personaggi uccisi nel momento in cui compiono una scoperta importante e altri che cercano di raccoglierne l’eredità, figure che agiscono in base a informazioni incomplete o del tutto errate, o anche di semplici supposizioni, come è il caso di Mierin nell’Epoca Leggendaria. E Rand cerca d’interrogare Lews Therin pur sapendo che non può fidarsi delle risposte di un folle che forse nemmeno esiste. Una delle cose che lo tormenta, e che percepisce come terribilmente importante, è la differenza di destino fra uomini e donne. Come si è creata la frattura fra loro? La risposta, che potrebbe costituire una differenza enorme per l’esito del conflitto che sta per arrivare, si trova in The Strike at Shayol Ghul

 

Parecchi anni fa Robert Jordan ha rivelato che questo era anche l’interrogativo postogli più frequentemente dai lettori: “Come mai, dato che tutti i più grandi eventi dell’Epoca Leggendaria sono stati realizzati da uomini e donne che insieme si servivano dell’Unico Potere, l’attacco finale contro Shayol Ghul fu effettuato solamente dagli uomini?” Contrariamente alle sue abitudini, e sorprendendo il suo editore che afferma che, per lui, scrivere una storia breve significa mettere su carta non meno di 50.000 parole, Robert ha raccontato gli eventi di quell’epoca remota in un breve testo inedito in Italia. Il racconto descrive rapidamente lo svolgersi della Guerra dell’Ombra e la sua drammatica conclusione. Il copyright appartiene agli eredi di Jordan, perciò non è possibile inserirne una traduzione in quest’articolo. Per chi conosce l’inglese, però, è possibile trovarlo al seguente indirizzo: http://www.dragonmount.com/Books/Strike_at_Shayol_Ghul. Per tutti i non anglofoni eccone invece un riassunto, con l’avvertenza che il brano che segue costituisce un enorme spoiler relativo alla fine dell’Epoca Leggendaria.

 

The Strike at Shayol Ghul

 

Robert Jordan imprigiona il Tenebroso
Il testo è strutturato sotto forma di saggio. Jordan immagina che una storica di nome Jorille Mondevin presenti ai suoi lettori il frammento di un libro redatto subito prima della Frattura del Mondo e ritrovato da poco a Chachin. La Mondevin esordisce deplorando la scarsità di informazioni certe sul periodo Ante Frattura dovute da una serie di fattori quali la Guerra Trolloc e quella dei Cento Anni, eventi durante i quali erano andati in fumo la quasi totalità delle città, delle nazioni e, cosa che ai suoi occhi è di gran lunga la peggiore, della conoscenza. Subito dopo evidenzia come anche una conoscenza frammentaria, come quella consentita da questo testo, sia meglio di niente, e descrive le condizioni del fortuito ritrovamento. Pagine ingiallite e macchiate dal tempo che si sbriciolano al minimo tocco, un inchiostro tanto scolorito da risultare spesso illeggibile, difficoltà nella traduzione ed errori dei copisti sono solo alcuni dei problemi presentati dall’antico manoscritto. Una difficoltà accentuata dall’utilizzo di un calendario sconosciuto agli studiosi della sua epoca che rende incomprensibili tutte le date. E ugualmente incomprensibili risultano molti avvenimenti, giacché parte dei luoghi citati sono stati distrutti da fuochi malefici o sono spariti sul fondo del mare.

Pur con tutti i loro limiti, però, sono proprio queste pagine a fornire la maggior quantità di notizie mai scoperte sullo svolgimento della Guerra dell’Ombra, che costituiscono anche l’unica relazione nota sul il sigillo del Foro del Tenebroso da parte di Lews Therin Telamon e dei suoi Cento Compagni.

Esaurita la sua introduzione la storica ci ricorda che un rapido declino dell’ordine sociale e un’enorme diffusione di malattie fino a quel momento ritenute rare avevano preceduto lo scoppio vero e proprio della Guerra. In una prima fase, durata circa tre anni, il Tenebroso si era accontentato di rafforzare il suo dominio in modo indiretto attraverso Myrddraal e Trolloc. L’estendersi dell’Ombra, però, era stato efficacemente contrastato da Lews Therin Telamon, il Drago delle profezie. In quattro anni circa egli era riuscito a riconquistare tutto il terreno che inizialmente era andato perduto e a portare la guerra in una situazione di stallo. Il nuovo equilibrio, purtroppo, non era durato a lungo. Una nuova crescita dell’Ombra, pronta ad affamare o a uccidere la popolazione pur di estendere il suo dominio, aveva drammaticamente evidenziato come per le forze della Luce fosse impossibile sostenere una guerra prolungata.

A questo punto Lews Therin aveva proposto un piano ardito quanto rischioso. Egli intendeva collocare sette punti focali, realizzati con il cuendillar, a Shayol Ghul, là dove un’increspatura nel Disegno rendeva individuabile il Foro. Per collocare i sigilli che avrebbero imprigionato il Tenebroso fuori dal mondo, il Drago stimava che servisse un cerchio costituito da sette Aes Sedai donne e da sei uomini, con un esercito di ventimila soldati che avrebbe provveduto alla loro sicurezza in modo da consentirgli di completare la missione.

Le principali obiezioni a questo piano erano due. La prima evidenziava che, considerando l’enorme influenza del Tenebroso sui territori circostanti Shayol Ghul, qualsiasi tentativo d’incanalare l’Unico Potere sarebbe stato immediatamente scoperto e gli autori del tentativo distrutti. Lo stesso Lews Therin, che intendeva guidare personalmente la missione, era convinto che i superstiti sarebbero stati ben pochi.

Ancora peggiore era il rischio di un’imprecisa collocazione dei sigilli. Molti esperti ritenevano che se questo fosse avvenuto il Foro, invece di essere sigillato, sarebbe stato spalancato completamente, provocando così l’improvvisa liberazione del Tenebroso. In alternativa era stato proposto di utilizzare due enormi sa’angreal attivabili uno da saidin e l’altro da saidar. Vista la loro potenza per attivarli sarebbe stato necessario utilizzare degli appositi ter’angreal, simili a versioni in miniatura dei sa’angreal stessi. Con questi sarebbe stata eretta una barriera intorno a Shayol Ghul, in attesa di trovare un metodo sicuro per sconfiggere l’Ombra.

Nemmeno questo piano, però, era immune da rischi. Qualcuno riteneva che i sa’angreal fossero tanto potenti che l’utilizzo anche di uno solo fra i due avrebbe comportato la distruzione del mondo. Inoltre la quantità di Unico Potere necessaria era enorme, e si dubitava che fosse possibile incanalarlo in sicurezza.

Di fronte a questi piani la sala del Consiglio si era divisa in due fazioni, una favorevole a Lews Therin, l’altra, che preferiva l’utilizzo dei sa’angreal, guidata da una donna chiamata Latra Posae Decume. Ella riuscì a convincere ogni Aes Sedai donna di una certa forza a sottoscrivere il “Patto del Fato”, con il quale rifiutava di prendere parte al piano ideato da Lews Therin. Poiché per piazzare con precisione i sigilli serviva un circolo e gli uomini potevano solo farne parte ma non crearne uno, questo patto rendeva inattuabile il piano del Drago.

 

Il lavoro sui sa’angreal, che avevano la forma di due enormi statue, fu affrettato. Appena furono terminati, però, la regione in cui si trovavano i ter’angreal di attivazione cadde nelle mani di Sammael. Il disastro totale fu evitato dal fatto che, fortunatamente, questi ultimi erano stati nascosti. Le forze della Luce avevano ancora i sa’angreal, ma erano ora impossibilitate ad utilizzarli. Malgrado ciò, il Consiglio decise di andare avanti con questo piano, organizzando missioni per il recupero dei due ter’angreal perduti.

Le forze dell’Ombra agli ordini di Demandred e Bel’al colpirono pesantemente quelle della Luce, arrivando addirittura a minacciare con le loro offensive i due enormi sa’angreal. Malgrado il fatto che la sconfitta finale sembrasse vicinissima, le Aes Sedai donne rimanevano unite nel loro patto, rifiutandosi di lavorare in circolo. Con il trascorrere del tempo le due fazioni si erano talmente irrigidite nel rispettivo punto di vista che ciascun Aes Sedai rifiutava di parlare con un Aes Sedai del sesso opposto. Quando Lews Therin ritenne che non fosse più possibile mantenere il controllo dei sa’angreal fino al momento in cui fossero stati recuperati i ter’angreal, decise di agire anche senza l’approvazione del Consiglio. A lui si unì un gruppo di giovani e potenti Aes Sedai maschi, che in seguito furono chiamati i Cento Compagni anche se in realtà erano centotredici, protetti da diecimila soldati. E se l’esito finale della missione divenne subito evidente, nessuno è in grado di dire cosa accadde esattamente quel giorno. Non un solo soldato, infatti, tornò indietro a raccontarlo.

I sigilli furono piazzati esattamente, senza lacerare la chiusura del Foro del Tenebroso. Per motivi ignoti anche i tredici Reietti in quel momento si trovavano all’interno, e furono intrappolati nei sigilli. Private dei loro comandanti, le armate dell’Ombra iniziarono a frantumarsi, arrivando spesso a scontrarsi fra loro. Il prezzo di questa vittoria, purtroppo, fu altissimo. L’ultimo atto del Tenebroso, proprio al momento della sigillatura, portò alla contaminazione di saidin. Lews Therin e i sessantotto fra i Cento Compagni che erano sopravvissuti divennero folli all’istante. Per giorni, finché la contaminazione non fu scoperta, anche gli altri Aes Sedai maschi impazzirono, e ciascuno di loro, prima di essere fermato, portò morte e distruzione inimmaginabili. Quel giorno fatale a Shayol Ghul era terminata la guerra, ed era iniziata la Frattura del Mondo.



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