Vedo le vostre facce disgustate. Perché è lunedì e perché il titolo di quest’articolo vi fa venire in mente brutti ricordi. Tipo, non so, l’uomo in calzamaglia o qualcosa sui generis.
Rifare per l’ennesima volta Robin Hood equivale da noi a rifare I Promessi Sposi. E, state pur certi, accadrà.
Quello che meraviglia, in questa storia che avrà pure un suo fascino, ma non conquista mai del tutto, è che invece il mondo anglosassone, o meglio anglofono, ne sembra irrimediabilmente stregato. Tanto che, pur di riuscire a produrre questo adattamento, non bastassero i grandissimi nomi che figurano nei titoli, s’è scatenata, a suo tempo, credo fosse il 2009, una gara tra una mezza dozzina di case di produzione cinematografiche, che neanche per l’appalto dell’Expo 2015.
Insomma, questa leggenda la volevano produrre tutti, come se da questo film dipendesse qualcosa di più importante di un semplice incasso al botteghino.
Ricordo che era estate, quando seppi la notizia, ed avevo appena aperto questo blog, sempre verde, proprio come allora. Lessi che la regia era di Ridley Scott e conclusi che, dopo Le Crociate, al quale non si perdonano tante cose, ma soprattutto il vergognoso riciclo della colonna sonora di Hannibal, ce ne eravamo perso un altro, di regista. Per metterla come direbbe il Joker: “Be’, che c’è? Ti sono cascate le palle?”
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Poi arrivano le recensioni strabilianti. E non parlo di quelle che devono esserlo per forza, quelle scritte dagli stipendiati, ma quelle di altri blogger morti di fame, proprio come me. Recensioni positive che dicono: “Ok, è Robin Hood, ma allo stesso tempo non lo è.”
S’è insinuato il dubbio. Dovevo vederlo questo Robin Hood interpretato da Decimo Massimo Meridio. Stesso viso, stesso taglio di capelli, un po’ come usava fare Vincent Price che, dove lo mettevi lo mettevi, era sempre uguale, persino i vestiti.
Qui, anziché l’armatura del legionario, abbiamo il vestitino dell’arciere inglese del XIII secolo, verde col girocollo di cuoio che io, da buon disfattista del XXI secolo trovo ridicolo. Roba che, li incontrassi per strada, questi arcieri in tal guisa mascherati, li prenderei a calci in culo per principio.
Comunque, il film inizia.
Poi Russell Crowe mi deve spiegare che gusto c’è a fare sempre lo stesso personaggio. Ma vabbé, è un altro discorso.
Riccardo Cuor di Leone, cazzuto, per carità, sul campo di battaglia, e anche criminale di guerra, nonché uno dei sovrani più inconcludenti dell’intero medioevo, ma non privo di un fascino arcano, se ne sta tornando in Inghilterra dopo la disfatta della sua Crociata. Già che c’è, lungo la strada, si ferma a riempirsi il portafogli assediando e depredando tutte le fortezze europee che “capitano” sul suo cammino. Della sua armata fa parte Robin Longstride. Riccardo viene ucciso da una freccia scagliata da un cuoco e Robin è libero di seguire il suo destino non dovendo più la sua fedeltà a un re morto.
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Ora, Robin Longstride non è cattivo, ma per fortuna non è neanche l’eroe cioccolatoso alla Kevin Costner che ci si aspettava. È, piuttosto, un uomo pratico, medievale ma non troppo, che si frega le vesti e le armi, e già che c’è, il titolo di cavaliere e si fa dare un passaggio per tornare a casa.
Grande messinscena ai limiti della commedia degli equivoci durante la sequenza del ritorno, con Robin, ora divenuto di Loxley (grazie al titolo che ha usurpato) che informa la Regina Madre dell’avvenuto trapasso del sovrano, lungo la via del ritorno dalla Terra Santa.
Un uomo pratico, dunque, questo Robin, fiaccato ma non tanto dalle fatiche della guerra, che si fa accompagnare da tre gentiluomini di pari rango, ossia arcieri divenuti cavalieri.
Marion (Cate Blanchett) è la vedova di Loxley, quello vero. William Hurt è Guglielmo il Maresciallo, Max Von Sydow sono secoli che fa il vecchio nobile che viene ammazzato, dove lo metti lo metti, e che altro? Ah sì, frate Tuck che non beve birra, ma fa l’apicultore e si stordisce di idromele. Ok, cominciate a intuire la storia?
Lo sceriffo di Nottingham è un coglione patentato e Giovanni Senzaterra, nuovo Re, lo segue a ruota e spesso lo anticipa pure.
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Magari state pensando che questo film faccia schifo. Be’, no. Riesce anche a divertire, credetemi.
Non è il capolavoro al quale molti hanno gridato. Non è neanche un film duro e spietato, disincantato e disilluso sul medioevo, no. È una reinterpretazione, in chiave pratica, come ho detto, di una leggenda inglese, girata con moltissimi soldi e con quel tanto di gusto necessario a non farla affondare prima della fine.
Perché alla fine affonda. Sicuro.
Il problema fondamentale di questo film e di tutti i film del medioevo è, indovinate un po’, il medioevo.
Nessuno riesce a rappresentarlo come si deve.
Le fortezze: o sono decrepite o sono troppo nuove, mai vecchie il giusto.
I dialoghi: sono ridicoli e patinati, forse perché desunti dai documenti coevi, scritti per lo più da monaci che di donne e di religione e di valori cristiani non ne capivano un’emerita ceppa.
Le ambizioni: guardate che a combattere si durava poco, eh? Voglio dire, ok, meglio cavaliere che contadino, ma il cavaliere moriva infilzato dalle lance mussulmane, il contadino metteva al mondo 27 figli. Chi se la godeva di più? Ma qui invece sono tutti ansiosi! Non vedono l’ora di andare a crepare. Mah…
La donna: ma vi pare possibile che una donna minuta (Marion) possa indossare l’armatura (che nella realtà pesava talmente tanto che non ci si sarebbe potuta neanche alzare a fare due passi), salga a cavallo e si metta alla testa di un ridicolo manipolo di marmocchi inselvatichiti e mascherati di Sherwood e vada a contrastare e impedire (insieme all’esercito, ovvio) lo sbarco di Filippo di Francia in Inghilterra?
Lo sbarco: ci ha pensato Spielberg a fare lo sbarco in Normandia. Non è il caso di rifarlo in chiave medievale. Non regge il confronto con Omaha Beach, nun ce so cazzi.
L’agnizione: ma è mai possibile che, dopo che si è presentato il nuovo Robin Hood come un simpatico (e pratico) cialtrone, me lo fai discendere dal solito uomo virtuoso e rispettato da tutti per le sue idee rivoluzionarie? Non può discendere da uno stronzo qualunque? Ancora co ‘sta storia che i meriti derivano dal sangue e non dalle azioni? Cos’è, si vuole ancora giustificare il fatto che chi governa e chi eccelle lo fa per Volontà di Dio? Ma non ne avete abbastanza di queste stronzate?
Se la risposta è no, allora guardatevelo, questo Robin Hood. Vi piacerà.
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