Robin Hood

Creato il 18 gennaio 2011 da Phoebes

di Alexandre Dumas padre

Voto: 3 (su 10)
su aNobii:

[Questa è la storia] del bandito che resta ancora oggi uno degli uomini più straordinari del suo paese.

Robin di Huntingdon è un giovane ingiustamente proscritto dall’indomito cuore di Sassone che combatte l’avversa fortuna e l’usurpatore Normanno prendendo possesso della foresta di Sherwood e dintorni, imponendo salate “tasse” ai ricchi che cercando di passare per i suoi “territori”. Non a tutti, però: solo ai Normanni duri di cuore.

Prendendo spunto dalla recensione in tre parole posso riassumendo brevemente il mio giudizio su questo libro così: come rovinarsi un mito, anzi due.
Il primo mito che mi sono rovinata è proprio quello di Robin Hood. Come avevo già detto nel commento all’ultimo film che ho visto su questo eroe (quello con Russell Crowe), io adoro Robin Hood, è da sempre un personaggio che trovo affascinantissimo, la cui storia mi emoziona in ogni versione! Ho visto almeno quattro film su di lui, un lungometraggio animato, qualche puntata di telefilm e del cartone giapponese, e in più ho letto qualche riduzione per ragazzi, compreso un rifacimento in chiave moderna dal titolo Un Robin Hood nella Foresta Amazzonica. Mi mancava un libro “serio”, e ho puntato su Dumas credendo di andare sul sicuro. E invece mi è caduto un mito.
Il Robin Hood di questo romanzo è un eroe assolutamente piatto. Intendiamoci, io sono abituata agli eroi di Dumas, ma questo è diverso. Prendiamo il mio adorato D’Artagnan: era sempre il migliore, il più forte nei combattimenti, il più astuto nelle strategie, il più valoroso in ogni impresa, ecc ecc, però era comunque un personaggio vivo, con spessore, anche nella sua “perfezione”. Robin invece è assolutamente vuoto, e anche un po’ antipatico.
Ed ecco il secondo mito rovinato: Dumas. Non sono proprio riuscita a ritrovare lo stile che tanto ho amato in altre splendide letture! I dialoghi amorosi erano imbarazzanti per quanto sdolcinati, la trama frammentaria, le avventure quasi tutte noiose e ripetitive. Inoltre, ho riscontrato delle contraddizioni durante la lettura: prima lo sceriffo è anche il locandiere, poi è il barone.. e fin qui potrebbe anche andare, è cambiato, ci può stare. Ma poi torna di nuovo ad essere il locandiere! Ma soprattutto è la gente di Nottingham che mi ha stupito: adorano Robin e sono disposti a rischiare la vita per lui, poi di punto in bianco Dumas dice che hanno paura nel vederlo arrivare con i suoi, e gli accordano fiducia solo perché lo vedono insieme al re, e poi più avanti di nuovo lo adorano. Infine, viene detto ad un certo punto che a Robin nasce una figlia, ma poi non sentiremo mai più parlare di questa bambina. E’ come se in questo romanzo fossero state messe insieme delle storie diverse, e pure alla rinfusa, non nel giusto ordine.
Come se non bastasse, non ho ritrovato nella storia alcuni punti fondamentali e familiari che quasi sempre si incontrano nelle storie su Robin Hood, ovvero non c’è l’amore contrastato con Marian (i due si sposano quasi subito), non c’è il principe Giovanni (compare molto tardi, per gran parte del libo il re è il padre Enrico), il casato di Robin è Huntingdon e non Locksley (ma allora il nome Locksley da dove deriva?). L’unica cosa che per fortuna non mancava era il famoso torneo in cui Robin dà prova della sua abilità spaccando in due la freccia lanciata dal concorrente prima di lui.

Insomma, come ho detto questo libro è stato una grossa delusione! Mi ha preso talmente poco, i personaggi erano talmente mal fatti, che quando ne muore qualcuno mi è importato ben poco! Preferisco di gran lunga il Robin che ho imparato ad amare con film e i cartoni!

Dammi 3 parole

Che amara delusione oppure Come rovinarsi un mito (con una parola in più, ma pazienza!)

Informazioni sul libro

Partecipa a Sfida “Dammi 4 Parole” e IL TAPPABUCHI.
Il segnalibro qui a destra è quello che ho usato durante la lettura, ed è stato realizzato da me in occasione dello scambio di Segnalibri@Tema di Maggio 2010 (tema: PIANTE E FIORI) nel gruppo Readers Challenge.
L’ho scelto perché tra quelli che avevo era il più silvestre, e mi sembrava quindi adatto al libro sul “guardiano” della foresta di Sherwood.
Anche il segnalibro qui a sinistra, dedicato al libro, è mio!

Titolo originale: Robin Hood, le proscrit
Anno: 1873
Casa Editrice: Newton
traduzione di Lucio Chiavarelli
pagine: 186
Robin Hood su aNobii

Trasposizioni commentate

Robin Hood di Ridley Scott

Un po’ di frasi

Nelle prime ore di una bella mattina d’agosto, Robin Hood camminava di buon passo per uno stretto sentiero della foresta di Sherwood. Era solo ma aveva il cuore pieno di gioia e una canzone gli era venuta alle labbra.
[incipit]

Vorresti battermi e farmi impiccare: sarebbe divertente se non fosse impossibile.
Will il Rosso

Così finì la vita del bandito che resta ancora oggi uno degli uomini più straordinari del suo paese.

Da quel momento l’antiquario e il becchino vissero felici e tranquilli. Dio, che rimette ogni peccato a coloro che si pentono, aeva accordato il perdono ai due sacrileghi.
[explicit, selezionare per leggere]


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