Si prenda uno splendido film d’azione e di fantascienza della fine degli anni ’80 nel quale gli sceneggiatori danno sfogo alla loro grande fantasia sul futuro e sul declino dell’umanità, lo si porti poi ai giorni nostri senza aggiungere NULLA di nuovo a quella visione futuribile del mondo, mostrando per paragone una totale mancanza di idee su quello che potrebbe essere un realistico o meno futuro della razza umana e si metta in mano alla regia a un giovane regista brasiliano, che finora ha girato solo film (per quanto apprezzabili) a basso budget e per un target totalmente diverso. Questa è la ricetta per creare il remake di Robocop, uscito nelle sale italiane all’inizio di quest’anno, ma che ancora non avevo avuto il coraggio di guardare. Quando, infatti, il film originale veniva trasmesso in tv nei primi anni ’90, ero un decenne in fervida ammirazione di fronte a cotanta bellezza; totalmente l’opposto di quello che è accaduto con questo nuovo remake.
La storia è molto simile, ma cambia alcuni tratti fondamentali di quello che era ed è sempre stato Robocop. Innanzitutto cambia la premessa iniziale del film: nella versione del 2014, infatti, l’uomo è dotato di robot militari che usa in guerra, ma per usare quella tecnologia nelle strade c’è bisogno che la macchina abbia un po’ di umanità. Nel capolavoro di Verhoeven, invece, Robocop è il primo nato, le macchine complete arriveranno solo dopo, facendo così compiere all’uomo un’evoluzione e non una involuzione nella tecnologia. La morte dell’agente Alex Murphy poi è qualcosa sulla quale potremmo discutere per ore. Nell’originale Murphy moriva in maniera atroce, dilaniato da colpi di fucile dall’intera banda criminale (una scena che porto sempre nel cuore), mentre nella nuova versione un’autobomba risolve la questione…tutto qui? Il cambiamento più radicale, però, lo subisce lo stesso Robocop (e non parlare del colore nero del poliziotto robot): nella pellicola dell’87, infatti, Robocop non sa di essere umano e non ricorda il suo passato, è una macchina con parti organiche. Solo dopo la sua parte umana riaffiorerà, costringendolo a essere più uomo che macchina. Qui Murphy sa benissimo di essere umano (anche se conserva solo la testa, qualche organo e la mano destra…a che cazzo gli serve quella mano??), poi tutto d’un tratto smette di esserlo in un modo veramente fantasioso quanto stupido e infine torna a essere umano a metà, in bilico tra uomo e macchina.
Questo nuovo Robocop è deludente sotto molti punti di vista, insomma, anche se la cosa che lascia esterrefatti è la totale mancanza di nuove idee negli sceneggiatori americani. Passi il fare remake di film famosi per tirar su due spicci, ma il fatto di non essere riusciti ad aggiungere NULLA a questo Robocop che l’altro non avesse (fatto salvo per il wifi e la possibilità di rintracciare i telefonini…cose che negli anni ’80 non c’erano, ma ora sì) denota una pochezza nella capacità di immaginazione. Sono passati quasi 20 anni e l’idea di Robocop è rimasta uguale, non abbiamo più la capacità di immaginare il futuro? Forse è così. Forse siamo così immersi nel “futuro” di tutti i giorni che non riusciamo più a pensare a qualcosa di originale. Già da anni questi remake/reboot/plagi hanno iniziato a stufare e finora non ce n’è stato uno (vi sfido a dire il contrario) che abbia superato l’originale. Perché? Perché l’avidità di denaro non sarà mai paragonabile con la voglia di fare un buon film.