Prendendo la pellicola come film a sé, ovvero senza considerare il capolavoro diretto da Verhoeven del 1987, non siamo molto distanti da quello che è un semplice, moderno e politicamente corretto sci-fi action. Ottimo ritmo, belle ambientazioni, discrete scene d'azione ma zero anima e zero critica etico-sociale. Prendendolo in parallelo col suo omonimo originale, il RoboCop di Padhila si concentra molto di più sulla creazione dell'uomo da mettere sotto l'armatura che sull'atto in sé, andando ad affrontare il discorso etico, che in Verhoeven era tutto rappresentato dall'uso estremo della violenza e dalla martorizzazione dei corpi, su di un piano prettamente retorico e quasi esclusivamente verbale (vedesi i conflitti dello scienziato Oldman così come quelli del conduttore Samuel Jackson).
Il RoboCop del 2014 è un RoboCop con poco appeal, la presenza di Padilha (regista dei due bellissimi e durissimi Tropa de Elite) dietro la macchina da presa è ingiustificata e non appare mai nell'arco dei 117 minuti e, infine, persino gli attori sembrano svogliati non mostrando ciò di cui sono veramente capaci.
Parafrasando quanto già detto poche righe or sono, un banale action.
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