14 ottobre 2012 Lascia un commento
Nella centralissima Piazza Maggiore a Bologna, protetto dall’imponente Nettuno, si e’ svolto il Robot Festival, manifestazione-evento giunta ormai alla sua quinta edizione. Noto e Sakamoto hanno aperto le danze il 27 Settembre e la giornata del 13 Ottobre ha visto la conclusione con diversi live, performance e DJ set, ben distribuiti nel corso della serata dando modo di assistere a diversi eventi.
Alessio Ballerini

Nella diversa struttura narrativa si riconosce l’impronta dell’autore, medesima concezione di simbiosi audio / video che crea legami attraverso la separazione, fedele ancora una volta al Chion-pensiero, asincronicita’ ancor piu’ in evidenza nel contrasto con la danza in video di Simona Borghese, proiezione di tempo in spazio, gesto che diviene segno nell’accompagnamento elettroacustico di Ballerini che in questo distacco immerge suggestioni e spazi profondi, incluso il concretismo del pubblico che indirettamente riconduce ad un certo Cage.
Misticismo di una lunga danza dal respiro di un cosmo lontano. Sempre emozionante.
Alice

Progetto tutto italiano che partendo dalle immagini miscelate delle tante trasposizioni cinematografiche di "Alice nel paese delle meraviglie", tesse un commento audio che vive senza difficolta’ di luce propria, per quando la stratificazione video che si somma alla musicale, aggiunge fascinazione all’intero progetto. Colonna sonora senza interruzioni eppure ben separata nei suoi segmenti, e’ un ritorno all’antica idea di concept album con la curiosa prerogativa di immagini che scansionano il suono e non viceversa come di solito accade ma ripeto, la forza e’ nell’insieme degli incastri eterogenei degli strumenti. Merito di ognuno dei tre strumentisti, Giorgia Angiuli, Jamaica De Marco e Francesco Angiuli che al basso sfoggia anni di esperienza e doti non comuni di musicista esperto e di talento.
Da annotare e seguire ad ogni costo.
Plaid

I Plaid, duo inglese che dai primi anni ’90 sono saliti sul non tanto capiente carro dell’ondata elettronica europea. E’ verso la seconda meta’ dell’ultimo decennio del secolo scorso che imparo a conoscerli e da allora non ho smesso di seguirli sempre con estremo interesse. Trovo in loro una costanza ed un respiro talmente ampio da fargli superare mode e tendenze e nel contempo abbracciare ogni declinazione che il genere permette, laddove etichette diverse come IDM, ambient, elettronica non sono sintomo di incoerenza bensi’ di poliedrico eclettismo. L’esperienza conta eccome e si sente sin dai primi secondi.
Tutto quanto e’ doppio, duplicato ma non sovrapposto, nuovi pattern e bassi profondi del tempo che fu, esplosioni subsoniche che bruciano nella grande caldaia del ritmo. Che la loro musica sia frutto di nuove sonorita’ immerse nel grande passato lo si evince nel susseguirsi dei brani, ben caratterizzati dal tempo trascorso eppure affatto discontinui tantomeno contrastanti. Piccolo viaggio non nostalgico ma pieno di speranza per anni a venire carichi di eccitanti novita’ all’insegna dell’esperienza.
Francesco Tristano

Non ci giro attorno: una delusione. Mi ero preparato all’esibizione ascoltando alcuni suoi lavori da studio, nei vari ambiti piu’ tradizionali sino alle prove piu’ moderne e confesso di non essere rimasto impressionato, non deluso ma nemmeno sbalordito dalle sue doto di musicista ed esecutore. Dal vivo invece la delusione e’ stato completa e totale. Trovo che sprecare tanto talento per risultati tanto minimi sia un vero peccato, laddove poco o nulla funziona a partire dai pattern cosi’ noiosi che nemmeno la piu’ bieca acid-house ci aveva fatto sentire, passando per arrangiamenti spesso improvvisati ed altrettante volte sbagliati, campioni che partono malamente e altrettanto malamente interrotti, volumi sballati, sequenze insensate e persino errori di tempo nell’esecuzione il che su quattro note ripetute sino allo sfinimento, mi pare davvero troppo. Il ragazzo pero’ si divertiva molto e del resto quando hai un pubblico acritico che addestrato ad esultare al solo accenno di un tunz-tunz, forse puoi anche accontentarti.
Qualcosa e’ andato terribilmente storto e l’unica ragione per la quale vale la pensa continuare a seguire la sua strada e’ perche’ davanti a se’ si spera e suppone ve ne sia ancora molta. Non altro.