Conclusi gli spettacoli itineranti, Roccella Jazz Festival è tornato, da mercoledì 22 agosto, nella sua tradizionale location, con i consueti appuntamenti, il pomeriggio un evento presso l’Auditorium Comunale e la sera due concerti all’interno dell’ Anfiteatro al Castello.
Jon Hassell
Ad inaugurare la serie dei concerti serali una produzione originale di Jon Hassell Group (Jon Hassell, tromba, tastiera; Luca Aquino, tromba; Enrico Rava, tromba; Michel Benita, contrabbasso; Rick Cox, chitarra, live samples; Kheir-Eddine M’Kachiche, violino), Sketches of the Mediterranean-Celebrating Gil Evans, volta a rendere omaggio al celebre direttore d’orchestra, compositore, pianista e arrangiatore (1912-1988), che ha saputo conferire alla musica jazz un’inedita aura di creatività, dalla iniziale fase cool, a metà degli anni ‘50 (la collaborazione con Miles Davis), passando per il jazz modale e finendo con la fase elettrica degli anni ’70, caratterizzata da aperture verso il rock e la fusion.L’esibizione del suddetto gruppo è stata certo tecnicamente ineccepibile, suggestiva ed autoriale, per quanto non propriamente trascinante nella sua compostezza, nel profondo rispetto delle sonorità espresse a suo tempo da Evans, alla ricerca di un’insolita armonia tra strumenti diversi, un rincorrersi di dissonanze stranianti, ipnotiche a volte (l’attacco iniziale del contrabbasso di Benita), e morbidezze appena accennate, rese comunque evidenti dalle note delle trombe di Rava e Aquino, per un’esecuzione che è proseguita sino alla fine senza uno stacco evidente tra i vari brani, ma con un’ affascinante soluzione di continuità garantita dalla perfetta integrazione dei vari elementi.
Tom Harrell
Subito dopo è stata la volta di Tom Harrell, The Time Of The Sun (Tom Harrel, tromba, filicorno e composizioni; Wayne Escoffery, sax tenore; Danny Grissett, piano e Fender Rhodes; Ugonna Okegwo, basso acustico; Johnathan Blake, batteria) e, quasi magicamente, ci si è ritrovati immersi in un’essenzialità musicale canonica, limpida ed elegante, che ha contribuito a creare un’atmosfera dai toni onirici: Harrell abbraccia la tromba, diviene tutt’uno con essa, alternando melodia “classica” e sperimentazione con estrema sensibilità, esprimendo una profonda armonia con tutti i componenti della sua band, lasciandogli opportuni spazi per esprimere le loro potenzialità, anche se a predominare sono state le profonde tonalità espresse dal sax tenore di Escoferry, perfettamente integrate con la timbrica di Harrell, sottolineando la particolare continuità ritmica garantita dal piano di Grissett.