Nasce a Triggiano il 13 aprile 1962. Figlio esemplare per
Nel 1989, il destino lo unisce alla storia del giudice Giovanni Falcone. Viene assegnato, come agente scelto, al servizio “scorta”. Con altri colleghi sventa un attentato dinamitardo contro lo stesso giudice alla villa dell’Addaura.
Ma, nel maggio 1992, Rocco Dicillo, orgoglioso come sempre di scortare il giudice, uomo dello Stato esemplare nella lotta alla mafia, nell’esercizio del suo dovere, dopo l’ultimo giro da Punta Raisi per Palermo, all’altezza di Capaci, ha testimoniato con la vita il rifiuto della illegalità, della violenza e della difesa dello Stato. La sua giovane vita si spegne, tragicamente, assieme a quella degli altri agenti della scorta Vito Schifano e Antonio Montinaro. L’auto su cui viaggiavano, venne investita con violenza dalla deflagrazione di una immensa carica di tritolo, l’impatto, tanto forte, fece sbalzare il corpo di Dicillo in un uliveto a più di dieci metri di distanza dal manto stradale.
Nella mente e nel cuore di tutti noi, il 1992 resta e resterà l’anno del dolore. Un anno in cui la mafia, con questo omicidio, ha inferto un colpo durissimo allo Stato e a tutti gli agenti come Rocco Dicillo, che giorno dopo giorno, tra mille pericoli, difendono la nostra sicurezza.
La vita di Dicillo, persa per lo Stato, conferma e rafforza la necessità di tenere sempre alta la vigilanza contro la criminalità e il terrorismo. Per questo abbiamo l’obbligo di non dimenticare!
ONORIFICENZA: medaglia d’oro al valore civile.
“Preposto al servizio di scorta del giudice Giovanni Falcone, assolveva il proprio compito con alto senso del dovere e serena dedizione, pur consapevole dei rischi personali connessi con la recrudescenza degli attentati contro rappresentanti dell’ordine giudiziario e delle Forze di Polizia. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato di stampo mafioso, sacrificava la giovane vita a difesa dello Stato e delle Istituzioni.”
Dal Quirinale 5 agosto 1992
Tratto dal sito: http://www.biennaledicillo.it