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Roderick Duddle di Michele Mari

Creato il 25 giugno 2014 da Vanessa Valentinuzzi

41KdyKc5EEL._Titolo:Roderick Duddle
Autore:Michele MariEditore: EinaudiPrezzo:  22 €
Data di uscita: 15 aprile 2014
Genere: romanzo
Pagine: 485

Roderick Duddle è un romanzo di Dickens scritto da Michele Mari. Sì, avete letto bene. Se dalla copertina non fosse evidente che l’autore è lo scrittore e filologo milanese, attribuirei la paternità di Roderick al grande scrittore inglese.
Il libro si apre come un classico romanzo d’avventura: con una mappa grazie alla quale seguiremo le vicende di Roderick, – un ragazzino di dieci anni, figlio di una prostituta di un equivoco locale, L’Oca Rossa − , che scopriamo essere un giovanotto di Grandi Speranze, ovvero erede inaspettato di una grossa fortuna, quella della famiglia Pemberton. Naturalmente, essendo una storia dickensiana, non possono mancare i cattivi, una serie di loschi figuri interessati al patrimonio dell’orfano Roderick, che viene coinvolto in avventure rocambolesche tra Cork, Castlerough e Glerenmouth. Il ragazzo difatti possiede un medaglione, indispensabile per determinare l’identità dell’erede di casa Pemberton, attorno al quale si dipana la trama. Roderick verrà inseguito da terribili suore, assassini, furfanti senza scrupoli come il cattivo ma divertente Jones, propietario dell’Oca Rossa; si imbatterà in ubriaconi e prostitute, manigoldi e marinai che daranno vita ad una galleria divertentissima di sordidi quanto irresistibili personaggi.

Prendete un pizzico di Sterne, un po’ di Conrad e Stevenson, una generosa manciata di Dickens e otterrete il sorprendente Roderick Duddle. La scrittura di Mari è un’operazione di recupero filologico di quella lingua usata per tradurre la letteratura di ambientazione marinaresca, i grandi romanzi di Richardson, Poe e Melville, aggiuggendo anche un po’ di gusto per lo scabroso comico attraverso un ambiguo personaggio.
Mari ha scelto il punto di vista di un narratore onniscente che si rivolge continuamente  al pubblico con diversi appellativi, con cui assiste  allo svolgersi della storia: «Non farmi dire di più ipocrita lettore, e col favor della notte vieni meco lungo la strada che porta all’Oca Rossa». Altre volte lo blandisce come «paziente lettore» o gli ricorda il suo ruolo di spettatore speciale: «Così vedi anche tu, privilegiato lettore, che è ben difficile stabilire chi fra quelle due creature nel buio fosse più ignorante, più persa, più sola».

Perché leggere un romanzo che ricalca una tradizione letteraria già così ricca? Semplicemente perché Roderick Duddle è un romanzo che nasce dalla contaminazione e da una scrittura “avvelenata” da tante letture, che ha assorbito talmente tante voci da trovarne una propria. Michele Mari ci dimostra che si può rendere omaggio a certe letture, amate a tal punto da diventare una vera e propria ossessione per l’autore, facendo tesoro di un immenso patrimonio letterario per creare un’opera inconsueta e un mondo  affascinante. Inattuale e controccorrente, Roderick Duddle è un mirabile esempio di sortilegio narrativo, da ammirare e dal quale lasciarsi incantare pagina dopo pagina.


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