Ieri sera, 26 novembre alle ore 18.00, al Museo Madre di Napoli, sito in via Luigi Settembrini, l’arte ha incontrato il diritto giuridico: svoltasi nella Sala delle Colonne, la conferenza stampa facente parte del ciclo MadreScenza, ha dato modo di far esprimere personaggi di rilievo che intorno a queste due materie hanno gravitato e continuano a gravitare, dedicando a esse la vita e la carriera.
“Arte, diritto, mercati. Dall’arte concettuale all’arte contrattuale”: questo è il titolo che è stato dato all’appuntamento pomeridiano avvenuto successivamente al seminario mattutino a cui hanno partecipato alcuni studenti degli istituti superiori nella Biblioteca del primo piano. La conferenza del pomeriggio, appartenente alla rassegna proposta dalla Fondazione Donnaregina (ciclo di incontri, seminari, conferenze stampa e laboratori per le arti contemporanee – ndr) è stata popolata da giornalisti e molti avvocati, in quanto l’evento è stato accreditato formativo, obbligatorio e professionale per l’Ordine degli Avvocati di Napoli, in quanto valore aggiunto della conferenza è stato lo splendido intervento del professor Stefano Rodotà, noto giurista, politico e accademico italiano. Degno di nota è stato il suo cursus honorum che lo ha visto Vicepresidente della Camera dei Deputati, Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali e Presidente del Partito Democratico della Sinistra.
Prof. Stefano Rodotà.
Perché l’arte è un bene pubblico e attraverso quali leggi possiamo favorirne una giusta e totale fruizione comune? Questo è stato l’argomento nevralgico, lo spunto di riflessione intorno al quale i vari protagonisti della conferenza hanno tentato di dare una risposta. Illuminante è stato l’intervento del prof. Rodotà che ha gettato l’attenzione su chi, secondo la giurisdizione, debba «parlare in favore dei beni comuni, chi tutela l’ambiente e chi si occupa della tutela per il Patrimonio dell’Umanità?»; sorprendente e con una preparazione che ha spaziato dai marmi di Lord Elgin ai Bronzi di Riace, dall’articolo 42 della Costituzione ai titoli sensazionalistici de Il Corriere della Sera (I poeti sono un bene comune – ndr) Stefano Rodotà è riuscito a fornire una spiegazione esaustiva, tale da poter asserire con convinzione che «per i beni comuni possono e devono parlare chiunque abbia le potenzialità per interpretarli», restituendo quindi alla collettività il piacere di poterli studiare e amare.
Questo tema così attuale di dibattito culturale, ha visto anche l’esplorazione della riflessione giuridica con l’intervento dell’avvocato Vincenzo Improta, Vicepresidente OUA (Organismo Unitario Avvocatura – ndr) che ha puntato i riflettori sui beni comuni della Campania attraverso due simboli importanti: una mela annurca, paradigma dell’agricoltura della Terra dei Fuochi, e una lista di ben 5 pagine di siti archeologici sparsi su tutto il nostro territorio. Con particolare riferimento agli aspetti giuridici ed economici, toccante è stato l’intervento del critico d’arte Anna Detheridge, teorica delle arti visive e curatrice di innumerevoli mostre e rassegne.
Anna Detheridge
Il Museo Madre si presta ancora una volta e offre i suoi spazi per disquisizioni attuali e dibattiti concreti che cercano di porre l’accento su cosa sia l’arte, cosa s’intende per bene comune e cosa rappresenti per la collettività il bene pubblico, così difficilmente tutelato e valorizzato nella nostra società.