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Rollerball

Creato il 20 aprile 2011 da Robydick
Rollerball1975, Norman Jewison.
Avevo sbiaditi ricordi di questo film visto in età adolescenziale. Ricordavo le scene spettacolari, la violenza del gioco, l'eroico James Caan nella parte del protagonista Jonathan e già questo bastava a tenerlo tra i miei Cult. Ora, dopo accurata e goduta visione casalinga con numerosi rewind a ripetere alcune scene, ho apprezzato anche altro e il film risiede a pieno diritto nell'Olimpo, altra prova d'eccellenza di Norman Jewison.
E' un mondo totalmente privo di geo-politica quello del 2018, anno dell'ambientazione. Si potrebbe dire che ha una sorta di geo-economia: non ci sono stati o regni, ma solo poche Corporazioni (così vengono chiamate) che governano tutto il mondo. A capo di queste, i massimi dirigenti decidono le sorti del pianeta, sia a livello macro che micro, tanto che la vita di ogni singolo individuo è monitorata e programmata. Materialmente tutto funziona alla perfezione, c'è un diffuso benessere, la povertà è sconosciuta. Non esistono guerre né violenze di sorta, tranne una, mascherata da sport: il Rollerball. Dentro un anello tipo velodromo 2 squadre su pattini appoggiate da motociclette si affrontano per infilare una palla di acciaio in un buco, una via di mezzo tra ciclismo su pista ed hockey estremamente violento, anzi violentissimo tanto che è normale ci siano morti o feriti gravi.
Jonathan è il capitano della squadra di Houston, campioni mondiali in carica. Freschi vincitori contro il Madrid ai quarti si preparano ad affrontare i terribili giapponesi di Tokyo in una sfida che ha una novità importante: sarà senza penalità, il che significa: senza esclusione di colpi. Senza dubbio il più grande giocatore di sempre, da oltre 8 anni in carriera in uno sport dove i giocatori durano al massimo 2 o 3, Jonathan viene convocato da quello che è il dirigente di Energy, la corporazione a cui lui fa capo, il quale gli comunica che deve smettere di giocare. Non è la sola "imposizione sgradita" che subisce, solo che adesso non è più disponibile ad accettarla e continuerà a giocare Jonathan, sfidando regole nelle partite sempre più assurde e orientate al massacro e contemporaneamente sfidando un Sistema che nessuno osa contraddire. Tutto questo fino ad un finale di grande epica e significato, che ho trovato incoraggiante dopo quasi 2 ore di terrore di orwelliana memoria.
Confermo la spettacolarità e la violenza del Rollerball in quanto sport. Fortunatamente non esiste, anche se ho visto partite di Hockey su ghiaccio che non si discostavano di molto. Però dopo la prima partita col Madrid, che introduce di fatto la storia, già dall'incontro a Tokyo ogni sequenza della partita assume doppi e tripli significati. Dietro c'è l'ostinazione di Jonathan nel voler capire perché le Corporazioni lo vogliono escludere.
Il film ha un ritmo perfettamente bilanciato: europeo, quasi francese nei momenti di vita quotidiana (mi ha ricordato molto i tempi di "Fahrenheit 451"); americano alla grandissima nel giallo e nell'azione.
Tutto verrà risolto alla fine. Nessun dubbio verrà lasciato né a Jonathan né allo spettatore sulle ragioni delle Corporazioni. Ne arriveranno invece tanti di dubbi, a me perlomeno sono giunti, su quanto in realtà alcuni poteri economici siano in grado già oggi di condizionare in modo determinante la politica, funzione quest'ultima che non di rado mi pare vestire un ruolo di fantoccio asservito. Film che vede lungo, come vide lungo Orwell e che bisognerebbe capire, una volta per tutte, che non si parlava di un solo modello politico e sociale in quei libri.
Imperdibile e godibile anche in più visioni.

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non ha bisogno di presentazioni


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un vero mega computer dei tempi, lo SPERRY UNIVAC 


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questo non è un luogo inventato ma il famoso palazzo della BMW di Monaco di Baviera.


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Adesso un po' di musica:

Cosa c'entra il famoso Adagio di Albinoni? E' un pezzo ricorrente durante il film, che viene invece aperto e chiuso dalla Toccata e Fuga in Re minore di Bach.
Si usava tantissimo ai tempi la musica classica nella fantascienza, indimenticabile ad esempio l'inizio "straussiano" di Odissea 2001. Forse era anche una fantascienza più storica che spettacolare, che cercava in ipotesi di futuro le risposte a situazioni di attualità. In questo senso la musica classica crea un equilibrio, tra il futuro che viene mostrato e il passato dove risiedono le radici dell'uomo.

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