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Rolling Stones italiano, i segreti di Karl Lagerfeld e Asor Rosa

Creato il 14 aprile 2011 da Olga

Rolling Stones italiano, i segreti di Karl Lagerfeld e Asor Rosa

Ieri ho letto per la prima volta Rolling Stones italiano. Devo ammettere che ho sempre avuto degli enormi pregiudizi, questo solo per il nome. Non è che abbia dei problemi con i Rolling Stones, ma mi piacciono i magazine che vengono “localizzati”, quindi per l’italia un “Baccini rotola” mi avrebbe attratto di più…
Tant’è, capiamo che Rolling Stones è un “format”, che già nel titolo nasconde il motivo delle copie che vende – già leggiamo poco, figurati se ci mettiamo poi a comprare  giornali dai titoli alternativi. Niente cricche se si deve vendere, questo l’imperativo italiano. Ma se avessi soldi vi giuro, la proverei una cosa alternativa.
Ho letto un’intervista Karl Lagerfeld  di Chanel e ho scoperto che

1) Questi non conosce l’esistenza di Rolling Stones versione italiana (vedi, vedi… se si fosse chiamato Baccini rotola magari…)

2) Si narra che Lagerfeld abbia 2-3 assitenti che gli riempiono i suoi Ipod di roba nuova. Un mestiere invidiabile, per qualcuno. Immaginiamoci questi 3 nerd (per la precisione, 2 uomini e 1 donna; 2 eterosessuali e 1 omosessuale; 2 anarchici e 1 comunista – speriamo che il singolo non sia sempre lo stesso), piazzati davanti a dei mac con cuffie da hipster non griffate perché Lagerfeld regala le cuffie Chanel ai suoi amici rapper.

3)Secondo Lagerfeld mai come in questo periodo musica e moda vanno d’accordo; aggiunge, ridendo: “come armi e droga”.

4) tra i collaboratori del mese di aprile c’è una certa Paola Antonelli. Il direttore di Rolling Stones è Carlo Antonelli. Cose da segnalare al deboscio, a meno che questi non sia amico stretto di Antonelli, probabilissimo. (Prima o poi mi sgameranno e mi faranno un gran culo sul web)

Poi stamattina leggo Ferrara sul Foglio che dice che Asor Rosa sta organizzando un colpo di stato- ipotesi fantascientifica- ma ormai niente può più  stupirci. Poi però penso ai saggi letterari del professore e mi dico: magari, magari…


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