Ma la Regione minimizza. La Polverini e l’Assessore alla sicurezza presentano un rapporto con i dati sulla criminalità laziale fino al 2010: gli assassinii sembravano in calo, ma aumentavano i tentativi di omicidio. Dal 2011 boom di delitti.
Crescono le denunce di estorsione. Sequestrati alle mafie quasi 300 immobili e cento aziende.
Presentare a fine 2011 un rapporto sulla criminalità fino al 2010 per dire che le cronache giornalistiche dell’ultimo anno sugli omicidi e la criminalità organizzata nella Capitale sono esagerate. La Regione Lazio ci ha provato ieri con tanto di Polverini sorridente in conferenza stampa, e pare esserci quasi riuscita. Alla presentazione del rapporto elaborato dall’Osservatorio tecnico scientifico per la sicurezza e la legalità nel Lazio, insieme alla Polverini, c’erano anche Giuseppe Cangemi, assessore alla Sicurezza, e il presidente dell’Osservatorio Rosario Vitarelli. Oggetto della conferenza: 455 pagine di numeri, grafici e soprattutto tabelle; numero di denunce e tasso di criminalità comune per comune, reato per reato.
Morale della conferenza: dal 2006 al 2010 sia i reati denunciati sia il tasso di criminalità (il numero dei reati commessi in un anno ogni 10mila abitanti) sono diminuiti. E non solo, in generale, nel Lazio. Ma anche a Roma, dove da mesi le cronache locali raccontano di omicidi, aggressioni e clan criminali, nel 2010 gli omicidi volontari si sono quasi dimezzati: da quaranta a ventuno in un anno. Così la notizia passa di agenzia in agenzia, di giornale in giornale. Bisogna arrivare fino a pagina 179 per leggere che poi c’è stata «una marcata inversione di tendenza» e che solo «nei primi sei mesi» del 2011 «sono stati consumati, nella provincia romana, venti omicidi». Di più: «la quasi totalità» di questi omicidi è il prodotto della criminalità organizzata: guerre tra bande locali «per l’egemonia dello spaccio di droga in alcuni importanti quartieri della capitale e dell’hinterland romano».Inoltre basta sommare agli omicidi andati a segno il numero di tentati omicidi per rendersi conto che nel 2010 il numero di aggressioni non è affatto diminuito. Solo nel 2009 sono calate, dopo tre anni di crescita ininterrotta.
Ma a contrastare queste aggressioni, a fronte dell’aumento degli omicidi nell’ultimo anno, lo Stato schiera sempre meno uomini. Lo denuncia, in un’intervista rilasciata ieri a Paese Sera, il segretario romano del Silp Cgil (Sindacato Italiano Lavoratori Polizia) Gianni Ciotti: «In provincia la squadra mobile è l’ufficio principe che contrasta la criminalità, negli anni ‘80 c’erano circa 370/400 persone ed era il reparto meglio equipaggiato in termini di risorse umane e tecnologiche. Oggi sono 280 le persone che lavorano alla squadra mobile, con pochissimi mezzi e risorse tecnologiche. Stamattina un collega che si occupa di omicidi è venuto nel mio ufficio per usare il computer per scrivere una relazione, nel suo reparto hanno a disposizione solo uno. Per risolvere un omicidio ci vogliono almeno dieci persone: 4 per le intercettazioni se si hanno i telefoni sotto controllo, 3 per i pedinamenti esterni a voler essere parsimoniosi, e 3 per sentire la gente a verbale. Mediamente la sezione omicidi di Roma ha 30 persone con un carico di lavoro di 18/19 omicidi. Fatevi i conti».
Insieme agli omicidi, calano anche le denunce per traffico di stupefacenti: nel 2010 gli investigatori hanno sequestrato solo metà degli stupefacenti che erano riusciti a recuperare l’anno prima. Ma il totale degli stupefacenti sequestrato è ancora enorme: quasi due tonnellate. Le droghe più sequestrate nella regione sono, in ordine, cocaina, hashish, marijuana ed eroina.Nel 2010 le forze dell’ordine hanno sequestrato, nel Lazio, un quinto di tutta la cocaina sequestrata in Italia, perché nel Lazio la droga arriva da tutto il mondo. Avevamo già raccontato che proprio nel 2010 a Fiumicino erano stati arrestati dalla Finanza dodici cittadini sudamericani che trasportavano, «occultati in ovuli ingeriti», un totale di dieci chili di cocaina pura. L’aeroporto di Fiumicino «continua ad essere un luogo di passaggio di corrieri di droga», scriveva a febbraio l’Osservatorio Codici. I dati del rapporto rilasciato ieri dalla Regione sono ancora più allarmanti: Fiumicino è il comune con il più alto tasso di criminalità della provincia, 1122 denunce di reato l’anno ogni 10mila abitanti. Un record limite, che l’Osservatorio giustifica proprio con la «presenza dello scalo aeroportuale internazionale».La carta del tasso di criminalità del Lazio presentata dall’osservatorio (qui a lato rielaborata da AgoraVox) evidenzia che i comuni con il più alto tasso di criminalità si trovano per lo più distribuiti lungo il litorale. Spesso coincidono con i territori a più alta concentrazione mafiosa della regione.
A Roma, nel 2010, le denunce per reati di mafia sono diminuite, ma l’emergenza delle infiltrazioni della criminalità organizzata persiste, e si chiama riciclaggio. Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati, aggiornati al primo luglio di quest’anno, nel Comune di Roma sono stati sequestrati alle organizzazioni mafiose 292 immobili e 96 aziende. Nell’ultimo anno nella capitale sono stati sequestrati alla criminalità organizzata oltre 330 milioni di euro. Le mafie, a Roma, evolvono, si ingegnerizzano, fanno operazioni finanziarie sofisticate, oltreché morti. Il 16 settembre scorso sono stati arrestati Nicola Delfina e Sandra Zoccali, la sua compagna. Lui è accusato di avere concesso almeno 2660 polizze abusive tramite la Congafid, un consorzio di garanzia fidi che destinava i fondi a società di centri estetici. Lei era la proprietaria dei centri estetici, e anche dell’Antico Caffè Chigi di Roma, sequestrato a luglio dalla Dia che lo ritiene proprietà della ‘ndrangheta.Scrive l’Osservatorio della Regione: «Rimane (…) quanto mai alto per le organizzazioni mafiose l’interesse a costituire articolazioni logistiche nel Lazio e soprattutto a Roma, in un contesto che offre grandi opportunità per il reinvestimento di profitti illecitamente accumulati e per l’avvio di attività imprenditoriali, soprattutto neI settore dell’edilizia, delle società finanziarie, del commercio, della ristorazione, dell’abbigliamento, dello smaltimento dei rifiuti, delle concessionarie di auto. Molteplici riscontri, d’altronde, portano a ravvisare, come è stato rilevato anche da altri autorevoli organismi istituzionali, un progressivo spostamento delle pratiche e degli interessi mafiosi ben oltre i confini del Mezzogiorno, con un coinvolgimento diretto anche del Lazio e di altre regioni del centro-nord Italia (in particolare Emilia Romagna, Lombardia, Liguria e Piemonte)».
Mentre aumentano le denunce di estorsioni, a Roma calano quelle per usura: secondo i dati di Sos Impresa paga il pizzo un un’attività commerciale su tre. Ma anche l’usura non starebbe diminuendo: sono pochi quelli che hanno il coraggio di denunciare. Nelle mani degli usurai, secondo l’associazione, ci sarebbe quasi il 35 per cento dei commercianti, contro il 34% della Calabria e il 32% della Campania. Un giro d’affari di oltre tre miliardi di euro. Che fa del Lazio la prima regione per vittime dell’usura in Italia.
Federico Pignalberi
Agoravox Italia