Ieri Roma è stato teatro di scontri tra tifoserie, protagoniste sia le tifoserie delle squadre che hanno disputato la partita, Napoli e Fiorentina, sia gli ultras romani.
Il bilancio è di 10 feriti, quasi tutti napoletani. Tre di questi sono stati feriti da una pistola, ritrovata in un ex vivaio di Tor di Quinto, nei pressi dello stadio. Non si conosce ancora bene la dinamica della sparatoria. Gli inquirenti hanno dichiarato tramite comunicato stampa che a sparare sarebbe stato Daniele De Santis. L’ultrà romano noto con l’appellativo di Gastone, ha precedenti e fu tra i capi della curva giallorossa che bloccarono il derby nel 2004.
Da anni non può accedere allo stadio perché sottoposto al daspo. La dinamica al vaglio sembra essere questa: i tifosi napoletani provocati da insulti del De Santis, presso un circolo dove egli lavora, lo hanno circondato e aggredito. Questi nello scappare ha sparato i colpi di pistola che hanno colpito tre napoletani. Il più grave dei tre è Ciro Esposito, di 30 anni, che si trova al Policlinico Gemelli e sta subendo un delicato intervento chirurgico. Lo scontro è avvenuto verso le 19, ma già ore prima Roma invasa dalle tifoserie ha visto altri scontri.
Tafferugli tra fiorentini e napoletani sono avvenuti nel tardo pomeriggio per poi sfociare a Ponte Milvio in scontri con le forze dell’ordine. Un folto gruppo di ultras ha lanciato contro i militari bottiglie e altro materiale. Anche nei pressi dello stadio ci sono stati momenti di tensione, anche dopo l’evento culminante degli spari. Dentro lo stadio la notizia si è subito sparsa e ha seminato tensione con conseguenti lanci di bombe carta e lacrimogeni. Subito gli ultras napoletani hanno chiesto di sospendere la partita. Sono stati notati movimenti strani nella curva napoletana di rappresentanti della questura che discutevano con il capo ultrà Gennaro Pecoraro, meglio noto come “Gennaro ‘a carogna”, figlio del capo clan Misso nel rione Sanità.
Gli inquirenti hanno oggi smentito la trattativa che ci sarebbe stata tra “stato e camorra” affermando: “Società, federazione e forze dell’ordine erano tutti concordi sul fatto che la partita si sarebbe giocata”. Con 45 minuti di ritardo la partita è infatti stata disputata con fischi durante l’inno di’Italia cantato da Alessandra Amoroso.
Resta comunque il fatto che il capitano del Napoli Marek Hamsik e alcuni funzionari della stessa questura
hanno fatto più volte spola nella curva per parlare con “Gennaro a’ carogna”. A far discutere è anche la maglia indossata dal capo ultras partenopeo, che recava la scritta “Speziale libero”. Immediata è stata reazione della vedova di Raciti, poliziotto ucciso nel 2007 a Catania nel corso di alcuni scontri tra tifosi. Proprio lo Speziale reclamato libero da “’a carogna” è stato condannato per l’omicidio di Raciti, anche se alcuni filmati affermano che il poliziotto sia stato colpito dalla camionetta dei colleghi in retromarcia. Marisa Grasso ha dichiarato: ” Ieri sera ho visto la debolezza dei vertici dello stato. Lo stato ha perso“.La questura si difende sostenendo che non c’è stata alcuna trattativa ma solo un’informativa ai tifosi partenopei sulle condizioni del tifoso sparato.
Alla partita erano presenti anche Matteo Renzi con la famiglia e Pietro Grasso. Proprio di quest’ultimo è stato il primo commento via twitter: “Sto andando all’Olimpico per premiare #FiorentinaNapoli. Scontri con feriti gravi. Questi non sono tifosi ma solo delinquenti!“.
Altra giornata di calcio, uno sport che dovrebbe unire gli italiani macchiata dal sangue e dalla violenza.