Magazine Attualità

Roma: curve ancora divise dalle barriere

Creato il 16 marzo 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

Sono ormai passati parecchi mesi da quando gli Ultras della capitale hanno cominciato lo sciopero del tifo, ma le barriere non verranno tolte.

Quest’estate sono stati realizzati i lavori per la divisione delle due curve dello stadio Olimpico di Roma. Tali lavori hanno portato alla costruzione di barriere semi-mobili che dividono la Curva Sud (Roma) e la Curva Nord (Lazio) in due aree distinte e non comunicanti. Altri interventi hanno portato all’innalzamento di massicce barriere tra il settore “distinti” e le curve. Secondo il prefetto Gabrielli, il fine di tale realizzazione, è quello di diminuire gli episodi di violenza e proteggere l’incolumità dei tifosi. Troppo spesso infatti, la Curva Sud (8537 posti) e la Curva Nord (8576 posti) arrivavano a contenere oltre 12000 tifosi. Del resto, da sempre, il tifo caldo di ogni società calcistica è concentrato in Curva e, chiunque, potendo, cerca di raggiungere tale settore che si distingue per calore, cori e coreografie. Questa opera però, cominciata in estate, ha portato alla riduzione di circa 3000 posti e non pochi disagi per coloro che avevano già sottoscritto l’abbonamento annuale e che si sono ritrovati a dover cambiare settore o dare disdetta dell’abbonamento. Amici che da sempre hanno confidato nello stadio, quale luogo di ritrovo, si sono trovati, all’improvviso, separati da un muro artificiale. Gli ultras della Capitale considerano tale opera un’ingiustizia e una grave limitazione alla libertà personale. In questi ultimi anni, inoltre, quest’ultimi lamentano una repressione troppo dura nei loro confronti, consistente in continue limitazioni e Daspo che si realizza, con tanto accanimento, solo a Roma. Tutto ciò ha portato a una mobilitazione di massa da parte di entrambi i gruppi ultras della Capitale, che ormai da mesi disertano di assistere alle sfide giocate allo stadio Olimpico e seguono la squadra solamente in trasferta. La Curva Nord laziale ha addirittura lanciato una petizione per contrastare questo provvedimento del prefetto.

Accantonando, però, le ragioni degli ultras, è possibile trarre delle conclusioni su quelli che dovrebbero essere i risultati ottenuti. Nemmeno troppo inaspettatamente, questi mesi hanno messo in luce la totale inutilità delle barriere. La violenza sebbene venga chiamata impropriamente “violenza negli stadi” non avviene quasi mai all’interno degli impianti, bensì fuori. L’interno è ormai sorvegliato da centinaia di telecamere a circuito chiuso che permettono di scrutare ogni movimento e, di conseguenza, giustificare la divisione affermando che sia funzionale all’aumento della sicurezza è pure utopia. Del resto, queste strutture sono state vietate dalla stessa UEFA che chiede, al contrario, che gli stadi si orientino verso un’eliminazione delle barriere tra i diversi settori e tra il campo e gli spalti. La decisione del prefetto si è orientata esattamente nella direzione opposta e ciò ha fatto sì che, in occasione delle partite di campionato, le squadre romane presentino le barriere divisorie, mentre nelle sfide europee, le stesse vengano rimosse perché contrarie al regolamento UEFA. Se poi si guarda al passato, è inevitabile pensarle come strumenti assolutamente negativi e pericolosi. Le più grandi tragedie sportive che videro coinvolti i tifosi (Heysel e Hillsborough), avvennero proprio a causa della presenza di reti e barriere che impedirono ai tifosi di muoversi e scappare. Questo ci porta a dire, dunque, che le strutture divisorie, più che andare a tutelare l’incolumità degli spettatori, aumentino la pericolosità per gli stessi.

Ormai non manca molto alla fine del campionato e stante le parole del prefetto, deciso a non fare passi indietro, almeno fino al termine di questa stagione, sarà molto probabile che gli ultras capitolini continuino con la loro protesta. Senza dubbio è un gesto significativo e coraggioso, che ha portato alla solidarietà da parte di altre tifoserie. Purtroppo, però, a rimetterci sono le squadre orfane di coloro che incessantemente cantano e incitano per 90 minuti, e più in generale il calcio italiano sempre più povero di spettatori. L’augurio è che queste barriere possano essere rimosse presto, di modo che i tifosi possano tornare a sostenere le loro amate squadre e facciano cessare quel silenzio irreale che ormai contraddistingue l’Olimpico. Del resto lo stadio dovrebbe essere un luogo ove far festa e cantare il proprio amore alla squadra e non un luogo militarizzato. Dovrebbe essere un luogo di unione e non di divisione, un luogo dove padre e figlio condividono la stessa passione e non un luogo dove padre e figlio si ritrovano divisi.

Lo stadio Olimpico si sta pian piano riempiendo nel pregara di #RomaFiorentina: seguici in diretta su #RadioBruno pic.twitter.com/7rVFDiA1Jv

— PentasportRadioBruno (@ilPentasport) 4 marzo 2016

Tags:barriere,Italia,Lazio,olimpico,roma,sciopero,Serie A,tifosi

Related Posts

AmbienteAttualitàBlogItaliaPolitica

Referendum 17 aprile: Guida al voto

Altri SportBlogIl corriere SportivoSport & CuriositàSports

Sei Nazioni: nuova sconfitta per l’Italia

BlogCalcioIl corriere SportivoSerie ASport & CuriositàSports

Fanta … sticando. Chi schierare, chi evitare!

BlogMedio OrientePrima PaginaReportageSiria

Vertice europeo sulla Siria. La tregua regge. La fiducia dell’Onu


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog