E’qui che ogni anno, l’8 dicembre, viene celebrata la SS messa dell’Immacolata dove vengono rinnovate le promesse di castità, obbedienza e povertà da parte dei "Figli dell'Immacolata Concezione" la congregazione alla quale appartiene Monsignor Franco Decaminada.
Quest’anno però, lo scenario era più burrascoso del solito e non certo per il tempo. Il termometro a Roma non è ancora sceso sotto lo zero e a dire il vero, nemmeno quello degli animi dei dipendenti dell’IDI, del San Carlo e di Villa Paola che non percepiscono regolarmente gli stipendi e, da qualche giorno, hanno deciso di fare dei presidi proprio sotto i loro posti di lavoro.
Ma andiamo per ordine.
E’ del 27 ottobre scorso l’inchiesta fatta da Emiliano Fittipaldi per L’Espresso dove, a trapelare era molto più di un semplice presidio.
Sebbene di questi tempi l’Italia, da Trapani a Bolzano è assediata da presidi di lavoratori che rivendicano i loro diritti(uno fra tutti la retribuzione per il lavoro svolto), quello contro la Congregazione a cui appartiene Franco Decaminada sembra essere diverso. Al monsignore in questione, è stata affidata la gestione dell’Idi e del San Carlo.
Sono loro che affermano « l’IDI che eroga servizi potrebbe autofinanziarsi, però non ci pagano gli stipendi e non pagano nemmeno i fornitori che iniziano a latitare, e pare ci sia un debito di circa 300/400 mln di euro»
A smentirlo Ruggero Valentini l’unico che si concede alla massa e alla stampa e che rinnega ritenendo falsa ogni parola scritta dal collega dell’Espresso.
Qui il problema.
Già, perché di euro, pare che l’IDI, nello specifico, ne riceva giornalmente ma, non si sa che fine facciano.
A dire il vero, qualche malalingua afferma che Decaminada, che oggi si è negato tanto alla stampa quanto ai lavoratori che hanno movimentato anche la fine della messa all’interno dell’Istituto Dermatologico capitolino, reinvesta il denaro in entrata in Italia e all’estero.
Oggi ai lavoratori degli istituti che si presentano in banca non vengono concessi mutui o prestiti perché, le loro buste paghe non sono una garanzia.
Non solo.
Prima di fare un esposto in Procura, che presenteranno nei prossimi giorni, i lavoratori hanno inviato una lettera al Cardinal Bertone spiegando la situazione e chiedendo risposte che, ad oggi, con il Vaticano tutto, non si è degnato di darne almeno una.
E più si scava più, all’interno di questa vicenda si ritrovano investimenti e nomi poco chiari. Sugli investimenti anomali ne aveva accennato il collega dell’Espresso mentre sulle persone poco chiare, risalta, fra tutte, l’avvocato Pietro Deodato.
Il sessantenne è stato accusato nel marzo 2010 di aver sottratto denaro appropriandosene indebitamente. In quell’occasione il giudice preliminare di Viterbo, ha prosciolto due frati della Congregazione dei “Figli dell'Immacolata Concezione” ritenendo che non ci fosse la consapevolezza da parte dei due che il denaro ricevuto dall’avvocato Deodato, provenisse da illeciti.
Una parentesi che chiudiamo subito per non creare ulteriore caos ma che ci ripromettiamo di ampliare prossimamente. Il presidente e i consiglieri, continuano a dare la colpa di molto alla regione Lazio che però, strano ma vero, questa volta non c’entra nulla, anzi.
E’ proprio la Polverini ad attendere delle proposte accettabili da parte dei frati, i quali, a detta dei lavoratori, non hanno ancora firmato la convenzione con la stessa regione Lazio.
Ma perché tanto mistero? Cosa si nasconde dietro al bilancio degli istituti? Perché i frati dell’obbedienza, della castità e della povertà, carismatici di sanità, assistenza alla gioventù disagiata e assistenza agli anziani, non si esprimono e continuano a negare delle risposte legittime?
La versione al momento a nostra disposizione, infatti, è solamente quella dei lavoratori perché sia Decaminada, sia Paritanti oggi si sono più volte negati.
Al posto loro interviene Ruggero Valentini, Superiore-Generale (perchè un monaco) dell'intera congregazione amico di Decaminada il quale invita quei lavoratori che chiedono risposte, all’amore. Un intervento, ovviamente,fischiato.
Per farne capire il motivo, un lavoratore, alza la figlia che tiene in braccio e grida “e a lei che le do a mangiare solo amore?”
Nel frattempo la classica messa finisce e i lavoratori non mollano.
Aspettano Decaminada al varco ma lui, si barrica in Chiesa pur sapendo che a pochi passi dalla casa di Dio, lo stanno aspettando per dare inizio alla classica festa.
Provo ad avvicinarlo per chiedergli una dichiarazione ma mi dice “oggi è un giorno di festa, mi lasci in pace”. Già oggi è un giorno di festa, ma lì lo è solo da una parte del cancello, dall’altra, i lavoratori dopo 30 anni in cui hanno partecipato ai festeggiamenti, per la prima volta protestano.
Purtroppo non trovano nessun motivo per festeggiare, al contrario vengono soffocati dalla preoccupazione per la loro stessa sorte.
Al momento non risulta aperta nessuna inchiesta da parte della magistratura che invitiamo ad intervenire prima che sia troppo tardi per il “San Raffaele” di Roma.