Alessandro Ambrosini
Ma guardiamo con occhio attento quello che è successo nel quartiere Pisana alle 14.15/14.30 di un martedi di Gennaio.
Una smart arriva in via del Fontanile Arenato, il quartiere è la Pisana. Una zona tranquilla, abitata da professionisti e vip della capitale. Una zona residenziale dove le vie sono dedali stretti tra case e villette.
A bordo della macchina Antonio Maria Rinaldi, 64 anni originario di Salerno e un suo amico. Mentre parcheggia la Smart nel garage si avvicina un uomo con il volto coperto, probabilmente da un passamontagna. Chiede soldi l’uomo mascherato con la pistola in mano. Non si capisce a che titolo, ma vuole moneta sonante.
Rinaldi si rifiuta, forse lotta e il killer spara un colpo. Non un colpo al bersaglio grosso, al corpo. Spara in testa e la volontà nel volerlo uccidere trova pochi dubbi. L’uomo scappa e l’amico rimane in stato di choc. Non avvertirà neanche la polizia, sarà un passante a chiamare il 113.
Nello stesso stabile ad agosto c’era stata un furto a mano armata da 60.000 euro, con madre e figli tenuti sotto mira dai rapinatori.
Tutto sembra tragicamente chiaro. Ma chiaro non è niente. La vittima è un pregiudicato per droga, ma è una storia vecchia di 14 anni, lavora nell’ambito delle aste giudiziarie e questo è già un campanello che merita attenzione.
Il mondo delle aste giudiziarie è un mondo malato e i suoi virus malevoli riguardano criminalità e usura nello specifico.
Virus che si mischiano a società che falliscono a comando, virus che si insinuano tra persone in difficoltà. E’ un fatto assodato: i grandi e piccoli usurai sono sempre presenti e informati su queste aste. Boccone gustoso per tutti e a volte combattuto.
La modalità d’esecuzione , per una rapina, è fuori dalla normalità.
Il presunto rapinatore, che arriva pistola spianata, chiede dei soldi e visto che il presunto rapinato non vuole dargli niente gli spara in testa. Comportamento esagerato, a meno che il rapinato non avesse con lui una borsa piena di contanti o li tenesse in casa. Difficile, non è stato ritrovato niente di tutto ciò.
E poi perché proprio lui, che non era da solo, in una zona poco adatta alla fuga ? I vicini di casa non hanno sentito niente, altro elemento interessante, uno sparo dentro nella tranquillità di un quartiere residenziale si sente chiaramente. Soprattutto se avviene in un garage.
Ha usato un silenziatore? Ma un rapinatore usa il silenziatore? Molte domande, che si sono posti anche gli inquirenti tanto da bollare successivamente l’omicidio come un agguato. Giustamente. E giustamente l’indagine è stata acquisita anche dalla direzione distrettuale antimafia. Modalità troppo simili ad altri omicidi avvenuti nella capitale.
Non sono tutti fatti che si possono legare l’uno all’altro, ma molti hanno un profilo molto simile e quindi con la possibilità di essere collegati nell’ambito di una malavita in costante movimento.
Lotta tra bande? Sicuramente, ma non solo. L’uso delle pistole coatte per colpire nemici o cattivi pagatori? Sicuramente, ma non solo. Operazioni come quelle dell’omicidio Simmi o anche quello di ieri implicano una certa strategia, una certa freddezza, una buona organizzazione.
Guardare i fatti criminali dall’alto è un buon esercizio che può servire a vedere il filo rosso che unisce più di qualche omicidio o gambizzazione. Non è la prima volta che succede tutto questo. Non è la prima volta che Roma diventa un campo di battaglia dove le varie entità si combattono a suon di polvere da sparo.
Quando si riuscì a sgominare la Banda della Magliana, lo si fece guardando dall’alto una serie di omicidi e fatti di sangue che apparentemente non erano legati tra di loro. Si scoprì, in realtà,che non erano solo fili a unire il tutto, ma esisteva una sottosocietà in cui si combatteva una guerra continua e interna.
Porterà lontano questo nuovo omicidio? Forse si, si aprono nuovi scenari in nuovi campi dove la criminalità prolifera. Gli interessi in una metropoli come Roma sono moltissimi ed ogni settore economico non è impermeabile alla malavita, che si chiami camorra, ‘ndrangheta o mafia o che sia una banda ben organizzata.
Non escludere niente o nessuno è l’unico modo per cercare di interpretare il fuoco che arde sotto Roma.