Roma come Detroit? Non ancora, ma quasi. Ignazio Marino, sindaco della Capitale, ha lanciato un appello al Governo perché salvi la città dalla bancarotta.
«Abbiamo fatto un’analisi - spiega il sindaco - ed è emerso che Roma ha 867 milioni di euro di debiti. Vogliamo un confronto con il Governo perché dia alla capitale ciò che le spetta. L’obiettivo è quello di salvare Roma e vogliamo farlo insieme, il governo deve fare gli stessi nostri sforzi».
Insomma, non è proprio come Detroit che ha 18 miliardi di dollari di debito, ma la strada è quella. Se negli Stati Uniti il presidente Obama ha disposto un aiuto alla capitale delle auto pari a 300 milioni di dollari, Marino si aspetta che il Governo italiano faccia lo stesso per evitare il fallimento.
«Roma non può fallire e non fallirà - ha proseguito Marino nella sua conferenza stampa - stiamo lavorando ad ipotesi diverse con e senza l’aiuto statale».
Le ipotesi per salvare la città prevedono la liquidazione di società “inutili”, quelle costituite solo per dare stipendi agli amministratori o che si trovano in Guatemala, saranno tagliati gli affitti che il Comune paga e che ora ammontano a 105 milioni di euro l’anno, verranno rivisti i contratti con le aziende e il Campidoglio è pronto a vedere gli immobili per salvare le casse.
Anche i fondi inutili alla politica saranno oggetto di tagli, come il gabinetto del sindaco (ufficio di supporto del primo cittadino) che avrà a disposizione solo 500mila euro invece dei 7,3 milioni attuali. Un risparmio totale di circa 300milioni di euro che però non bastano, servono almeno altri 600 milioni per salvarsi.
Può darsi che il Governo scelga di intervenire con delle sovvenzioni. E’ vero che Roma è la Capitale, ma gli altri comuni d’Italia non potrebbero allora avanzare le stesse pretese? Prima di dare i soldi al Comune sarebbe bene che il Governo paghi direttamente e in fretta le imprese e le aziende che per il Comune hanno lavorato e che, aspettando i pagamenti con i tempi biblici delle amministrazioni comunali e statali, fanno in tempo a fallire.
Quando i soldi passano in troppe mani, finisce che se perde sempre una parte. E dopo aver sanato i debiti con i fornitori, prima di Roma ci sono i romani. Sono i cittadini che fanno la città, non il sindaco.
Anche noi facciamo un appello. Che si aiuti la gente, la gente comune, una buona volta.