Roma, l’Italia e il dialogo di civiltà. Resoconto della conferenza

Creato il 07 aprile 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Giovedì 4 aprile presso la sala dell’Assemblea Capitolina, l’IsAG in collaborazione con la Consulta cittadina per l’immigrazione di Roma Capitale, la Comunità di Sant’Egidio e il progetto NEPAS, ha organizzato la conferenza Dialogo di Civiltà. Roma, l’Italia e il confronto tra culture, per valutare il fenomeno da varie prospettive – culturale, migratorio, antropologico ed economico. L’evento, moderato dal direttore del programma “Dialogo di Civiltà” dell’IsAG, Giacomo Guarini, ha sottolineato la centralità geografica dell’Italia e di Roma come ponte tra le culture del Mediterraneo. Nell’epoca della globalizzazione i mezzi di trasporto e comunicazione hanno accorciato le distanze tra i paesi e i continenti, i flussi migratori creano società multietniche, gli accordi di libero scambio favoriscono gli investimenti all’estero.

Ha aperto i lavori Vitaliano Taccioli, direttore dell’Ufficio dell’Assemblea Capitolina di Roma Capitale sottolineando il carattere sempre più multietnico della città, ribadendo l’impegno dell’amministrazione nei confronti di un’integrazione sempre più completa rivolta sia a cittadini provenienti da paesi esteri sia ai migranti di cosiddetta seconda generazione, ovvero nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri.

A seguire l’introduzione del presidente dell’IsAG, Tiberio Graziani, che ha presentato il programma di ricerca dell’Istituto “Dialogo di Civiltà”, ricordando il respiro multidisciplinare dell’IsAG stesso e la necessità di arricchire la prassi geopolitica con una visione culturalista, più adatta al nuovo contesto multipolare, ricordando la posizione strategica dell’Italia e di Roma come ponte di collegamento tra le culture mediterranee.

Ha poi preso la parola Giacomo Guarini, direttore del Programma, che ne ha presentato nel dettaglio missione e retroterra ricordando come proprio il dialogo rappresenti l’unica alternativa per placare le tensioni che caratterizzano questa fase di transizione del mondo attuale dall’ottica unipolare a quella multipolare.

Il primo relatore a prendere la parola è stata la prof.ssa Maria Do Ceu Pinto dell’Università do Minho (Portogallo). La Professoressa ha ricordato gli sforzi fatti dal Processo di Barcellona per stabilizzare il Mediterraneo come regione. sottolineando come al contrario la politica di vicinato dell’Ue, con il suo approccio fortemente burocratico, tradisca una mancanza di determinazione da parte di Bruxelles nei confronti del Mediterraneo.

A seguire l’economista Paolo Raimondi ha subito virato l’attenzione verso la crisi finanziaria che ha colpito i paesi mediterranei dell’Europa. Criticando la soluzione ‘bail-in’ adottata per il salvataggio di Cipro ha poi sottolineato la freschezza e la determinazione emerse dalla recente Conferenza dei paesi Brics svoltasi a Durban. Raimondi sostiene che l’atteggiamento dei Paesi di recente industrializzazione sia molto più pragmatico e orientato verso una programmazione di medio-lungo termine rispetto a quello ormai statico delle vecchie potenze mondiali, Usa e Ue in testa.

Marguerite Welly Lottin, presidente dell’Associazione Interculturale Griot, si è soffermata sulle problematiche che rendono difficile ancora oggi il dialogo tra la sponda europea del Mediterraneo e quella africana. Anche Lottin ha ribadito che il dialogo è condizione essenziale per risolvere la crisi mondiale in atto, che sembrerebbe a suo parere essere una crisi di natura sociale prima ancora che economica.

Matteo Finotto, ricercatore associato dell’IsAG, ha presentato una lettura geoculturale della regione del Mediterraneo, proponendola come alternativa alla prassi geopolitica. Attraverso il ricorso agli strumenti conoscitivi propri della Nuova Geografia Culturale a indirizzo semiotico, è possibile produrre cartografia e pianificazione territoriale che tenga conto degli aspetti simbolici e culturali presenti sul territorio.

Infine Dario Citati, direttore del programma "Eurasia" dell’IsAG, ha spostato l’attenzione all’area geografica dell’Asia Centrale, paragonabile al Mediterraneo per omogeneità culturale e difficoltà di distinguere confini politici da quelli etnici. Anche in questo caso è stato dimostrato come l’intervento arbitrario dell’uomo nella pianificazione politica e territoriale non tenga conto dei punti di contatto che esistono tra diverse culture o etnie che popolano un territorio.

È seguito un lungo dibattito col pubblico in sala, da cui sono provenuti diversi interventi e testimonianze.
Uno degli scopi statutari dell'IsAG è rafforzare l'amicizia tra l'Italia e gli altri paesi, e da tempo l'Istituto è impegnato a promuovere il dialogo di civiltà. L'IsAG è anche partner dell'organizzazione internazionale World Public Forum “Dialogue of Civilizations”.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :