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Roma, sangue mio.

Creato il 03 giugno 2011 da Lollo

“Buongiorno” dico entrando nello scompartimento del treno. “Quello è occupato” risponde la signora masticando come un tirannosauro. Mi innervosisco, non si parla con la bocca piena e si risponde al saluto. “Se magari sposta quella teglia di parmigiana io metto in ordine le mie valigie e prendo il mio posto” penso già inacidito. Ecco che tira fuori il libretto delle preghiere. Devo proprio partire? Scrivo il post prima che il mio computer muoia, inutile pensare che ci sia la presa su questa ferraglia che sono soliti chiamare “treno”.Arrivederci Roma, cinque felicissimi giorni in cui ho percorso chilometri, assistito a meraviglie artistiche e coltivato le amicizie e grandi affetti della mia vita.Milano è il mio cuore, Roma è il mio sangue. Anche io ho festeggiato Pisapia, lontano seicento chilometri ma ho festeggiato. Mia madre a casa brindava ed è corsa in merceria per aver al polso un nastro arancio. Ho seguito le elezioni come il matrimonio del secolo, agitandomi e sudando. Sentire Nichi Vendola parlare ai milanesi poi mi ha quasi commosso. Le mie prozie avranno dato spettacolo in corso XXII Marzo affacciandosi al balcone per la felicità.Sono sbarcato a Roma dopo una domenica passata ad Amelia, un borgo antico dell’Umbria dove si sono riunite tre intere generazioni della mia famiglia. Ci si presentava con nome, cognome e dichiarando i propri genitori o eventualmente la progenie.
Erano presenti due cugine di mio nonno, un altro cugino, i figli e i nipoti. Anna, classe 1928, la più anziana delle presenti ha preso la parola consegnandoci un plico di fogli. Tutto l’albero genealogico fino ai genitori dei miei trisnonni con date di nascita e di morte di ogni persona citata. Ha scritto a macchina un’ironica introduzione con i racconti degli episodi più celebri, delle persecuzioni razziali di cui purtroppo tutti sono stati vittime. Lei, a soli dieci anni è partita per emigrare a Buenos Aires, al rientro in Italia si è trasferita a Torino dove è diventata vicepresidente della comunità ebraica, intessendo rapporti di prestigio anche con Primo Levi. E’ lei che ad un certo punto mi guarda e mi dice “Sono contenta che rimani a Roma, potresti accompagnarmi alle Scuderie del Quirinale per la mostra di Lorenzo Lotto”, felice rispondo “ Bellissimo, volevo proprio andarla a vedere” “Bene, così mi spingi la carrozzella”. Un attimo di panico, nella mia mente prende forma palazzo Chigi, quella salita da cui si arriva e mi immagino spingerla sotto un sole cocente magari a mezzogiorno. In realtà scopro che lei cammina con il bastone egregiamente ma alle scuderie le avrebbero dato una carrozzina per essere più comoda. Fiù.Credetemi, è stata una mattinata entusiasmante. Parlare d’arte, di letteratura con lei è stato meglio che partecipare ad una festa. Donna eccezionale, ironica e spiritosa, elegante nel kaftano verde smeraldo e con al collo un intreccio di perle e corallo. Mi ha raccontato di come fosse legata al mio bisnonno, della sua infanzia perduta a Roma e ritrovata in Argentina. Suo padre, noto avvocato, risparmiava e due volte all’anno comprava quadri di valore per collezionismo tra cui un Boldini e un frammento di Tiziano. Erano altri tempi e l’amore per l’arte scorreva nelle vene di tutti.
Stanziatomi per tutta la settimana a casa di mia zia con i miei tre cugini, ho cominciato la vita mondana e senza sosta. Poche ore di sonno, poco studio, tante chiacchiere e tanti chilometri.A cominciare da Tiziana, blogger e mia fedele lettrice che entusiasta ha chiesto di vedermi per un caffè. “Conosci via Margutta?” mi dice con un sorriso coinvolgente. Io urlo come un bambino “Certo, è la mia via preferita qua a Roma, e lì c’è stato il primo nido d’amore dei miei genitori”. La via degli artisti, di “Vacanze Romane”, la via degli Alinari e dello studio di Guttuso. Conoscere persone nuove è sempre stimolante, soprattutto quando sono appassionate di musica, di viaggi e di scrittura. Tiziana mi ha lusingato con i complimenti e sembrava ci conoscessimo da sempre. A due passi da Via del Babbuino, immerso tra antiquari di prestigio e studi d’arte, facevo quattro chiacchiere nella più beata spontaneità.La sera, in completa solitudine sono stato alla Galleria Borghese. Mi sono detto “A cosa serve l’amore/sesso, quando si può assistere alla perfezione più concreta con Bernini?”. Rinuncio a telefonate melense (ma quali?) o a dolci sms (mi piacerebbe almeno riceverli) pur di vedere da vicino la splendida Paolina Bonaparte. Mi sono quasi inchinato davanti a lei. Per la sindrome di Stendhal quella sera stavo rischiando la più bella delle morti serene. Per non parlare della collezione di quadri, tele di Raffaello, Tiziano e Caravaggio in un susseguirsi di urla e di fremiti, pelle d’oca per tutta la durata della visita.Roma è speciale. Studiando storia dell’arte è come prepararsi agli esami, visitare chiese e palazzi stando sempre con il naso all’insù. Città eterna, città che come nessun’altra al mondo mostra i solchi della storia sul suo corpo urbano.
Finite le visite culturali iniziano quelle affettive. A cominciare dalla nonna materna, rifugiata come Raperonzolo nella sua casa/museo nei quartieri alti, che raggiungo a fatica sfidando le gambe. Un appello ad Alemanno “Ma una funivia ai Parioli non sarebbe chic vero?”. Risolverebbe quelle interminabili scarpinate. Chiacchiero con lei, donna elegante ma semplice, giovane ma pigra. Suona il citofono. “Lory sei tu? Scendi che ti aspetto”. Dall’altra parte, Nicoletta. La mia migliore amica, colei che mi conosce e mi sopporta da 20 anni. Salgo sul suo motorino stappandomi l’inguine. Abbiamo tante cose da raccontarci e poco tempo per stare insieme. Prima di andare a fare un aperitivo a Villa Glori, dove un tempo giocavamo felici e ora beviamo Vodka lemon, dobbiamo fare una sorpresa ad una persona importante per entrambi. La nonna Giulia, sua nonna paterna, mia nonna acquisita. Lei, 96enne, è stata fondamentale per me, mi ha cresciuto e l’affetto che nutriamo l’uno per l’altro è indissolubile. Mi ha accolto con un sorriso non appena capito chi fossi “Lorenzino che gioia averti qui” quasi con le lacrime. “ Nonna Giulia, sei sempre elegantissima, sei pure stata dal parrucchiere” felicissima che me ne fossi accorto mi ha risposto “Quello sempre, sempre”. È una donna formidabile, un’altra regina dei Parioli. Le abbiamo promesso che faremo una grande festa per i suoi 100 anni, che le faremo un vestito nuovo con un gran cappello rosso. Preferiva il nero, ma non è un colore che si addice al suo carattere esplosivo.
A Villa Glori ad aspettarci, Sofia, Ginevra, Manuela e il suo simpaticissimo fidanzato. Con loro ho passato sui banchi di scuola i primi anni della mia infanzia. Con alcuni si giocava a Sailor Moon, con altri al parco a Villa Balestra. Siamo cresciuti e ognuno eccelle in campi diversi, è sempre rassicurante sapere di poterci vedere non appena ritorno alle origini romane. “Sofi, come sei abbronzata, dove sei stata?” le chiedo bisognoso di Gossip di cui lei è sempre a conoscenza. “Sì, ho fatto qualche giorno di mare”. Luca, il fidanzato di Manuela le continuava a dire di sciogliersi, di dirci soprattutto perché e come è partita.Dopo aver insistito ecco il fattaccio. Una settimana in Montenegro per lei e per la famiglia, ospiti del Governo in quanto la trisnonna era figlia del Re di Montenegro e sorella di Elena, regina d’Italia. “Io e mamma siamo partite con il nostro pareo nella borsa, come delle pezzenti, ma non ci aspettavamo ospitalità regali e un aereo privato da Ciampino”. Che chic. Che invidia.Io, Ginevra e Nicoletta, single incalliti raccontiamo qualche aneddoto delle nostre sventurate assenze amorose. Da piccoli i problemi più grandi sembravano le moltiplicazioni, magari fosse ancora così.“Ragazzi, sapete che vado a fare l’erasmus in Spagna a Tarragona?” dico prima di andare a rubare le pizzette che sono arrivate al banco del buffet. “Ah Tarragona, bella” esplode entusiasta Manuela. Salvo poi scoprire di non sapere nemmeno dove si trova. Adorabile.Sono queste le radici che ho piantato. Sono queste le familiarità di cui sento il bisogno almeno tre volte all’anno. Concedermi l’arte in giro per le vie di Roma, le risate con gli amici di sempre, le corse in motorino dietro a Nicoletta.Ritrovare me stesso calpestando la terra della mia città. Roma.

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