Dalla gambizzazione dell’Avvocato Manca, vero mistero su cui nessuno riesce a sapere qualcosa, principe del Foro che difendeva Mokbel ( ex Magliana) nel caso Telecom Sparkle e, prima ancora, uno degli avvocati della Vecchia Banda della Magliana, fino(e speriamo ci si fermi qui) al personaggio che oggi è andato a farsi medicare all’ospedale per un colpo di pistola alla gamba.
Solo oggi Capaldo ha ammesso:« Certo quello che sta accadendo è un segnale di forte preoccupazione e certamente è in corso una lotta tra gruppi criminali che si stanno contendendo il territorio»,
«Qualcosa sta accadendo – ha continuato Capaldo – C’è un momento di crisi economica e quindi anche la criminalità organizzata si sta riposizionando».
Sorge spontanea una domanda: Serviva così tanto tempo per riuscire a capire questo?
Molti delitti compiuti a Roma in questi mesi sono facilmente riconducibili a un riequilibrio delle forze criminali nella capitale, soprattutto, come sempre avviene, nell’ambito dello spaccio di droga.
Quello che traspare da tempo nelle parole degli inquirenti è una sottovalutazione del fenomeno, giustificabile per non creare inutile panico e allarmismo nella gente, ingiustificabile per i risultati ottenuti a livello preventivo.
Ci si aspetta che intervenga prima che succedano continuamente fatti che rischiano ogni volta di coinvolgere anche normali cittadini. La sottovalutazione del fenomeno è mortalmente rischiosa e facilmente assimilabile dalle menti più deboli, creando, potenzialmente forme di emulazione pericolose.
In questi mesi, infatti, non è solo l’industria del crimine ad aver pensato di regolare i propri conti a colpi di pistola. Questo trend sta diventando un modello pure per questioni non ancora malavitose ma tali, quando impugnata una pistola, si spara.
A dei commenti sul fatto che Roma è ormai ai livelli di Napoli e che si sta riproponendo la guerra tra i clan, che caratterizza da anni la città partenopea, Capaldo risponde tagliando corto: «Direi assolutamente di no. E’ una situazione completamente diversa e imparagonabile. C’è una esagerazione, un’enfatizzazione di allarmismo anche da parte dei massmedia. Certo – conclude il procuratore – la situazione va tenuta costantemente sotto controllo. Ma addirittura paragonare Roma a Napoli mi sembra veramente eccessivo».
Che non sia una guerra come ai tempi di Cutolo a Napoli, è palese. Ma sono parole che non bastano, sono parole che non danno risposte, al contrario, creano altre domande.
Allora perché bisogna assistere, nella maggior parte delle volte, a conferenze stampa che annunciano atti criminali avvenuti, poche volte a quelle sull’arresto di criminali e raramente a crimini sventati?