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Romagna leghista e razzista

Creato il 26 aprile 2010 da Antonio_montanari



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La direzione del Popolo della libertà ha dichiarato di essere al servizio del popolo. Qualcuno ha sorriso, vedendo in quelle parole un richiamo maoista. Tranquilli. Il primo politico a parlare in Italia di "servire il popolo", è stato Giovanni Giolitti il 12 ottobre 1919: "I governi sono fatti per servire i popoli, non per dominarli". Ed infatti nel 1922 nacque il fascismo.
A proposito. Domenica 25 aprile sulla Stampa lo storico Maurizio Viroli ha dedicato una nota a "Quel vergognoso commercio di Predappio". Dove sono vendute non soltanto le immagini della Buonanima, ma pure oggetti più di attualità. Come le magliette "in cui una mannaia brandita da un energumeno di foggia ariana cala sul battello" degli immigrati, ed ha una scritta eloquente: "Accettiamoli". Che non è un inno all'accoglienza, ma l'indicativo presente di un verbo, mozziamogli la testa con l'accetta.
A questo punto permettetemi di non cantare più Romagna mia, ma di usare una didascalia dei pensieri personali con un disgustato gioco di parole, Romagna loro. Altro materiale ci è fornito, non da Predappio, ma dalla Lega di Romagna. "Falce, martello e camicia verde" l'ha descritta Paolo Stefanini sull'Unità nelle pagine nazionali. Ma non sono soltanto fatti loro. Il governo vuol rinchiudere gli insegnanti nella riserva regionale. Nelle coppie miste sinora non vietate dalla legge, come marito campano e signora emiliana, la ministra Gelmini imporrà la separazione di fatto. La moglie non può scendere verso il domicilio dello sposo, né lui pretendere di convivere con la legittima consorte. Sarà una scuola di celibi e nubili. Sarebbe troppo triste riderne.
Ognuno si aggiusta come può, quando si esibisce. A Palermo il 25 aprile la banda dei CC ha suonato la Canzone del Piave per il presidente del Senato. Quello del Consiglio ha parlato di festa della Libertà, non di Liberazione. Il governatore del Veneto Zaia ha chiamato vietcong i signori dell'Anpi perché volevano che a Mogliano suonassero Bella ciao e non il Piave. Come poi accaduto a Palermo. Il sociologo De Rita definisce l'Italia un Paese pacificato in cui il 25 aprile non ha più nessun senso.
L'impressione è che si parli a ruota libera. Un ascoltatore della radio si è chiesto: che cosa racconterei a mio figlio se lo portassi a Marzabotto? Conoscere la Storia, serve. Per questo nel nostro piccolo tra breve inizieremo una serie di pagine che ripercorrono quella della nostra città, Rimini, dal 1861 ad oggi. [992]

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