ROMANCE PARK
Benvenute a Romance Park, il luogo dove ogni scrittrice ha la possibilità di presentare i propri lavori al pubblico!
L'estratto di questa settimana si intitola "RENDEZ-VOUS", e il nick della sua autrice è SABRINASTELLA. ATTENZIONE, si tratta di nomi di fantasia, che usiamo solo per distinguere i vari estratti tra di loro: il nome dell'autrice non è questo, ed il titolo finale del libro sarà diverso.
Vi ricordiamo le REGOLE DI ROMANCE PARK ( potrete trovare maggiori dettagli qui: http://romancebooks.splinder.com/post/20213710 ) :
-- sia le lettrici che le bloggers potranno votare l'estratto con un punteggio da 1 a 10, e naturalmente commentarlo;
-- se la scrittrice lo desidera (non è obbligatorio), può rispondere ai commenti e alle domande – ma lo farà sempre usando il nick;
-- tra una settimana esatta, chiuderemo il sondaggio, e la scrittrice scoprirà che voto le è stato dato dal pubblico.
-- IMPORTANTE: la scrittrice non rivelerà la propria identità a nessuno, né prima, né durante, né dopo il sondaggio. Le bloggers che hanno collaborato con lei alla preparazione del post (cioè Naan e MarchRose) faranno altrettanto, sia nei confronti delle altre bloggers che delle lettrici, e per correttezza si asterranno dal commentare.
RENDEZ-VOUS
di Sabrinastella
Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.
Contemporaneo - Senna e Francesca – accanite lettrici - a seguito di alcune battute scherzose scaturite dai loro commenti su un romanzo che le ha coinvolte in modo particolare, riusciranno a realizzare quello che è il loro sogno nel cassetto: un viaggio nelle Highlands. Lì si innamoreranno di quei paesaggi e di quella terra fino a rendersi conto che è lì che vogliono ricostruire la loro vita. Incontreranno – non proprio per caso - due ragazzi (Roran ed Ian) che stranamente rispecchiano in modo “inquietante” i due personaggi frutto della loro fantasia e protagonisti delle loro battute scherzose. Fra di loro nascerà un amore tenero, dolce e passionale che li porterà ad affrontare i propri limiti, a prendere delle decisioni definitive, il tutto in un’atmosfera a volte irreale ed a volte divertente. Dovranno scegliere se seguire le proprie passioni ed i propri desideri o lasciarsi intimidire dalla prudenza: tutto è scritto nelle linee sui palmi delle loro mani come predetto da nonna Isobel … ma il destino a volte si può anche cambiare se si vuole.
Era già molto tardi quando si accorsero di avere sonno e che dovevano ancora trovare un posto per sostare con il camper. L’uomo che stava asciugando i bicchieri dietro al bancone faceva il paio con la signora che le aveva servite in quanto a corporatura – sicuramente era il marito, però aveva in più una folta barba rossiccia ad adornare il volto.
Senna, che si sentiva un po’ stordita dalla birra, guardandolo non poté trattenersi dal dire sottovoce a Francesca:
“Fai il giro del bancone, vedrai che indossa il kilt”.
“Sì e magari senza mutande sotto, come è di rigore”.
“Desiderate ancora qualcosa, ragazze? Un’altra birra?” chiese il portatore di kilt.
“No, no, grazie” Francesca scosse la mano per far capire che ne avevano bevuta abbastanza. “Però ci potrebbe dare un piccolo aiuto. Siamo in camper e abbiamo bisogno di un luogo vicino ad un’abitazione dove poterci fermare per la notte e forse per qualche giorno”.
Mr. Grey – così si chiamava – ristette un po’ pensieroso, smise di asciugare il bicchiere, poi riprese a strofinarlo.
“Oh sì. Andate all’inizio del paese dove c’è il distributore di carburante, dopo pochi metri sulla destra troverete una stradina. Percorretela per circa un miglio e troverete una casa, non potete sbagliarvi perché è l’unica prima che inizi il bosco. Hanno un bello spiazzo, so che a volte permettono di posteggiare a chi ne ha bisogno e hanno anche una stanza in affitto”.
“Bene” disse Senna, poi aggiunse “ma non sarà tardi? Forse sono già a letto a quest’ora”.
Mr. Grey emise una bassa risata.
“Non credo. Lì abitano due ragazzi, a volte vengono qui e si fermano fino a tardi”.
“Due ragazzi?”.
“Sì. Non sono della zona, vengono dalle Isole Orcadi. Si sono trasferiti qui due anni fa. Svolgono le loro attività ‘artistiche’ e si sono integrati molto bene: sono due bravi ragazzi. Inoltre è un bel posto per fermarsi”.
“Oh bene” c’era una lieve nota titubante nella voce di Francesca “Grazie dell’informazione”.
Pagarono e se ne andarono.
“Se decidete di fermarvi, tornate pure quando volete, la mia Margaret è un’ottima cuoca”. Gridò loro Mr. Grey quando erano già sulla porta. Annuirono con il capo ringraziando.
Uscendo si fermarono sul portico del pub, dopo la luce all’interno, l’oscurità della notte le rese cieche per un attimo. Rabbrividirono al vento pungente. Il cielo era affollato di stelle.
Alla fine del viottolo le attendeva il camper. Due persone sostavano sotto la luce di un lampione alla fine della stradina, l’una in piedi l’altra seduta sulla staccionata.
Senna e Francesca fecero pochi passi.
Finito di rovistare nello zainetto alla ricerca delle chiavi del camper, Francesca levò lo sguardo, guardò i due….. e si bloccò. Lo zainetto cadde a terra con un TUNC sordo .
“Ma porc….. gli Angoli!”
Raccolse in fretta lo zainetto e si girò velocemente come per tornare indietro. Senna fece lo stesso stringendole con forza un braccio con entrambe le mani.
“Gesù Cristo, Sant’Iddio!” disse Senna a voce bassissima.
“Maria Vergine Immacolata!” le fece eco Francesca con voce strozzata e stridula.
“Ed ora che abbiamo chiamato a raccolta le più alte cariche divine?”.
Senna si sentì rizzare la peluria delle braccia, e se non fossero già stati diritti, le si sarebbero rizzati anche i capelli.
“Okay, abbiamo bevuto troppa birra!” si giustificò Francesca con il fiato corto.
“E chissà cosa c’era nelle salsicce!” Senna parlò con una voce un po’ troppo stridula.
“Salsicce allucinogene?” Francesca era incredula.
“Gesù Bambin di Praga!” sembrava che Senna non riuscisse a smettere di invocare i Santi del Paradiso.
“Stai calma, ora ci voltiamo ed è tutto a posto!” Francesca cercava di rassicurarla, ma più che altro era rivolta a se stessa. “E per l’amor di Dio andiamo subito a cercare quella benedetta casa così ci mettiamo a letto!”.
Francesca continuava ad avere il fiatone, il cuore le martellava nel petto come se le volesse scappare via; Senna era bianca come se avesse visto un fantasma.
Si girarono lentamente: “Angolo e Angolazione” erano ancora là e sembravano tutto fuorché allucinazioni, anzi erano proprio in carne ed ossa!
Le battute, gli scherzi, gli apprezzamenti e le fantasie che nel corso dei mesi le avevano divertite tanto, assunsero un sapore amaro. Era letteralmente impossibile! Ma loro erano là a meno di trenta metri e le stavano guardando. Gli “Angoli” nati nei loro pensieri erano personaggi impalpabili come un sogno: quei due uomini invece erano reali, tridimensionali, dotati di caratteristiche proprie. Come un disegno che dipinto ad acquerello assume caratteristiche più definite se lo si trasforma in una fotografia.
Gli occhi di Senna erano diventati enormi e scuri, sussurrò e nella sua voce vi era una nota di panico.
“Franci, cosa facciamo? Sono tra noi ed il camper!” avrebbe voluto piangere.
Francesca raccolse le forze e raddrizzò la schiena, le chiavi del mezzo strette nel pugno, e mettendoci tutto il coraggio che riuscì a raccogliere in quel momento parlò.
“Facciamo come se niente fosse, con nonchalance, andiamo avanti, prendiamo il camper e filiamo via in cerca di quella benedetta casa”.
Non lo sapevano, ma in un futuro non troppo lontano ricordare quel momento sarebbe stato motivo di grande ilarità.
Con lo sguardo rivoltò a terra giunsero alla fine del viottolo e quando furono a due passi da quei due individui udirono una morbida e bassa voce maschile.
“Buonasera”.
Si fermarono.
“Buo… buonasera ….”. “Sera …” Risposero incerte e spaventate.
“Ciao” disse una voce roca e profonda. Era stato quello in piedi a rivolgere loro quest’ultimo saluto in italiano; era alto, snello, ma ben piantato, i capelli, di un biondo impossibile tanto era chiaro, erano, come quelli di Senna spettinati e ritti sulla testa, ma lunghi oltre il collo sulla nuca. Teneva le mani sprofondate in un paio di jeans sbiaditi e sdruciti.
“Italiane”. Più che una domanda era un’affermazione detta con un tono un po’ divertito. L’autore della constatazione questa volta era l’altro che se ne stava nell’ombra appollaiato sullo steccato.
“Esatto” rispose Senna tutta intenta a controllarsi il dorso di una mano come se la vedesse per la prima volta. “Siamo qui in vacanza”.
“Bene”. Ridisse quello seduto con quella voce morbida e scura come velluto nero. Così dicendo si alzò entrando nel fascio di luce del lampione, provocando un piccolissimo gemito a Francesca: era decisamente degno di nota.
Porse una mano “Mi chiamo Roran. Roran McKay”
Francesca fece sparire la sua mano in quella grande di lui.
“Io sono Francesca …. Capaci. Lei è Senna Martini”.
Lui continuava a tenerle la mano in ostaggio.
Era alto (Madonnina quanto!) un buon metro e novanta e sebbene fosse notte e fosse vestito di nero da capo a piedi si notava che aveva una corporatura notevole. I capelli erano color rame come quelli di Senna, ma lunghi e legati in una coda, i lineamenti del volto così decisi da sembrare scolpiti. Ma soprattutto, lei si sentì trapassare da uno sguardo chiarissimo e in quel momento anche molto divertito.
Faccia da schiaffi! – pensò Francesca. Liberò la mano con un leggero strattone.
Senna che in quel momento di sentiva alquanto bassa lì in mezzo a quei tre, ruppe il silenzio e accennando a muoversi, parlò con tono deciso, o almeno ci provò.
“Piacere di aver fatto la vostra conoscenza, ora però dobbiamo andare. Cerchiamo una casetta sulla stradina oltre il benzinaio, ci stanno aspettando ed è tardi. Buonanotte”.
“Possiamo farvi strada noi. A proposito io sono Ian Cameron” disse voce-da-blues tendendo la mano destra al cui dito indice faceva bella mostra di sé un anello raffigurante la testa di un vichingo. Strinse le mani ad entrambe con una presa forte e salda.
Senna notò che nonostante i capelli fossero biondissimi e gli occhi grandi ed azzurri, aveva ciglia castane, ma la particolarità del viso erano le sopracciglia, scure e perfettamente arcuate.
“Abbiamo la jeep posteggiata un po’ più avanti, il tempo di arrivarci e poi seguiteci”.
Non gli diedero neppure il tempo di accettare o meno che si erano già voltati per raggiungere il loro mezzo.
Francesca e Senna rimasero di stucco mentre li guardavano allontanarsi lentamente. L’uno tutto in nero, compresi gli stivali al ginocchio, i capelli raccolti in una bassa coda gli arrivavano alle spalle che viste da dietro avevano un’ampiezza considerevole. L’altro, leggermente più basso, aveva un aspetto più rustico con gli stivali bassi di cuoio e una morbida camicia a quadri blu.
Si guardarono e Francesca tirò il fiato trattenuto sino a quel momento.
“Non ci posso credere!”
“Neppure io, Franci, sono come gli ‘Angoli’, solo che sono, come posso dire, più precisi, più definiti … e cavolo sono vivi!”
“Questi non sono gli ‘Angoli’ sono Roran e Ian” calcò il tono di voce sui loro nomi “e vorrei sapere da dove saltano fuori!”.
“Qui c’è qualcosa che non va!”
Intanto i due soggetti incriminati erano saliti su di una vecchia jeep militare, poi un braccio spuntò dal finestrino facendo segno di partire e seguirli.
La strada oltre le luci del villaggio era buia: intorno a loro sfrecciavano le sagome nere degli alberi, davanti i fanalini rossi della jeep, il cono di luce proiettato dai fari del loro camper, in alto un cielo incredibilmente stellato.
Stavano percorrendo la strada indicata loro da Mr. Grey; la qual cosa le confortava perché erano sicure che di lì a poco sarebbero arrivate alla casa dove vivevano quei “due bravi ragazzi” e si sarebbero sentire protette. A quel punto avrebbero scaricato quei due tipi …. E non li avrebbero mai più rivisti.
Stop. Fine dell’incubo.
La jeep si fermò, nella debole luce che irradiava il cielo stellato si intravedeva la sagoma grigia di una casetta con il bosco alle spalle. Il latrato di un cane provenne dall’interno dell’abitazione. Finalmente erano in salvo.
Fermarono il camper su di un lato dell’ampio cortile antistante il cottage. Come mai le finestre non erano illuminate? Forse quei due ragazzi dormivano già. Scesero dal camper. Era buio lì fuori a parte il chiarore emanato dai fari. Udirono un pesante rumore di stivali sulla ghiaia, videro le sagome indistinte dei loro “abbordatori” che si avvicinavano alla casa, voci basse che si scambiavano qualche parola. Poi finalmente una luce si accese sul portico e il biondo aprendo la porta della casetta disse:
“Eccoci arrivati”.
Rimasero letteralmente brasate.
“Voi abitate qui?” Francesca aveva la gola secca e la voce un po’ stridula.
“Sì”.
“Voi due siete i ragazzi che si sono trasferiti dalle Isole Orcadi?”.
“Sì”.
“Oh, siamo a posto, cioè volevo dire, bene!”.
Dio, in che casino si erano cacciate?
“Volete entrare? Abbiamo la stanza libera in questo periodo” le invitò Roran con un cenno gentile della mano.
Le luci all’interno della casa erano accese e loro due dovevano avere proprio un aspetto spaventoso dato che le sembrava di aver appena preso una scarica elettrica da 220 volt – pensò Senna. Riuscì in qualche modo a farsi coraggio, con un sorriso di circostanza e scuotendo un po’ troppo le mani declinò l’invito.
“Grazie mille dell’ospitalità, davvero, ma stiamo bene nel camper. Sì, stiamo proprio comode lì dentro. Sapete, ci siamo abituate.” Indietreggiò di qualche passo.
“Come volete” disse Roran con un’alzata di spalle, si vedeva chiaramente che gli scappava da ridere. “Noi siamo qui. Se avete bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non avete che da entrare. Di notte fa freddo.”
“Siamo a posto così, grazie tante”. Francesca aveva il viso pallido ed un sorriso tirato.
“Sì, siamo proprio a posto!” aggiunse Senna in italiano.
“Buona notte, allora” augurò loro Ian voce-da-blues.
Francesca e Senna risalirono sul camper, anzi si precipitarono nel camper e chiusero la porticina dall’interno. Dopo di che si accasciarono sulle cuccette: per un po’ rimasero in silenzio al buio con la testa fra le mani.
Passati alcuni minuti Francesca guardò fuori dal finestrino: le luci al piano terra si erano spente, dopo un attimo si spense anche la luce che illuminava la finestra che si trovava al primo piano sotto il tetto spiovente.
Rimasero al buio ed in silenzio.
Fu solo dopo alcuni minuti che Senna esordì: “Porca paletta, Franci!”
L’amica si sfregò il viso con entrambe le mani, cercando di riprende il controllo della situazione.
“Allora: è meglio che lascio le chiavi inserite nel quadro. La porta è chiusa dall’interno. Stanotte dormiamo vestite come siamo” poi ci ripensò “No, è meglio che ci togliamo questi vestiti e ci mettiamo qualcosa di più comodo … nel caso dovessimo partire all’improvviso”.
Senna non era agitata come la sua amica, ma si sentiva confusa, non sapeva più che pesci pigliare, era tutto così assurdo. Si cambiò ed in silenzio si infilò nella cuccetta avvolgendosi nella copertina.
A lungo rimasero sdraiate al buio, l’adrenalina le aveva fatto perdere il sonno, inoltre cominciavano a sentire freddo.
Francesca, però, non riusciva a calmarsi.
“Vedo già i titoli dei giornali ‘Ragazze italiane scompaiono durante una vacanza in Scozia – trovate a pezzettini…’”
“ ‘… identificate grazie ad un orecchio. Vedi a cosa serve portare tanti orecchini?”
“Fai pure dello spirito. La faccenda è parecchio strana e non mi sento tranquilla”.
“Domani mattina possiamo andare via, niente ci trattiene”.
“Se non ci fanno fuori prima” concluse Francesca con voce cupa.
Fu una notte movimentata: avevano freddo, le cuccette erano strette, nel buio del bosco un gufo emetteva il suo lugubre richiamo. Nei loro sogni agitati facevano capolino Roran e Ian, Ian e Roran, un sorriso da lupo, un paio di mefistofeliche sopracciglia.
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ROMANCE PARK - SABRINA STELLA
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