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Romania. Crescono le spese militari dopo la direttiva Nato; una scelta necessaria

Creato il 13 gennaio 2015 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

romania_natodi Giacomo Dolzani

In linea con le direttive emanate dalla Nato, con un accordo siglato tra tutti i principali partiti rappresentati in parlamento, Bucarest ha deciso che l’anno prossimo la percentuale di Pil stanziata per il comparto militare salirà dal 1.71% del 2014 ad almeno il 2%.
L’Alleanza Atlantica ha infatti invitato tutti gli stati membri, soprattutto quelli più vulnerabili, a migliorare la qualità ed incrementare la consistenza del proprio comparto bellico, portando la Romania ad aumentare le spese militari da 2.6 ad oltre 3 miliardi di euro. Questa decisione è stata presa di buon grado dal governo rumeno anche alla luce della propria posizione geograficamente(e non solo) vicina all’Ucraina, in parte occupata dalle forze russe, e all’autoproclamata repubblica della Transnistria, stato compreso tra il confine moldavo-ucraino, riconosciuto praticamente solo da Mosca ma che ospita però un contingente militare russo da anni stabilmente sul posto.
Vista l’aggressività manifestata da Putin nei confronti delle repubbliche ex sovietiche dell’Europa orientale, anche con continue violazioni dello spazio aereo dei paesi baltici, nonostante la Romania sia membro sia della Nato che dell’Ue, il neopresidente Klaus Iohannis ha reputato opportuno non abbassare la guardia. Bucarest si schierò infatti fermamente in favore delle sanzioni contro Mosca dopo l’invasione del Donbass; visto il lungo tratto di confine che condivide con l’Ucraina (531km e 20 valichi) e la vicinanza di contingenti militari della Federazione Russa di notevoli dimensioni, quale quello presente in Crimea, se in futuro dovessero esserci ulteriori escalation di tensione  la posizione del paese potrebbe rivelarsi non facile.
Nel caso si presentasse una minaccia esterna le forze rumene non sarebbero comunque sole, sul territorio nazionale sono presenti contingenti dell’Alleanza Atlantica e, entro la fine del 2015, sarà pronta la base di Deveselu, nella Romania centro meridionale, parte del cosiddetto scudo antimissile europeo (Aegis Ballistic Missile Defense System), impianto costato 400 milioni di dollari interamente forniti da Washington e dotato di antimissili balistici SM-3, voluto fortemente dagli Usa ufficialmente per contrastare una possibile minaccia proveniente dal Medio Oriente ma fortemente criticato dal Cremlino.

da Notizie Geopolitiche



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