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ROMANIA: Le miniere di carbone della Valle dello Jiu, da Ceausescu alla povertà

Creato il 30 gennaio 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Valentina Di Cesare

ROMANIA: Le miniere di carbone della Valle dello Jiu, da Ceausescu alla povertàPrima della caduta di Ceauşescu la Romania era la terra delle miniere di carbone. Centinaia di minatori romeni avevano trovato lavoro nella ricca valle dello Jiu, nella Romania sud-occidentale e lì si erano stabiliti con le loro famiglie;  ora di quei tempi è rimasto soltanto lo spettro del ricordo ma le miniere continuano ad essere visitate ogni giorno da molti ex operai. Mani esperte che conoscono ogni centimetro delle lunghe gallerie fatiscenti, si appoggiano ai tunnel scavati nella montagna e vanno a prelevare il carbone di nascosto, quasi ogni giorno, per sopperire al freddo e alla disoccupazione che per molti ex minatori è un triste dato di fatto. Molti di loro con mogli e figli a carico, non trovano altra via d’uscita e ogni giorno rischiano la vita per cercare carbone nelle miniere incustodite, carbone che serve loro per poter scaldare le proprie case. Lo stesso carbone che doveva alimentare ai tempi del regime le imponenti industrie metallurgiche, era quello che all’inizio degli anni 80 spinse decine di migliaia di romeni provenienti da tutta la regione a trasferirsi nella Valle dello Jiu, con la promessa di salari garantiti e molto alti rispetto allo standard del periodo.Ma con la caduta del regime, e lo stato di confusione che seguì la fine di un’epoca per tanti molto contraddittoria, le miniere cominciarono ad essere abbandonate nonostante in un primo momento i successori di Ceausescu se ne fossero occupati. Dalla metà degli anni ’90 un esodo di massa ha pian piano interessato la Valle non lasciando indifferenti le migliaia di ex dipendenti delle miniere, in marcia di protesta verso Bucarest per chiedere tutela del loro lavoro. Scontri e tafferugli, resero la Romania un fuoco di manifestazioni e rivendicazioni di diritti, qualche proroga per i minatori e dopo qualche mese la chiusura a tappeto di tutte le miniere riprese senza sosta.Di quella che fu forse la zona più ricca e rigogliosa ai tempi del regime, ora non resta altro che un immenso territorio abbandonato, interessato da un notevole numero di disoccupati, che ricevono un sussidio mensile di appena 50 euro. Sono rimaste solo sette miniere di carbone che occupano appena cinquemila persone (a fronte delle 50mila dei tempi di Ceausescu) ma, secondo un provvedimento del governo, entro il 2018 anche le ultime rimaste chiuderanno e i loro operai andranno ad aggiungersi alle centinaia che da anni continuano a vivere nella Valle senza più un lavoro.Per loro a parte il sussidio statale, nessuna tutela nonostante la Romania come membro dell’Unione Europea riceva da Bruxelles svariati miliardi di euro per incrementare lo sviluppo regionale e favorire la rinascita delle zone depresse. Molti ex minatori si sono ritrovati affetti da diverse patologie e intossicazioni tra cui la più comune quella da monossido di carbonio: per loro nessuna tutela neanche in ambito sanitario e nessun reinserimento nel mondo del lavoro, nonostante le promesse delle istituzioni. La Romania tra gli stati dell’Unione è il Paese con più difficoltà a portare a termine le domande di finanziamento per i progetti europei, e un altro deterrente a suo sfavore è che dal 2015  non potrà più usufruire di tali  finanziamenti.

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