Ho appena finito di leggere un libretto carino oltremodo (prevengo la domanda: sì, è uno dei libri che stazionavano sul mio comodino l’altra sera durante l’episodio ladresco – uno di quelli che è stato preso e lanciato a terra, per intenderci).
È un libretto piccino picciò, con un racconto tanto dolce e romantico che mi era pure balenata l’idea di pubblicarlo qui a mo’ di feuilleton.
Poi, sapete com’è, un po’ la fatica dello scansire, un po’ il mio lato pavido (metti di violare qualche copyright), ho subito cambiato idea.
Vi lascio quindi nome, cognome e numero di telefono di questo bel libretto, cosicché possiate recarvi alla più vicina libreria ed ordinarlo – e far girare un po’ l’economia, cari i miei soliti lettori dal braccino corto.
Il libretto intitolasi “Viaggio a Siracusa” ed è griffato Alexandre Dumas, vergato nel 1840 e qualcosa.
Inutile precisare che la mia copia l’ho presa pochi mesi fa vicino a Siracusa.
Che diamine, facciam le cose come debbono esser fatte.